Il Consiglio comunale di Bologna resta in silenzio per Ezio Bosso

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L’intervento del consigliere Massimo Bugani

BOLOGNA – Il Consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio, in apertura di seduta, in ricordo di Paola Marchetti e Ezio Bosso, scomparso lo scorso venerdì, 15 maggio.

Lo ha ricordato il consigliere Massimo Bugani (Movimento 5 Stelle), di seguito il suo intervento.

“Grazie Presidente, grazie a tutti i colleghi e in special modo anche al Sindaco per avermi dato la possibilità di fare questo intervento. Purtroppo venerdì 15 maggio è venuto a mancare Ezio Bosso, direttore d’orchestra, compositore, pianista e musicista ma sopratutto grande anima, io lo chiamavo così ma penso che in questa definizione si possano ritrovare molte delle persone che hanno conosciuto Ezio, che lo hanno frequentato o che semplicemente hanno sentito delle emozioni, delle vibrazioni dentro di sé mentre lo vedevano in un’intervista, in un’esibizione o semplicemente a parlare con qualcuno seduto al tavolino di un bar.

Ezio Bosso ha donato amore per tutta la vita, perché lui spandeva amore nell’aria e lo trasmetteva in maniera contagiosa a chi era accanto a lui, fossero amici o spettatori poco cambiava. Ezio Bosso regalava energia e voglia di vivere, pensate che l’ultima telefonata fra me e lui è di pochi giorni fa, è del 6 maggio e io viste le tante telefonate e mail che ricevo come tanti colleghi, come il Sindaco, sulla situazione difficile del coronavirus la chiamai “guerra”, dissi “Ezio è una guerra, vedo tante persone che stanno soffrendo e mi sento di chiamarla così” e lui mi disse “no, non è una guerra, non chiamarla guerra, è solo una parte della vita che supereremo”. Era lui, anche in questo momento difficile per tutti, a darmi coraggio e a dare coraggio, perché come faceva con me faceva con tutte le persone che sentiva e che gli volevano bene.

E aveva questa magnanimità dentro di sé, lui così colpito dalla malattia e dalla sofferenza era davvero per natura portato ad aiutare tutte le persone che soffrono e tutte le persone in difficoltà. Pensate che aveva un sogno di cui mi aveva parlato due anni fa e che stavamo per realizzare, questo chiaramente è il più grande rammarico che ho, perché Ezio voleva fare un concerto per i bambini malati negli ospedali, fornendo dei tablet – c’era già un’azienda che è la Huawei, lo dico senza problemi, perché si stavano impegnando molto in questo avevano già approvato il progetto – e con questi tablet negli ospedali i bambini avrebbero potuto vedere in diretta un concerto di Ezio e nella sala di un teatro in cui invece Ezio si sarebbe andato ad esibire, gli spettatori avrebbero avuto la possibilità di vedere le reazioni dei bambini davanti alla musica, davanti al concerto, e lui diceva “uniamo il dolore all’arte e creiamo un’esplosione di amore”.

Ma in fondo era già lui, era lui che rappresentava quell’esplosione di amore. Era lui che nel suo corpo, nella sua immagine univa già il dolore all’arte, la sofferenza alla gioia, la paura al coraggio, in un’esplosione d’amore.

Purtroppo non siamo riusciti a farlo e mi porterò dentro questo rammarico perché veramente ci teneva tantissimo, voleva arrivare a tutte le persone che soffrono, a tutte le persone in difficoltà e dargli emozione, dargli gioia, farli “inneggiare alla vita” come diceva lui. Ezio Bosso però, va ricordato, non era solo sorrisi, amore e fantasia come molti che non lo conoscevano stanno scrivendo in pagine a volte piene di nulla. Ezio Bosso era anche un grande guerriero, un gladiatore che non sopportava le ingiustizie. E per questo era anche scomodo in quasi tutti i teatri e in quasi tutte le orchestre in cui si è trovato ad operare tranne quelle selezionate da lui con persone, lavoratori, orchestrali e maestri di musica da lui scelti.

Perché ha trovato si tanto affetto di tanti colleghi ma per molti altri era scomodo, perché lui scavava, non era un’anima così leggera, era uno che andava in profondità, sorrideva ma andava in profondità, cercava la verità e amava la giustizia. Odiava il sopruso e odiava l’ipocrisia. Quindi fra i suoi colleghi ha trovato purtroppo chi lo contrastava perché lui non taceva. E altri anche lo contrastavano perché si sentivano adombrati dalla presenza di Ezio. A qualcuno non piaceva perché faceva ombra, ad altri non piaceva perché faceva luce. Ma tutte queste persone purtroppo non hanno capito che Ezio stava illuminando anche loro e che avrebbero potuto brillare anche loro, per un po’, di luce riflessa. Purtroppo come diceva Nietzsche “un male del nostro tempo consiste nel fatto che abbiamo perso la facoltà di ammirare.” e forse davanti ad Ezio questa frase assume un significato più forte. Davvero ha sofferto tanto e davvero ci sono state tante difficoltà nella sua comunque meravigliosa e suntuosa carriera. Io ci tengo, ringraziandovi ancora, a salutarvi con una poesia, scritta da Ezio, e pubblicata il 14 marzo in piena emergenza coronavirus:

Io li conosco I domani che non arrivano mai
Conosco la stanza stretta
E la luce che manca da cercare dentro
Io li conosco i giorni che passano uguali

Fatti di sonno e dolore, e sonno-
per dimenticare il dolore

Conosco la paura di quei domani lontani
Che sembra il binocolo non basti

Ma questi giorni sono quelli per ricordare-
Le cose belle fatte

Le fortune vissute
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci
Questi sono i giorni per ricordare
Per correggere e giocare
Si, giocare a immaginare domani
Perché il domani, quello col sole vero arriva
E dovremo immaginarlo migliore-

Per costruirlo
Perché domani non dovremo ricostruire
Ma costruire e costruendo sognare
Perché rinascere vuole dire costruire
Insieme uno per uno
Adesso però state a casa pensando a domani
E costruire è bellissimo
Il gioco più bello
Cominciamo…

Grazie a tutti e ciao Ezio!”