Museo Civico: “L’Impresa” del collezionista Campori

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Sala Campori, “Focus on” con opere dai depositi

Quasi cinque secoli di arte nel nuovo allestimento, con postazioni interattive e un video in 3D che ricostruisce l’originaria Galleria fondata dal marchese

MODENA – “Creare un museo che crede nell’immaginazione, nel piacere di immergersi nello spettacolo del passato”. Riecheggiano le parole del marchese Matteo Campori, nel rinnovato e interattivo allestimento della sala che ne ospita la collezione e che, tra le novità, presenta una ricostruzione in 3D dell’originaria Galleria da lui fondata.

Raffinato esteta e curioso del restauro e delle più accurate raccolte d’arte, in Italia e all’estero, Matteo Campori (1856-1933) è stato autore di un’impresa collezionistica familiare. Dalle più antiche raccolte del cardinale Pietro Campori (1553-1643), a quelle dello storico Giuseppe Campori (1821-1887), la collezione del marchese rappresenta un viaggio ideale, di quasi cinque secoli, tra il colore della pittura veneziana, la Bologna dei Carracci e di Guido Reni, e la rivoluzione della luce compiuta da Caravaggio. Giuseppe Maria Crespi, Luca Ferrari, Francesco e Agostino Stringa, sono autori di queste tradizioni, i cui dipinti erano originariamente collocati a palazzo Campori in via Ganaceto, donato al Comune, insieme alle opere, nel 1929.

Un primo video ricostruisce in 3D proprio l’originaria Galleria del palazzo fondata dal marchese e la collocazione dei dipinti, prima di essere distrutti o assai compromessi da un bombardamento del 1944. Gli interni, ricostruiti virtualmente attraverso documentazione storica, restituiscono l’atmosfera calda e accogliente dovuta all’ordinata disposizione delle opere, illuminate da grandi lucernai.

Un secondo video ripercorre invece lo stretto legame tra la Galleria, il suo fondatore e il pubblico che la frequentava, grazie alle parole proprio di Matteo Campori, tratte dal testo “Come divenni collezionista di cose d’arte”, da lui scritto per un catalogo della Galleria pubblicato nel 1924.

Tra le novità del nuovo allestimento, anche l’opportunità per i visitatori di estrarre da griglie ispezionabili alcune preziose stampe, tra cui quelle realizzate da alcuni maestri dell’arte incisoria come Albrecht Dürer, Marcantonio Raimondi, Agostino Carracci, Canaletto e Piranesi. Per ragioni conservative di rotazione, è predisposto un touch screen che consente di fruire digitalmente dell’intera raccolta, permettendo suggestivi ingrandimenti, così da cogliere i dettagli anche più piccoli.

Un secondo dispositivo, invece, offre la possibilità di approfondire non solo le opere esposte ma anche quelle conservate nei depositi del Museo civico o collocate in altri luoghi in città. Tra queste, anche dipinti, arredi e sculture distrutti dal bombardamento della Galleria o restituiti agli eredi Campori.