Bologna

Ieri Consiglio solenne per la Giornata internazionale della donna

L’intervento del sindaco Virginio Merola

BOLOGNA – Virginio Merola, Sindaco della Città metropolitana e di Bologna, ha concluso ieri la seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano, dedicata alla Giornata internazionale della donna.

“Saluto tutti i presenti, le autorità civili e militari, i consiglieri delegati della Città Metropolitana che oggi hanno deciso di celebrare questa giornata insieme a noi.

Abbiamo sentito parole importanti sulle quali ritornerò. Io credo che sia importante iniziare con una domanda un po’ retorica: cosa significa festeggiare l’8 marzo nel 2017. Oggi abbiamo avuto, grazie alla dott.ssa Betti, alcune risposte che ci aiutano. Con questa domanda voglio aprire le riflessioni che condivido con tutte e tutti voi questa mattina. La giornata internazionale della donna che a Bologna ha portato come sempre tanti appuntamenti, tante occasioni di incontro e di scambio è stata quest’anno meno rituale. E lo dico, care consiglieri e cari consiglieri, consapevole che i riti sono importanti, e infatti siamo qui a celebrare l’8 marzo, ma è altrettanto importante sapere rinnovare il senso di queste occasioni e anche confrontarci su quale sia lo stato delle cose, in che direzione stiamo andando sulla discussione in atto e sulle questioni concrete aperte.

Riscoprire la conoscenza storica come stamattina abbiamo fatto grazie alla relazione che abbiamo appena sentito ci aiuta a portare nel futuro il nucleo vitale di valori e obiettivi e renderli attuali. Abbiamo la necessità di re -impadronirci della conoscenza storica del nostro passato e la abbiamo in momenti in cui la situazione è contraddittoria; ci possono essere regressioni rispetto ai tanti passi avanti che abbiamo fatto assieme come comunità. Vedete, io continuo a pensare che un progresso esiste, la ricostruzione storica ce lo conferma ma ci conferma anche che non è affatto scontato o determinato, scritto in ipotetiche leggi della storia. La storia si fa con la partecipazione, con la volontà di cambiare le cose e quindi dipende da ciascuno di noi, uomo o donna. E quindi è bene rimettere questa riflessione al centro, oggi, perché su questo tema del progresso o del regresso si gioca molto del futuro della nostra Europa e delle nostre comunità.

Ci sono state manifestazioni numerosissime qui nella nostra città ma in tanti altri centri grandi e piccoli e in tutto il mondo. E’ stato un 8 marzo di protesta, così era nato e torna prepotentemente a esserlo, più che di celebrazione e i motivi di questa protesta, non mancano. Le donne nel 2017 hanno più di un motivo per protestare, a maggior ragione perché stiamo vivendo in una società che sta molto approfondendo le diseguaglianze e questo si riflette inevitabilmente sulle donne che si fanno carico delle difficoltà dentro e fuori il contesto casalingo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che dalle donne deriva “una società più equa”. Va posta attenzione su questo aggettivo: equa. Le donne hanno prodotto saperi e lavoro che sono rimasti nascosti per molto tempo e che per molto tempo non sono stati riconosciuti. Per questo, lasciatemelo dire con un pizzico di orgoglio, nelle nostre linee per il mandato amministrativo, nel documento che riteniamo sia la carta d’identità di questa giunta, abbiamo scritto che la nostra “sarà una politica femminista perché le donne ancora non hanno potere e risorse eguali”. Il nesso tra emancipazione e liberazione torna strettissimo e attorno a questo nesso noi dobbiamo fare proprio il pensiero femminista e, soprattutto, le pratiche che si sono determinate in questi anni. In questi giorni nelle tante riflessioni ospitate sulla stampa ho letto anche di una stima che la società McKinsey ha fatto nel 2015 sul valore del lavoro di cura non retribuito delle donne a livello mondiale che varrebbe più o meno come il Prodotto interno lordo della Cina: 10 mila miliardi di dollari. Dunque il tema da affrontare è quello del lavoro non pagato e della differenza di salario tra uomini e donne. Con una precisazione da parte mia e in una città dove la riflessione comune è sempre più andata nella pratica ma nella consapevolezza sul concetto di persona più che di individuo e di collettivo. Io credo davvero che noi dobbiamo avere presente che in questa città, grazie soprattutto all’esempio delle donne, noi dobbiamo permettere che il dono e la gratuità del lavoro di cura sia salvaguardato come scelta davvero libera, non c’è nessuna contrapposizione tra il fatto di chiedere parità di salario e riconoscimento del lavoro di cura con il fatto che resta una decisione della persona sul lavoro di cura. Dobbiamo aiutare le donne a fare in modo che questo lavoro di cura sia il più possibile una scelta effettiva e quello che è improprio che sia relegato alle donne diventi invece un servizio di tutta la nostra comunità. Eurostat ha anche fotografato la situazione delle donne manager nel nostro paese: su tre manager in un solo caso si tratta di una donna e percepisce in media il 33% in meno di un collega maschio. Due indici che mettono l’Italia al penultimo posto in Europa in questa particolare classifica.

In questi lunghi anni di una crisi globale che non è ancora finita le donne hanno sicuramente pagato un prezzo pesante, in particolare per la crisi del nostro welfare e per la disoccupazione. Il prezzo ci pone una domanda come amministratori e su come vogliamo indirizzare il nostro lavoro. Si sta parlando di un taglio di risorse rispetto ai fondi nazionali per le politiche sociali e allo stesso tempo il Senato ieri ha approvato il cosiddetto reddito di inclusione. Abbiamo ombre e luci che credo non giovino a questo nostro confronto. Abbiamo segnali contraddittori perché se da una parte ci si deve impegnare contro la povertà che è aumentata non ci dobbiamo dimenticare di chi è penultimo e rischia, se lasciato solo, di scivolare in fretta tra gli ultimi e di passare nella schiera dei rancorosi. E a cascata questo riguarda ovviamente le donne che senza politiche di welfare e di buona occupazione adeguate ricadono nella sfera domestica e nel lavoro all’esterno in condizioni di ricatto perché svolto per lo più in nero e nei settori che riguardano la cura.

Ecco, io credo che la nostra azione sul welfare sia una sfida prioritaria da qui ai prossimi anni, per quanto riguarda un tema cruciale come quello del welfare che tanto ha a che fare con le donne e lo vogliamo giocare sul terreno dell’innovazione, della costruzione di un welfare di comunità che pensiamo possa essere vincente per tutta la società, fatta di donne e uomini. Lo dico tenendo presente che dalle donne possiamo e dobbiamo imparare la grande capacità di relazione. Ci sono esperienze in questa città condotte da donne che dimostrano questa differenza di qualità delle relazioni per il raggiungimento degli obiettivi. Ecco, il welfare di comunità, non può che imparare dal lavoro di relazione che le donne sanno fare, il lavoro di messa in comune e di condivisione di saperi e pratiche.

Per me è chiaro e evidente che una società più equa nel colmare le differenze, anche di salario tra uomini e donne, sarebbe una società più vitale che porterebbe con sé anche una ripresa economica di qualità e sostenibile non una generica crescita basata sul Prodotto Interno Lordo

Questo 8 marzo ci ha riproposto con forza la questione di questa diseguaglianza che ancora esiste tra donne e uomini. Sono convintoche la democrazia si amplia re-distribuendo maggiori risorse e maggiore potere, e quindi non è più rinviabile il fatto di re-distribuire maggiori risorse e maggiore potere alle donne, una chiave anche per non rassegnarci a re distribuire tra cittadini che qualcuno dipinge di serie A e altri cittadini di serie B, tra gli arrivati prima e gli arrivati dopo e tutta questa deriva che ci porterà un giorno, qualcuno lo sta già dicendo che ci sono i bambini stranieri e quelli italiani e introdurre questo tipo di differenze anti costituzionali nella nostra vita sociale.

Bologna è una città importante per il pensiero delle donne e lo dico con grande consapevolezza visto che da anni sosteniamo e collaboriamo con realtà di donne che contribuiscono al cambiamento del pensiero dominante, che lavorano con attenzione e perseveranza perché si affermi una società più giusta. Per quanto ci riguarda come giunta continueremo a essere vicini a queste realtà, lo dobbiamo anche all’eredità che abbiamo come amministrazione, se c’è una città in Italia che vanta primati da questo punto di vista è la nostra per i servizi sociali, per i servizi scolastici, per esperienze che allora erano pionieristiche e poi si sono diffuse nel resto del paese. E visto che purtroppo quando si parla di donne si parla soprattutto della violenza maschile contro di loro è mio dovere, e lo faccio con piacere, ricordarvi che ieri abbiamo firmato un Protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di migliorare la protezione e la tutela delle donne che hanno subito violenza. E’ uno strumento importante che la nostra città aspettava e che darà un impulso ancora maggiore alla rete di protezione che abbiamo in un territorio così attivo come il nostro. Abbiamo condiviso questo Protocollo con la Prefettura, con la Questura, i Carabinieri, la Procura della Repubblica, la Procura presso il tribunale dei minori, il Tribunale, l’Asl, l’Asp e le associazioni di donne che si occupano di contrastare la violenza di genere. Penso sia utile soffermarci un attimo, soprattutto qui nell’aula del Consiglio, su questo risultato. Il Protocollo è un altro segno di un territorio che sa fare squadra, permetterà di condividere dati e integrare pratiche e, anche, di far scattare la protezione alle donne che denunciano in modo più immediato. Credo che sia un frutto maturo di un lavoro che va avanti da anni sia nel Comune capoluogo che nella Città Metropolitana e che ora trova un ulteriore sistematizzazione. Sarà nostra cura come Comune verificarne l’utilità e aprirlo a ulteriori contributi.

Ancora una volta, chiudendo questo consiglio solenne, e mi auguro che tutti riscoprano il significato della parola solenne sia per chi è tenuto a essere qui come eletto dai cittadini, sia per chi vuole manifestare le proprie opinioni dissenzienti, voglio richiamare all’importanza per tutti di guardare alla capacità che il movimento delle donne ha avuto di avere un pensiero e una pratica autonoma che già molto ha cambiato a mio modo di vedere il modo di stare nella nostra città e nel mondo. Le manifestazioni di questo 8 marzo ci dicono che anche oggi i temi che ci pongono le donne ci spingono a lavorare per creare una società più giusta ed è bene, sulla base della ricostruzione storica che abbiamo sentito e a un ordine del giorno splendido e unitario che il consiglio propone oggi che ci ricordiamo, come consiglio, cosa hanno fatto i nostri predecessori. Per troppo tempo abbiamo cercato solo di celebrare l’8 marzo solo come una celebrazione, è arrivato il momento della protesta e come eletti dei cittadini lo possiamo e lo dobbiamo fare”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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