Question Time, chiarimenti su Covid-19 e misure di prevenzione

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BOLOGNA – L’assessore Giuliano Barigazzi ha risposto in sede di Question time, alla domanda d’attualità della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico) sulle procedure di prevenzione e controllo nella Fase 2.

Domanda della consigliera Mazzoni

“In merito alle notizie allegate, domanda al Sindaco e alla Giunta come l’Amministrazione comunale ha inteso e intende mettere in pratica la procedura di prevenzione e di capillare controllo dell’andamento della diffusione dell’epidemia covid19 attraverso la procedura delle cosiddette tre T: testare, tracciare e trattare”.

Risposta dell’assessore Barigazzi

“Rispetto all’organizzazione dei tre livelli di intervento: testare, tracciare, trattare credo si possa dire che la comunità bolognese abbia le infrastrutture e le competenze adeguate per orientare al meglio questa seconda fase, che concordo con lei, è quella fondamentale ed è quella che ci permetterà oggi e in futuro di affrontare meglio di quanto naturalmente si potesse fare all’inizio la pandemia. Intanto, le dico che c’è un numero adeguato di professionisti per affrontare questa seconda fase, per quanto riguarda la prevenzione, numero che è stato definito in una circolare del Ministero della Salute in un rapporto di 1 ogni 10.000 abitanti, che vorrebbe dire per l’Ausl di Bologna circa 90 persone e direi che ci siamo quasi, manca ancora qualche unità, ma con le risorse messe in campo dal Decreto Rilancio si arriverà al pieno rapporto di professionisti della prevenzione anche nel nostro territorio, ma ci siamo praticamente già.

Testare. Per quanto riguarda quest’area, ci sono già dei percorsi di intervento definiti in un piano che vado a riassumere. Si va da interventi di natura diagnostica, i tamponi, rivolti, oltre che all’accertamento della malattia, all’accertamento della guarigione virologica. Si aggiunge a questo sistema l’attività di valutazione epidemiologica sulla distribuzione della competenza immunologica tra le persone, ovvero sulla distribuzione dei soggetti che hanno prodotto anticorpi contro la malattia. Per quanto riguarda questa fase, l’azienda ha rafforzato la disponibilità dei laboratori di analisi (CRREM e LUM e convenzione con la società Synlab) e nelle ultime settimane ha garantito già l’esecuzione di 3 mila tamponi a settimana destinati al territorio, una quota molto più alta di quella che veniva fatta a inizio epidemia.

Si è dato impulso anche alla quota di soggetti da valutare al fine all’accertamento della guarigione virologica adottando anche degli strumenti organizzativi innovativi, come l’esperienza del Drive Through dove siamo primi in Italia, e si sta concretizzando, dovrebbe partire dal 25 maggio, il percorso di prevenzione primaria di prossimità con l’attivazione di un mezzo mobile da utilizzare per fornire i servizi di diagnostica nelle aree della città più densamente abitate evitando che troppi cittadini vengano a chiedere il servizio nelle strutture sanitarie, e lo stesso mezzo mobile è destinato a fornire il suo servizio dove si concentrano fragilità come Cra e case di riposo, dove siamo a 6.489 tamponi. Questo strumento, tra l’altro ci permetterà di realizzare interventi anche nei territori più lontani dai servizi sanitari. Però molto importante sarà anche il piano di risposta rapida all’insorgenza di casi, specie se rappresentati da focolai.

In questa situazione esiste già la capacità del sistema di avviare nei punti più critici un rapido intervento, in grado di testare non solo il sospetto, il caso sintomatico, ma anche tutti i contatti stretti dello stesso e che è il modo giusto per circoscrivere le situazioni a rischio secondo un criterio di intervento a cerchi concentrici. A questo proposito, l’azienda ha preparato una decina di squadre di operatori in grado di essere attivati rapidamente nel servizio di esecuzione di tamponi che è garantito per 12 ore consecutive sette giorni su sette. Quindi, per quanto riguarda quest’area, mi pare che ci stiamo dando una robusta capacità di intervento, immediato, adeguato, in termini di tamponi da fare e di diffusione e prossimità sul territorio.

Per quanto riguarda il tracciare, che in realtà è un’azione propedeutica alle altre due, vuole dire essere in grado di essere in grado di riconoscere rapidamente, attraverso l’identificazione di un caso, tutti i contatti e tutti i percorsi a rischio di quella persona, in attesa di verificare quale sarà l’adesione della popolazione generale alla app individuata dal governo centrale, qui si è attivata una equipe di medici igienisti e di assistenti sanitari, oltre che di altre professionalità della sanità che interviene nella realizzazione di interviste epidemiologiche, che fino ad oggi sono 4.486. Il tempo di reazione è a livelli molto buoni in questo caso: l’Ausl di Bologna risulta essere una delle poche ad aver riportato tutte le inchieste in modo completo nel SMI, sistema di monitoraggio delle malattie infettive regionale e a oggi risponde in tempo reale, ovvero entro la giornata, quando viene notificato un caso.

Dovrebbero essere disponibili a breve degli strumenti di geolocalizzazione che saranno messi a disposizione della comunità, per fornire informazioni alla pianificazione di interventi di prevenzione e di sostegno sociale, se necessario, in aree riconosciute come più disagiate, tra l’altro è in corso di pubblicazione uno studio molto interessante che correla anche a livello locale l’effetto delle disuguaglianze di tipo socio-economico e culturale sulla distribuzione della malattia. Verrà anche sperimentato un sistema di inchieste epidemiologiche rapide, in grado di essere offerte nelle situazioni di sospetta infezione e quindi in grado di anticipare tutti i suggerimenti alle persone coinvolte, utili a delimitare lo sviluppo del contagio. Questo strumento dovrebbe andare a regime dal 18 maggio, in collaborazione con l’Università di Bologna. Quindi sul tema del tracciare ci siamo messi avanti rispetto anche a quello che accadrà a livello nazionale e continuo a pensare che oltre all’app sia assolutamente necessario avere delle squadre sul territorio che fanno esattamente quello che stiamo facendo adesso e quello che riusciremo a implementare con questi strumenti.

Trattare. Ovviamente ad oggi non esistono terapie riconosciute come efficaci, ma molte si stanno sperimentando. Anche la Regione Emilia-Romagna ha iniziato a sperimentare diverse terapie. Nella realtà bolognese è stato attivato uno studio clinico autorizzato da AIFA sulla valutazione dell’efficacia del trattamento con idrossiclorochina. Lo studio vede come Principal Investigator il professor Pierluigi Viale e l’Azienda Usl di Bologna con il Dipartimento di Sanità pubblica partecipa alla raccolta e all’analisi di questi dati che sono in capo a livello nazionale all’IRCCSS di Meldola. Noi le terapie le stiamo facendo a domicilio e mi pare che su questo tema dobbiamo aspettare tutte le sperimentazioni che si stanno facendo e speriamo che in poco tempo riescano ad essere coordinate per poter essere, sia in termini ospedalieri che domiciliari, fornite a tutti coloro che vanno in isolamento e per i quali la tempestività e la capacità di intervenire in modo appropriato sono una delle chiavi per non far peggiorare la malattia”.