Cesena, “Arpad Weisz, una storia di sport e razzismo” oggi l’inaugurazione (FOTO)

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Sabato 8 febbraio alle ore 17.00 alla Galleria Pescheria sarà inaugurata la mostra sull’allenatore ebreo ungherese morto ad Auschwitz

CESENA – Cesena ripercorre la storia dell’allenatore ungherese ebreo Arpad Weisz, vincitore di uno scudetto con l’Inter (1930) e di due con il Bologna (1936 e 1937), che fu allontanato dall’Italia nel 1938 per le leggi razziali scomparendo insieme alla famiglia ad Auschwitz nel 1944. Poco nota al grande pubblico e riportata alla luce in tempi recenti, la storia dell’allenatore ebreo ungherese, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria 2020, diventa una mostra che resterà aperta al pubblico nella Galleria Pescheria da sabato 8 febbraio a domenica 8 marzo. L’esposizione è promossa dal Comune di Cesena in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Forlì-Cesena e ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani, gli appassionati sportivi e non, alla drammatica persecuzione nazista di cui lo stesso Weisz fu vittima ad Auschwitz nel 1944.

Le suggestive tavole illustrate tratte dal volume di Matteo Matteucci, Arpad Weisz e il Littoriale (Bologna, Minerva 2017) raccontano le vicende calcistiche e storiche tra gli anni Venti e Trenta prima a Milano e poi a Bologna, dove nel 1926 si inaugura lo Stadio, alla presenza di Mussolini. La storia personale di Weisz – rivelata anni fa dal magistrale lavoro di ricerca di Matteo Marani, autore del fondamentale “Dallo scudetto ad Auschwitz” (2007) – corre in parallelo con quella professionale di calciatore esperto e allenatore carismatico: Weisz mostra grande perspicacia nelle strategie di gioco, empatico e comunicativo con le sue squadre, sempre e comunque appassionato. La straordinaria carriera prima a Milano poi a Bologna, dove arriva nel 1935 con la moglie Elena e i figli Roberto e Clara, si interrompe bruscamente nel gennaio del 1939, quando, a seguito delle leggi razziali del 1938, i Weisz sono obbligati a lasciare l’Italia e cercano riparo a Parigi. Ma la Francia non può offrire loro sicurezza e stabilità. Nel febbraio del 1939 Arpad arriva in Olanda, nella cittadina di Dordrecht, dove la squadra di calcio locale necessita di un allenatore per evitare la retrocessione. La vita sembra ripartire, anche se i Weisz non dimenticano l’Italia e Bologna. Ma anche nell’Olanda occupata dall’esercito tedesco iniziano le discriminazioni degli ebrei e le deportazioni.

Le SS arrestano la famiglia Weisz nell’agosto 1942: Elena, Roberto e Clara, deportati ad Auschwitz, vi trovano subito la morte. Arpad passa prima da un campo di lavoro in Alta Slesia, poi ad Auschwitz dove muore di stenti il 31 gennaio 1944.

L’esposizione, aperta al pubblico fino all’8 marzo prossimo, sarà inaugurata sabato 8 febbraio alle 17 alla presenza dell’Assessore alla Cultura e all’Inclusione Carlo Verona, dell’Assessore allo Sport Christian Castorri, della Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea Forlì-Cesena Ines Briganti, di Vincenza Maugeri, Direttrice del Museo Ebraico di Bologna, di Roberto Mugavero, editore Casa Editrice Minerva, di Matteo Matteucci, autore della graphic novel Arpad Weisz e il Littoriale.

Durante il periodo della mostra sarà possibile per le scuole prenotare visite guidate inviando una mail a didattica@comune.cesena.fc.it.