Rimini

Il cinema riminese dà l’addio a “Lello” Felici, lo storico proiezionista del Fulgor

Le parole del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad

RIMINI – È cresciuto tra le pellicole, in quel rito che si ripeteva ogni sera, ogni giorno, del buio della sala squarciato dalla luce che usciva dalla cabina fino a diventare magia sul grande schermo. Una vita per il cinema quella di Raffaello Felici, l’ultimo proiezionista della città, il proiezionista del cinema Fulgor, di cui oggi Rimini piange la scomparsa.

“Lello” aveva iniziato giovanissimo a montare pellicole, nell’immediato dopoguerra, e per generazioni di spettatori riminesi è stato il simbolo di un cinema fatto di passione e tecnica. Lo si poteva vedere in cabina, minuto e agilissimo, sollevare e giuntare le enormi “pizze” in cui erano impressi i film, elemento imprescindibile di quella catena di professioni del cinema oggi soppiantata dal digitale. Lello conosceva il segreto dei mascherini e l’arte raffinata di sfumare sui titoli di coda. Ha insegnato il mestiere a tanti e, in particolare, a suo figlio Gigi, che ne ha seguito l’esempio al Fulgor, in Cineteca e alla corte degli Agostiniani.

“Credo che siano pochi i riminesi che non abbiano visto almeno una volta nella propria vita un film proiettato da Raffaello Felici ed è per questo che può essere considerato parte per sempre della storia della nostra città e del suo cinema – commenta il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad – Una storia legata ad una professione ormai riservata a pochi, resa iconica da Philippe Noiret in ‘Nuovo Cinema Paradiso’, il capolavoro di Tornatore che rende immortale un mestiere fatto di passione e di maestria, di fatica e precisione. E tanto nella storia di Lello richiama il film di Tornatore, dall’amore per il cinema che diventa mestiere, alla voglia e la capacità di tramandare quella che è un’arte necessaria all’arte. Con “Lello” se ne va un simbolo di un modo di fare cinema reso ‘antico’ dall’inevitabile e necessario progresso della tecnologia, ma soprattutto di un modo di vivere l’esperienza in sala, fatta di condivisione, di rituali, di incontri. Lello, dalla sua cabina e con le sue ‘pizze’, non solo è stato testimone dei cambiamenti del costume del Paese, ma ne è stato protagonista, nel ruolo prezioso di artefice nascosto di quella magia che si rinnovava ogni qualvolta si spegnevano le luci in sala. A Lello va l’affettuoso ricordo della città e un messaggio di cordoglio alla famiglia”.  

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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