Reggio Emilia

La stagione Rifugi arriva al Binario49 con Simplon

Lo spettacolo andrà in scena sabato 17 ottobre alle 21.00

REGGIO EMILIA – Seconda fuoriuscita per Rifugi, la stagione teatrale diffusa organizzata dal Centro Teatrale MaMiMò. Il palcoscenico dello spettacolo SIMPLON, in scena sabato 17 ottobre alle ore 21, sarà quello del Binario49, il caffè letterario di via Turri 49 a Reggio Emilia.

Simplon è il secondo capitolo di un progetto artistico, intrapreso da Karakorum Teatro di Varese, che vuole indagare il tema della frontiera. Si vuole affrontare la tematica dei confini soffermando lo sguardo su coloro che li abitano, li creano, li vivono nel quotidiano: solo in questo modo pensiamo sia possibile riuscire ad indagare la dimensione antropologica dei confini. Un connubio forte lega quindi lo spettacolo con l’esperienza di Binario49, realtà nata dall’incontro tra le esperienze dei volontari che la compongono e che hanno come obiettivo l’innovazione sociale e la rigenerazione urbana in un quartiere della città considerato troppo spesso di “frontiera” e invalicabile.

Il testo di Simplon, di Stefano Beghi, nasce da una ricerca, un vero e proprio tuffo nella storia italiana stimolato dal fascino per un’impresa tecnico-scientifica unica nel suo genere: gli scavi del Traforo del Sempione (1898 – 1906).

Lo spettacolo vedrà in scena lo stesso Beghi, che firma anche la regia insieme a Marco Di Stefano, accompagnato dalla musiche di Marco Prestigiacomo per una produzione Karakorum Teatro con il sostegno di R.A.M.I. e Strabismi.

Era il 1898, quando Leone, un ragazzo cresciuto ai margini di un’Italia troppo giovane per potersi chiamare Stato, ha scelto di partire. La meta, come per molti altri uomini del suo tempo, era il più grande cantiere che la storia italiana avesse mai visto prima: gli scavi per il traforo del Sempione.

È l’ambizione che lo spinge e come sempre succede, l’ambizione vuole fare la strada più breve.

Il giovane fa una scommessa: sa che al di sopra degli scavi giace una miniera d’oro, forse la più produttiva di sempre in Europa, la miniera d’oro di Gondo. Pensa che “Ci sono mille ragioni per ammazzare un uomo ma solo una per uccidere la montagna: è per avere la sua anima. Per avere il suo oro.”

È convinto di poter fare l’affare del secolo, ingannare il suo destino, il suo Stato, la Storia o semplicemente quella condizione di natura che ogni reazionario chiama vita.

La frontiera però si dimostra essere un ambiente duro, in cui i contorni tra lecito e illecito, normale e assurdo, naturale e sovrannaturale svaniscono, si mescolano…Nessuno sa davvero cosa nasconde quella montagna, ma attaccarla, ferirla, ucciderla è l’unica cosa che sembra contare davvero.

Quello che Leone incontra è il condensato delle contraddizioni di un periodo storico che è anch’esso sul confine tra l’antico e il contemporaneo, tra il desiderio di essere nazione e la delusione di essere semplicemente uno Stato, tra la società agricola e quella industriale, tra il lavoro manuale e il delirio tecnico-scientifico… Un ingegnere divorato dal desiderio di compiere l’impresa, politici astratti e sognatori, anarchici, operai senza alternativa, le loro mogli… sono loro i personaggi di questa storia, un’unica squadra in lotta contro la montagna, simbolo di tutti i limiti imposti, in cui ogni conflitto si confonde (o si maschera?) con l’eterna incomprensibile lotta tra l’Uomo e la Natura. La vicenda di Leone prenderà un brutta piega: un incidente in galleria, una morte imprevista e una condanna da cui doversi discolpare.

Biglietti: €14 ed €12.

Per informazioni e prenotazioni:

www.mamimo.eventbrite.it, biglietteria@teatropiccolorologio.com, www.mamimo.it, 0522-383178, dal lunedì al venerdì, 9:30-13:30 e 14:30-18:30 e nei giorni di spettacolo.

Simplon è il nome di quel luogo in cui per millenni l’uomo ha valicato la frontiera naturale delle Alpi. Oggi, per noi, Simplon è al di là della linea di confine politico ma al di qua della cresta della montagna. È una materializzazione delle contraddizioni delle frontiere: per quanto vorrebbe essere “da qualche parte” esso, semplicemente, rimane sul confine…

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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