Rimini

Nota della Federottica della provincia di Rimini

Il presidente provinciale di Federottica, Claudio Corso: “Non ci siamo sottratti al servizio per chi ha urgenze legate alla vista. Ora i nostri clienti sono soprattutto operatori sanitari e forze dell’ordine”

RIMINI – Serrande alzate, poche e solo per i servizi d’urgenza. Gli ottici della provincia di Rimini hanno risposto presente alla chiamata per far fronte a tutte le urgenze legate al mondo dell’ottica, seppure con le dovute misure di precauzione e nella quasi totalità con orari ridotti.

“Non ci siamo sottratti a questo compito di servizio – spiega Claudio Corso, presidente di Federottica aderente a Confcommercio della provincia di Rimini –. Sì, perché di servizio si tratta: siamo aperti, ma non lavoriamo nel vero senso della parola. Siamo al servizio di tutti coloro che hanno problemi urgenti legati alla vista, da chi rompe gli occhiali a chi li deve urgentemente cambiare, fino a chi utilizza solitamente le lenti a contatto e che ora ha bisogno di consigli e materiale informativo.

Ritengo che il decreto che obbliga ad uscire solo per necessità sia tutto sommato rispettato dai riminesi, per cui i pochi clienti che entrano e richiedono i nostri servizi sono per la maggior parte operatori sanitari e delle forze dell’ordine. Alcuni colleghi, per dare un aiuto ancora più concreto a chi combatte il virus in prima linea, hanno aderito anche all’iniziativa di fornire gratuitamente le lenti a contatto giornaliere monouso al personale sanitario, ai volontari della Protezione civile e alle forze dell’ordine.

Essendo una delle attività considerate di prima necessità (art. 2 Ordinanza del Ministero della Salute 3 aprile 2020), i negozi di ottica sono rimasti esclusi da una importante misura di sostegno: la possibilità di avere un credito di imposta del 60% sull’affitto (art. 65 DL “Cura Italia”).

“Ci sembra una ingiustizia – spiega Corso – e come Federottica insieme a Confcommercio stiamo cercando di porvi rimedio. I nostri negozi sono sì aperti, ma di fatto non lavorano e per chi paga un canone mensile d’affitto sarà impossibile poterlo saldare. Pensando al futuro, per la nostra professione sono tanti gli interrogativi.

Anche se per noi la disinfezione degli strumenti e degli spazi è sempre stata regolare e fondamentale dopo ogni prestazione, non sappiamo come ci dovremo comportare quando si potrà riaprire. Ora però l’importante è debellare in fretta questa emergenza e ripartire il prima possibile. Per le nostre attività e per la nostra città, che vivendo di turismo rischia di pagare un prezzo pesantissimo a questa pandemia”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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