Festa della liberazione: una folla al corteo del 25 aprile

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RICCIONE (RN) – “La memoria che ci ricorda che da Auschwitz si usciva passando per un camino è una spina nel cuore ma serve a metterci in guardia, a fare restare scolpito dentro ognuno di noi dove porta la cultura dell’odio. Ci ricorda l’olio di ricino e il manganello, il delitto Matteotti e le leggi fascistissime, l’abolizione del diritto allo sciopero e le elezioni con la lista unica”. La sindaca Daniela Angelini, presiedendo per la prima volta le celebrazioni della Festa della Liberazione, ha ricordato le dolorose storie dei riccionesi sopravvissuti al nazifascismo: le sorelle ebree Luisa e Silvia Zaban e Athos Crudi. “Celebriamo oggi la fine di un tremendo capitolo della storia dell’umanità, le leggi razziali, i cartelli con scritto ‘vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei’, i treni per le deportazioni, i campi di concentramento, le torture. La fine del fascismo che fece tutto in nome del popolo. E contro i nemici del popolo. Un popolo che senza rendersene conto, senza cultura, senza più umanità, si era trasformato in un mostro”, ha detto in uno dei passaggi cruciali del suo intervento.

Il corteo, la poster art e i ragazzi delle scuole

La Cerimonia di celebrazione del 78° anniversario della Liberazione è partita dall’ingresso della Residenza comunale dove centinaia di partecipanti e le autorità civili e militari hanno trovato le opere iniziali di una mappa fotografica fatta di ritratti, scorci, sguardi e stralci di album e di diari voluta dal Comune di Riccione per mantenere viva la memoria della Resistenza. Attraverso il progetto di poster art “L’Italia che non ha paura”, Riccione con l’arte pubblica ha voluto offrire una preziosa opportunità di riflessione collettiva, sui valori cruciali della cultura, della pace e della giustizia.

Il nutrito corteo partito dal Municipio, seguito dall’accompagnamento musicale del Corpo Bandistico di Mondaino e da tutto il mondo dell’associazionismo locale, Anpi (associazione nazionale partigiani) in testa, ha raggiunto il monumento dei Caduti di tutte le guerre in viale Vittorio Emanuele II dove è stata deposta una corona di alloro. Una seconda corona è stata deposta alla statua in memoria di Salvo D’Acquisto. Sfilando lungo viale Ceccarini, il corteo del 25 aprile ha raggiunto il giardino del Centro della Pesa dove la cerimonia si è conclusa con gli interventi delle autorità – la sindaca Daniela Angelini, la vicesindaca Sandra Villa e il presidente dell’Anpi di Riccione Danilo Trappoli – con le musiche a cura degli alunni delle Scuole secondarie di primo grado Geo Cenci sezione musicale di viale Einaudi e le letture a cura degli studenti del Liceo Volta – Fellini e del Savioli di Riccione. Nel giardino del Centro della Pesa è stata allestita un’esposizione temporanea dell’opera artistica intitolata Totem della pace di Lorenzo Canducci.

Il programma del pomeriggio

Le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione proseguono nel pomeriggio di martedì: alle ore 16.00, la Sala Granturismo di piazzale Ceccarini ospita il saggio degli allievi della scuola di cultura musicale Musicantiere (associazione nata con l’intento di promuovere la cultura della musica in tutte le forme, divulgando anche gli aspetti storico sociali collegati) dal titolo Canzoni contro la guerra, canzoni di libertà, un concerto di brani rock popolari. La selezione spazia dai pezzi classici della musica italiana, tra cui Generale di Francesco De Gregori e La guerra di Piero di Fabrizio De André, a quelli internazionali come Blowin’in the Wind di Bob Dylan.

Le celebrazioni del 78° anniversario della Liberazione si chiudono con la mise en éspace dell’associazione Il Tassello Mancante, dal titolo Memorìa. Il silenzioso urlo dell’umanità ai tempi del Terzo Reich, alle ore 21 alla Granturismo (ingresso libero).

Memorìa rappresenta le scene di quotidianità e follia durante gli anni della dittatura nazista, l’amplificazione della miseria umana e delle atroci meschinità inflitte in nome di una malsana ideologia, per indurre lo spettatore a riflettere sulle tematiche che trovano terreno fertile in ogni forma di totalitarismo, dalla paura, al tradimento, all’irragionevolezza, soffocando le libertà e manipolando la coscienza di massa. Lo spettacolo assume, dunque, un significato ancora più profondo, nel giorno della festa nazionale della Repubblica Italiana a ricordo della fine del nazifascismo. Il Tassello Mancante – associazione composta da giovani artisti che hanno dato vita a progetti attingendo dalle più svariate espressioni artistiche – indaga sull’umana esistenza per fare cultura, interessare i giovani, ricordare con la lettura scenica di Memorìa che la manipolazione delle idee può ancora riprodursi nella società, soprattutto per non dimenticare.

Il discorso di Daniela Angelini, sindaca di Riccione, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione dell’Italia.

«Ripenso a mia madre, poveretta, a cui era stato asportato un seno, costretta a spogliarsi all’arrivo ad Auschwitz e poi a marciare nuda verso le docce. Verso il gas. Tutti condannati a morte senza neanche saperlo. E ripenso, conoscendola e ricordandola, a quanto debba aver sofferto in quel momento, mostrandosi davanti a tutti con un solo seno, come se si stessero prendendo la sua dignità appena prima della sua vita, umiliandola in quel modo, come se l’avessero uccisa ancora prima del gas. E’ questo il dolore tremendo del nostro ricordo, che ci tormenta ogni volta che ci pensiamo, che si rinnova ogni giorno. Purtroppo è successo. Davvero».
Nel giorno in cui ho l’onore di presiedere per la prima volta le celebrazioni per la Festa della Liberazione mi sono tornate alla mente le parole di Luisa Zaban, maestra elementare ebrea sopravvissuta insieme alla sorella Silvia alle persecuzioni dei nazi-fascisti. Nel settembre del 1943 la madre di Luisa e Silvia decise di sacrificare la propria vita mettendo in salvo le figlie, caricandole sull’ultimo treno senza il controllo tedesco.
Scomparse entrambe, Silvia nel 1997 e Luisa nel 2008, hanno speso la propria vita a insegnare ai bambini delle scuole di Riccione e a raccontare la mostruosità dell’Olocausto che dovettero subire: 21 componenti della famiglia, che all’epoca viveva a Trieste, catturati e deportati ad Auschwitz, soltanto due sopravvissute, loro due.
Testimonianze preziose come quelle di Luisa e Silvia sono andate perdute e quelle che restano corrono il rischio di non essere prese sul serio. Mi viene in mente un altro riccionese, Athos Crudi, deportato in Polonia e costretto a un anno e mezzo di lavori forzati: aveva smesso di raccontare la sua storia perché sentiva di non essere creduto. L’atrocità fa paura ma non può essere negata. Va ricordata.
Viviamo in un periodo storico molto particolare, quello dei social, della post-verità, in cui anche una verità assoluta, la Shoah, sei milioni di ebrei ammazzati, diventa relativa, un’opinione. Il fascismo diventa un’opinione e fa anche cose buone. Sono stata personalmente a Dachau e Mauthausen e credo che i brividi che ho provato allora – e che riprovo ogni volta che ci ripenso – siano necessari.
La memoria che ci ricorda che da Auschwitz si usciva passando per un camino è una spina nel cuore ma serve a metterci in guardia, a fare restare scolpito dentro ognuno di noi dove porta la cultura dell’odio. Ci ricorda l’olio di ricino e il manganello, il delitto Matteotti e le leggi fascistissime, l’abolizione del diritto allo sciopero e le elezioni con la lista unica.
Celebriamo oggi la fine di un tremendo capitolo della storia dell’umanità, le leggi razziali, i cartelli con scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”, i treni per le deportazioni, i campi di concentramento, le torture. La fine del fascismo che fece tutto in nome del popolo. E contro i nemici del popolo. Un popolo che senza rendersene conto, senza cultura, senza più umanità, si era trasformato in un mostro.
Celebriamo la Liberazione, la Libertà grazie all’Azione, al sacrificio di chi ha fatto la Resistenza. Rendiamo onore a chi una mattina si è alzato, ha trovato l’invasore ed è morto da partigiano. Partigiano sì, di parte, dalla parte giusta.
Diciamo grazie e non smetteremo mai di farlo ai ragazzi e le ragazze di allora che hanno combattuto e ci hanno regalato la libertà, segnando l’inizio della Repubblica Italiana, scrivendo insieme la Costituzione. Ci hanno regalato la democrazia, un bene fondamentale che oggi troppo spesso diamo per scontato, come facciamo con l’aria che respiriamo. La democrazia è un regime politico particolarmente esigente: non è scontata né dovuta. Va conquistata e difesa. Pretende educazione alla libertà. Necessita di una responsabilità a carico di ciascuno. Perché in ballo c’è davvero tutto.
Dobbiamo averne piena consapevolezza oggi. Non possiamo vanificare il sacrificio di chi ci ha liberati dal fascismo. Non viviamo in un presente perfetto: i diritti delle persone vengono minacciati anziché garantiti, ci sono intolleranza alla diversità, esclusione, cultura dell’odio, razzismo.
Prendo a prestito le parole di Staffette in bicicletta che Vinicio Capossela ci ha fatto ascoltare domenica: dobbiamo essere “baluardo di civiltà, testimoni di umanità”.
E dobbiamo farlo ora e sempre perché, come ci ha detto l’altra sera Alessandro Bergonzoni, “a forza di accontentarsi si muore”.
Viva l’Italia viva e libera
Viva Riccione
Viva le donne e gli uomini della Resistenza
Viva la Liberazione