Regione, Ambiente. Le aree carsiche gessose dell’Appennino romagnolo, bolognese e reggiano sono nella lista delle proposte italiane all’Unesco

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Prosegue il percorso per aggiungere il sito nell’elenco dei Patrimoni mondiali naturali

logo regione emilia romagnaBOLOGNA – La candidatura – proposta dalla Regione Emilia-Romagna e fortemente sostenuta dal ministero dell’Ambiente – delle aree carsiche gessose emiliano-romagnole all’elenco italiano dei siti naturalistici per il Patrimonio mondiale dell’Unesco, fa un nuovo passo avanti.

La Commissione nazionale italiana Unesco ha deciso infatti di inserire il sito “Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna” nella “tentative list” (la lista che racchiude i siti selezionati dagli Stati proponenti e ritenuti di eccezionale valore universale, adatti al successivo inserimento nella “World Heritage List” dell’Unesco).

Il sito, costituito da varie aree carsiche gessose che si estendono dall’Appennino reggiano fino al faentino, rappresenta un patrimonio tra i più significativi a livello mondiale per sviluppo e profondità delle grotte.

Oltre ad essere quasi nella totalità già oggetto di tutela, le aree carsiche gessose sono le più studiate al mondo già a partire dal XVII secolo con i lavori del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, e rappresentano una assoluta eccellenza del territorio per valenza scientifica, paesaggistica, naturalistica e culturale.

L’inserimento delle aree carsiche gessose emiliano-romagnole nella lista italiana rappresenta il frutto del lavoro di coordinamento di Università di Bologna e Modena e Reggio Emilia, Enti di gestione per i parchi e la biodiversità, Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, Soprintendenza archeologica, enti locali, realtà territoriali e associazioni, svolto dalla Regione Emilia-Romagna a seguito della condivisione della proposta della Federazione speleologica dell’Emilia-Romagna, nella convinzione della straordinaria ricchezza di opportunità che un’attenta valorizzazione della geodiversità può offrire al territorio.

È il primo passo istituzionale di un percorso certamente lungo e complesso, ma che, in caso di esito positivo, porterà al prestigioso riconoscimento, per i siti gessosi del nostro territorio, di Patrimonio mondiale naturalistico Unesco.