Il Centro non si occupa direttamente della ricerca di sostanze dopanti negli atleti, che spetta al Comitato olimpico nazionale, ma negli anni ha effettuato più di 4.000 controlli sullo stato di salute degli sportivi, una attività di sorveglianza medica che serve a valutare i parametri di funzionamento dell’organismo e quindi valutare eventuali fluttuazioni anomale: pratica che di fatto è alla base del passaporto biologico.
“Lo sport contribuisce a diffondere stili di vita sani, una componente fondamentale della nostra idea di sanità perchè aiutano la prevenzione di tante malattie e riducono di conseguenza gli interventi ospedalieri, e in questa pandemia ci siamo resi conto di quanto sia fondamentale questo fattore – dichiara Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute-. Il doping invece mina profondamente questo processo, danneggiando la salute degli atleti e instillando sfiducia nei confronti dell’intero movimento sportivo. Ecco perché è cruciale per la salute di tutti il ruolo del Centro regionale antidoping, con le sue attività di controllo sulla salute degli sportivi ma in particolare con il suo grande lavoro di educazione allo sport sano tra i più giovani- conclude Donini-, ed ecco perché anche quest’anno la Regione lo ha sostenuto inserendolo nella rete delle eccellenze del nostro sistema sanitario”.
“Quindici anni fa venivamo dall’esperienza del progetto ‘Tallone d’Achille’ che portava il tema del doping all’interno delle scuole, e l’istituzione del Centro ha portato sicuramente a compimento quel percorso- spiega il dottor Gustavo Savino, direttore della Medicina dello sport dell’Ausl di Modena e coordinatore tecnico del Centro-. Soprattutto agli inizi venivamo percepiti come coloro che avrebbero svolto i controlli e c’era una sorta di timore, quando ci presentammo per la prima volta ad una gara ciclistica amatoriale i presenti erano numerosi, ma le iscrizioni furono molto più basse del previsto. Per fortuna nel tempo enti, società e sportivi hanno capito il nostro lavoro e se ne sono avvalsi. Per il futuro stiamo valutando di avviare anche uno studio che coinvolga i natural bodybuilder, cioè i praticanti del culturismo che dichiarano di non assumere sostanze o integratori- termina Savino-: l’intenzione è quella di valutare gli atleti nel corso di un anno sportivo effettuando anche esami ematochimici per tracciare un profilo del loro stato di salute e degli stili di vita ed alimentari”.
Le principali attività del Centro
Oltre all’attività di sorveglianza medica, da Piacenza a Rimini il Centro porta avanti progetti con le scuole, le associazioni sportive, le federazioni e gli enti di promozione sportiva, organizza momenti di sensibilizzazione e studio e collabora con le istituzioni, ad esempio con le Procure per le perizie sul materiale farmaceutico sequestrato nel corso delle operazioni delle forze dell’ordine che colpiscono il traffico di sostanze dopanti. In totale, sono più di 3.000 i soggetti legati al mondo dello sport, tra singoli atleti, associazioni e società sportive, con il cui Centro interagisce ogni anno. Tra le competenze, anche la vigilanza sull’attività delle palestre che promuovono salute, cioè quelle realtà che collaborano con le Aziende sanitarie in programmi per favorire l’esercizio fisico e stili di vita sani.
Il Centro infine è referente del progetto ‘Positivo alla Salute’, organizzato insieme dai settori Sport e Salute della Regione, e gestisce il sito internet (www.positivoallasalute.it) dove è possibile trovare tutte le informazioni e il materiale di divulgazione scientifica sulla lotta al doping.
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