Reggio Emilia

“House we left” dal 10 al 12 novembre al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia

House we left_ph. Nicolò Degl’Incerti Tocci

REGGIO EMILIA – “Storie così grandi in un palco stanno strette. Suonano di assurdo e impossibile, di romanzato e di irreale”. E se la quarta parete non cadesse mai? Se fosse fatta di sbarre alte fino al cielo? Se, in fondo, questa maledetta, stretta casa fosse tutto ciò che abbiamo, dimentichi di noi, del mondo al di là, della vita e del perdono? E se, sedendo e mirando interminati spazi di là da quella, non restasse altro che la nostra storia, la nostra voce, per portarci fuori di là e farci esistere, anche solo per un istante?

Nuovo, atteso ritorno in casa MaMiMò: le storie forti e le vite sbagliate e preziose di House we left tornano a mettere sottosopra il palcoscenico del Teatro Piccolo Orologio di via Massenet venerdì 10 e sabato 11 novembre alle ore 21 e domenica 12 novembre alle ore 19. La stagione Primavere si arricchisce di una perla rara, prodotta dal Centro Teatrale MaMiMò, frutto dell’incontro fecondo tra Cecilia Di Donato, interprete poliedrica e multiforme, Alessandro Sesti, drammaturgo e regista, e l’ensemble musicale glam rock, talentuoso e dinamico, dei Greasy Kingdom, Andrea Tocci, Debora Contini, Filippo Ciccioli, autori, tra l’altro, del brano eponimo, House we left, che accompagnano questa narrazione. Dopo lo spettacolo di domenica 12 novembre tornerà poi l’appuntamento con “La compagnia incontra il pubblico”: Cecilia Di Donato e Alessandro Sesti dialogheranno con il pubblico in compagnia dei Greasy Kingdom, per rispondere a domande e curiosità riguardanti le tematiche di urgente attualità trattate nella pièce, la poetica che vi è sottesa e schiudere alla curiosità dello spettatore gli “ingranaggi”, il dietro le quinte della produzione.

Cosa significa avere una casa? Un luogo dove sentirsi al sicuro, porto franco tra i marosi del mondo. L’unico posto in cui possiamo prendere la distanza da tutto e occuparci realmente di noi. “House we left” racconta, come testimonianze, le vite di alcune donne, di transgender che hanno lasciato le loro case a causa di errori commessi e scelte sbagliate. Il carcere è ora il luogo dove vivono. Vivono, ma non sono. Per il mondo non esistono più, sono in un luogo che cancella l’esistenza dalla società.

Storie potenti, come la verità, filtrate e rese arte grazie all’esperienza di teatro in carcere che la stessa Cecilia Di Donato conduce ormai da diversi anni: come le loro fiere protagoniste, non cercano indulgenza né giustificazione, non mendicano approvazione ma portano luce, ora discreta, ora abbagliante e persino fastidiosa, su esistenze che vorremmo troppo spesso rimuovere e stigmatizzare, ma che si ribellano a ogni dicotomica semplificazione, per aprirsi a un’infinita scala cromatica di grigi che ci si attacca addosso e non ci lascia andare via puliti. Come la protagonista, in una delle innumerevoli metamorfosi, si rivolge al pubblico consegnando la sua storia riflessa in uno specchio, così lo spettatore si trova  ai margini di uno spettacolo che, in ultima istanza, parla proprio di lui: siamo noi ad aver lasciato la nostra casa sulle ali di una promessa mendace, noi a portare sulla pelle, come tatuaggi indelebili, le scelte fatte e le loro conseguenze, forse, come dice il testo, “forse si, anche io avrei sparato”.

“Ecco che allora l’unica possibilità che ho ritenuto valida era quello di affidarmi agli occhi di Cecilia, ai

suoi racconti, al suo punto di vista”. Parla in questi termini dello spettacolo il registra e drammaturgo Alessandro Sesti. “House we left è quel pezzo di noi che avevamo bisogno di lasciare per iniziare una nuova vita. È quella casa che non volevamo lasciare e che oggi ci manca, è quella pietra che sembra volerci ricordare che in questa vita l’errore lo paghiamo per sempre. A cosa serve un carcere oggi se invece di rieducare toglie dignità ai detenuti? Come si può reinserire nella società un carcerato cui è stata tolto ogni diritto? Donne che smettono di sentirsi donne, ma consapevoli di essere li perché colpevoli. Nessuna scusa, nessuna giustificazione. Sanno di essere colpevoli e sanno che vogliono tornare a brillare. Forse non tutte sono così. Forse esistono le anime incorreggibili. Forse, ma io posso affidarmi solo a ciò che ho visto e conosciuto”.

INFO E PRENOTAZIONI

Biglietto mecenate: €20, per contribuire con una piccola donazione alle attività del MaMiMò
Biglietto intero €15, biglietto ridotto €13, promo 18-30 anni €11, soci MaMiMò €10.

Per informazioni e prenotazioni: www.mamimo.eventbrite.it, biglietteria@teatropiccolorologio.com, www.mamimo.it, 0522-383178, dal lunedì al venerdì, 9:30-13:30 e 14:30-18:30 e nei giorni di spettacolo.

In scena venerdì 10 e sabato 11 novembre alle ore 21 e domenica 12 novembre alle ore 19 al Teatro Piccolo Orologio, in via Massenet 23 a Reggio Emilia

Costellazione House we left: voci che tornano a brillare, tra carcere e palcoscenico.

Giunge al quarto appuntamento la stagione Primavere, portando in scena le storie potenti di vite preziose e sbagliate, frutto dell’incontro tra Cecilia Di Donato, interprete poliedrica, e le detenute della Pulce.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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