Summer school, Cottarelli: “Pensare in piccolo”

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È il paradosso usato dall’economista per l’utilizzo delle risorse europee. Nella giornata di martedì anche Miozzo sulle risposte alla pandemia e la ripartenza della scuola

MODENA – “Nell’utilizzare le risorse dell’Europa dobbiamo pensare in piccolo”. È il paradosso usato dall’economista Carlo Cottarelli, nel suo intervento di martedì 8 settembre alla Summer school Renzo Imbeni, per dire che l’Italia dovrà spendere le risorse del Recovery Fund per realizzare “buoni investimenti, efficienti e rapidi per far funzionare oggi le cose semplici, più che future grandi opere. Questo significa, per esempio, investire per migliorare la rete stradale e la lentissima rete ferroviaria a livello locale, fare manutenzione su scuole o ospedale per farli funzionare meglio, mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista ambientale”.

Il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano è intervenuto concludendo la mattinata dedicata alla sfida di uno sviluppo sociale ed economico sostenibile dopo l’emergenza sanitaria. Nella sua lezione, e rispondendo alle numerose domande degli allievi del corso, Cottarelli ha sottolineato che “l’Europa ha messo a disposizione risorse molto ingenti. Ora l’Italia deve presentare un piano strategico che definisca in modo chiaro le priorità, che devono essere poche, e poi eseguirlo. Sul banco di prova ci siamo noi ora, più che l’Unione europea”. Ricordando che l’Italia ha un problema di crescita economica che risale a molto prima della crisi indotta dall’emergenza sanitaria, “con un potere di acquisto che sostanzialmente non è cresciuto negli ultimi vent’anni al contrario, per esempio, della Germania”, ha affermato che le risorse del piano europeo Next generation Ue “sono un’occasione per rimediare ai difetti che storicamente ci portiamo dietro”. E, tra gli investimenti prioritari, ci sono sicuramente anche quelli “sull’educazione e sulla pubblica istruzione, dagli asili nido, che contribuiscono all’equità dei punti di partenza, all’università. Ora in entrambi siamo ultimi in Europa per spesa pro-capite”. Molte le domande degli allievi: sullo sviluppo demografico, “fondamentale per la crescita economica”, la lentezza della giustizia, “che andrebbe riorganizzata”, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, “che è un’ottima cosa ma se non si semplificano i procedimenti non serve”.

Nel corso della mattinata sul tema sono intervenuti anche Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, che ha inviato un contributo video; l’economista Pier Carlo Padoan e la tributarista Maria Cecilia Fregni.

Nella sessione pomeridiana, dedicata a come l’Italia, gli altri Stati membri e l’Unione europea hanno risposto alla pandemia, Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico della Protezione civile per il superamento dell’emergenza dovuta al Covid-19, ha ripercorso la nascita e l’evoluzione della pandemia, approfondendo i processi che hanno portato a decisioni “drammatiche, complesse e sofferte come il lockdown che però ci hanno permesso di far scendere l’epidemia. Abbiamo la consapevolezza di aver superato una prova difficile – ha continuato – e lo abbiamo fatto con intelligenza, determinazione e un’inaspettata capacità di autodisciplina”.

Nell’ambito del suo intervento Miozzo ha fatto il punto anche sulla partenza del prossimo anno scolastico: “Siamo pronti”, ha detto. “Abbiamo fatto sforzi straordinari e ci sono tutti i presupposti perché le lezioni possano iniziare in sicurezza. Riportare i ragazzi a scuola dopo sei mesi di lontananza è stato un imperativo non solo per il governo ma per tutto il paese”. Si deve tenere ben presente, ha aggiunto, “che dopo l’apertura sarà probabile registrare qualche caso sporadico o epidemie locali ma l’importante è che tutto il sistema, che comprende anche gli insegnanti, i ragazzi e le famiglie, sia preparato”. Miozzo ha affermato, inoltre, di ritenere improbabile un secondo lockdown, “anche se ci potranno essere piccole chiusure localizzate dove la situazione lo richiede per serrare le fila e bloccare immediatamente la diffusione del virus. È importantissimo – ha proseguito – non allentare l’impegno e continuare a utilizzare le misure che sappiamo efficaci, distanza, mascherina e igiene, perché non saremo davvero al sicuro finché non ci sarà il vaccino”.

Alla sessione pomeridiana, coordinata da Marco Gestri, direttore scientifico della Summer School, ha partecipato anche la deputata europea Elisabetta Gualmini che ha raccontato come l’Unione è arrivata all’approvazione delle misure di solidarietà.