Cesena

Cesena, Giorno della Memoria e pietre d’inciampo (FOTO)

Assessore Verona “Chi parla di dimenticanze dimostra di non aver colto il vero senso della Settimana di eventi proposta dal Comune”

CESENA – Costruire la memoria significa soffermarsi a riflettere su quello che è stato, cercando di individuare le soluzioni migliori per tramandare la storia. Costruire la memoria vuol dire innanzitutto abbattere quel muro di negazionismo che assume delle dimensioni sempre più spaventose nella nostra società perché non venga mai meno la consapevolezza, la coscienza nell’agire, la responsabilità nei confronti degli altri, la necessità di difendere i diritti e la dignità che sono il vero patrimonio della nostra umanità. Nel corso di questi giorni, a partire da venerdì 22 gennaio, fino a sabato 30, abbiamo creato un vero e proprio percorso della memoria proponendo alla città una fitta sequenza di focus di approfondimento e di iniziative atte a conoscere meglio la storia delle famiglie ebraiche deportate da Cesena tra il 1943 e il 1944 e, più in generale, il contesto storico in cui si inseriscono la promulgazione delle leggi razziali, il secondo conflitto mondiale e la lotta per la liberazione dall’oppressione nazifascista. Grande è la soddisfazione dell’Amministrazione comunale che non solo ha potuto contare su una squadra di giovani validi e preparati ma ha ottenuto anche ottimi riscontri da parte della città. In queste ore infatti sono molteplici le richieste di condivisione della propria storia pervenute dai cesenati che hanno vissuto gli anni della guerra e della Ricostruzione democratica del nostro Paese. Abbiamo dato vita a una rete generazionale della memoria che certo non vedrà il suo epilogo questo sabato ma proseguirà nei prossimi mesi. Siamo infatti impegnati sin d’ora nella progettazione di un progetto pilota finalizzato alla creazione di una vera e propria banca dati della memoria che potrebbe basarsi sulle testimonianze di oltre 1.000 cesenati nati tra il 1920 e il 1930.

Tornando alla Settimana della Memoria 2021 basterebbe concentrarsi sul sottotitolo “Aspettando le pietre d’inciampo” per comprendere che tutte le iniziative proposte (una audio-mostra itinerante, tre dibattiti con autori e studiosi, un focus con i discendenti diretti delle famiglie deportate, post di analisi e di approfondimento sui canali di comunicazione dell’Ente e della Biblioteca Malatestiana, tour virtuali a cura di Ert Fondazione, incontri con le scuole con Casa Bufalini, e altre presentazioni del Centro Pace e dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Forlì-Cesena) hanno un’unica finalità: preparare il terreno alla collocazione di questi “blocchetti d’ottone”, ne abbiamo ordinati 9, davanti all’ingresso delle abitazioni delle persone arrestate e deportate. Già il 14 gennaio 2020 la segreteria dell’artista tedesco Gunter Demnig ha comunicato ai nostri uffici che le pietre sarebbero state consegnate alla nostra città tra il 2021 e il 2022. Più tardi, con una comunicazione del 31 luglio 2020, siamo stati informati che, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, la consegna avrebbe subìto dei ritardi.

Ricordare l’Olocausto è necessario e doveroso per costruire il futuro. A tal proposito, gli incontri con gli studiosi Massimo Bucciantini e Carlo Saletti, che ringrazio per la loro partecipazione al nostro calendario di iniziative, e il documentario “Li hanno portati via”, risultano fondamentali per avviare una riflessione su due fronti: il pericolo del negazionismo e la scomparsa graduale di testimoni diretti. La partecipazione attiva della cittadinanza e degli studenti ci fa capire che la città ha accettato di entrare a far parte di questo percorso della memoria che non è indebolito da alcuna “dimenticanza” e da alcuna “imbarazzante amnesia di una classe politica”. Cesena doveva ricordare e lo sta facendo. Le sterili polemiche di chi crea divisioni davanti a un giorno così importante le rimandiamo al mittente invitandolo a recuperare tutti i momenti proposti dal 22 gennaio e a prendere parte ai restanti.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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