“L’Oreste, quando i morti uccidono i vivi” il 18 e 19 febbraio al Teatro Piccolo Orologio

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L’Oreste – ph Tommaso Le Pera – Ivan Caroli

REGGIO EMILIA – Al Teatro Piccolo Orologio continua il dialogo fecondo tra l’inesauribile patrimonio archetipico delle grandi narrazioni del passato e l’urgenza di un presente pulsante e vivido, che si affaccia tra le pieghe – e le piaghe – di un’umanità sbagliata ed esclusa, viva e alla costante ricerca di un’identità negata. Il nuovo appuntamento con la stagione Fatti vivo vede in scena, sabato 18 febbraio alle ore 21 e domenica 19 febbraio alle ore 17, al Teatro Piccolo Orologio, L’Oreste – Quando i morti uccidono i vivi, spettacolo visivamente potente scritto da Francesco Niccolini, che ha lavorato con alcuni dei migliori attori del teatro italiano, da Marco Paolini a Vetrano e Randisi, da Claudio Casadio a Leo Gullotta e Anna Bonaiuto; prolifico e multiforme autore di romanzi e graphic novel, da anni collabora con Lucca Comics and Games per le produzioni di Graphic Novel Theater.

La pièce, arricchita dalle illustrazioni di Andrea Bruno (autore di fumetti e illustratore, vincitore del Premio Gran Guinigi a Lucca Comics, 2007, e del premio Micheluzzi a Napoli Comicon, 2010), per la regia di Giuseppe Marini (ben noti, tra le altre opere, i suoi Shakespeare che lo hanno proiettato da subito nel panorama dei nuovi registi della scena italiana), è creata e cucita sull’interpretazione autentica e risuonante delle radici romagnole di Claudio Casadio (Oscura Immensità e Il mondo non mi deve nulla), che, contribuendo in prima persona alla drammaturgia, ci offre un trasognato e struggente ritratto di uno dei troppi invisibili del nostro tempo.

Lo spettacolo è una co-produzione di Società per Attori e Accademia perduta/Romagna Teatri, in collaborazione con Lucca Comics and Games, le scenografie e le animazioni sono di Imaginarium Creative Studio, i costumi sono curati da Helga Williams, le musiche originali da Paolo Coletta e il light design da Marco Schiavoni. Le voci sono di Cecilia D’Amico (sorella), Andrea Paolotti (Ermes), Giuseppe Marini (dottore) e Andrea Monno (infermiere).

L’idea di fondo parte dalla constatazione di come la vita, spesso, non faccia sconti e sappia essere impietosa.

L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola.

È stato abbandonato quando era bambino, e da un orfanotrofio a un riformatorio, da un lavoretto a un oltraggio a un pubblico ufficiale, è finito lì dentro perché, semplicemente, in Italia, un tempo andava così.

Dopo trent’anni non è ancora uscito: si è specializzato a trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento peggiore. Non ha avuto fortuna l’Oreste, e nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non riesce a liberarsi: la morte della sorella preferita, la partenza del padre per la guerra, il suo ritorno dalla campagna di Russia tre anni dopo la fine di tutto e poi la sua nuova partenza, di nuovo per la Russia, per una fantastica carriera come cosmonauta, e – come se tutto questo non bastasse – la morte violenta della madre, una madre che lo ha rifiutato quando era ancora ragazzino con i primi problemi psichici.

Eppure, l’Oreste è sempre allegro, canta, disegna, non dorme mai, scrive alla sua fidanzata (che ha conosciuto a un “festival per matti” nel manicomio di Maggiano a Lucca), parla sempre. Parla con i dottori, con gli infermieri, con un’altra sorella che di tanto in tanto viene a trovarlo, ma soprattutto parla con l’Ermes, il suo compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero tenuto prigioniero in Italia. Peccato che l’Ermes non esista.

Se a prima vista L’Oreste può sembrare un monologo, ciò che attende lo spettatore è, in realtà, un viaggio sorprendente attraverso i sensi e la potenza delle immagini. Grazie ai disegni di Andrea Bruno e alla collaborazione con Lucca Comics and Games, la vicenda prende vita nell’incontro e nello scambio continuo tra teatro e fumetto animato.

“L’Oreste riceve costantemente visita dai suoi fantasmi, dalle visioni dei mondi disperati che coltiva dentro di sé, oltre che da medici e infermieri”, così Francesco Niccolini. “I sogni dell’Oreste, i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano la scenografia e il teatro drammatico classico in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del “Graphic Novel Theater” rendono realizzabile: un impossibile viaggio tra Imola e la Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato da bambino e che non si è più ritrovato”.

L’Oreste è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato. E su come, a volte, sia più difficile andare da Imola a Lucca che da Imola sulla Luna. Uno spettacolo originalissimo, di struggente poesia e forza, in cui fluiscono momenti drammatici e altri teneramente comici. Con un’animazione grafica di straordinaria potenza, visiva e drammaturgica, Claudio Casadio dà vita e voce a un personaggio indimenticabile, vinto dalla vita e pur mai del tutto domito, affrontando con grande sensibilità attoriale il tema importante e delicato della malattia mentale.

Dallo spettacolo è stato realizzato un libro che ne raccoglie testi e illustrazioni, pubblicato da Poliniani Editore.

INFO E PRENOTAZIONI

Biglietto mecenate: €20, per contribuire con una piccola donazione alle attività del MaMiMò
Biglietto intero €15, biglietto ridotto €13, soci MaMiMò €10

Per informazioni e prenotazioni: www.mamimo.eventbrite.it, biglietteria@teatropiccolorologio.com, www.mamimo.it, 0522-383178, dal lunedì al venerdì, 9.30-13.30 e 14.30-18.30 e nei giorni di spettacolo.