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Caso Luxuria-Sanremo

La risposta del Festival della Canzone Cristiana: “Noi fautori, attraverso la musica, della pedagogia dell’Amore e dell’accoglienza”

SANREMO – “Il Cristian Music Festival, Festival della Canzone Cristiana, non è solo un Festival musicale. Certamente si prefigge come missione principale quella di diffondere la musica e la canzone Cristiana in Italia e nel mondo, ma in modo differente rispetto ad altre iniziative analoghe. Diversi sono stati, nel corso degli anni, i tentativi di divulgare ad ampio raggio la canzone Cristiana, sicuramente encomiabili, tuttavia non così penetranti da sortire l’effetto sperato di introdursi nel tessuto musicale in modo incisivo e duraturo. Difatti, la musica Cristiana, almeno in Italia, è ancora poco conosciuta” lo affermano all’unisono l’ideatore è Direttore artistico Fabrizio Venturi e il Direttore della Comunicazione Biagio Maimone, i quali aggiungono: “Per fare in modo che la canzone Cristiana possa raggiungere ampie fasce di popolazione è necessario condurla fuori dal chiuso di una concezione che la relega in uno spazio inficiato da preconcetti e stereotipi, nonché moralismi di vario genere. La canzone Cristiana dovrà, pertanto, aprirsi alla condivisione e, perché no, alla fusione con altri stili musicali, come la musica leggera, il pop, il funk, evitando, in tal modo, di essere ghettizzata in una nicchia, che è destinata a pochi, ossia a coloro che sono al servizio di una causa di carattere religioso. La musica Cristiana deve poter esprimere il volto della nostra società nelle sue molteplici sfaccettature ed entrare nel percorso storico, ossia nei processi che si prefiggono la realizzazione di una realtà sorretta dal dialogo e dall’accettazione delle differenze. La musica Cristiana, in definitiva, deve aprire le sue porte al mondo laico, senza ovviamente tralasciare il sentimento della fede Cristiana. Per poter condividere gli spazi di altri stili musicali occorre introdursi nella società, abbattere molte barriere, divisionismi e molte discriminazioni sociali ed anche religiose. La musica Cristiana, per essere conosciuta, deve penetrare nel vissuto quotidiano ed instaurare un rapporto con la società, nel suo complesso, nonché analizzare i processi ed il mutamento della società, dei suoi costumi e del modo di vivere la sessualità, sempre aderendo ai principi dell’etica e del rispetto degli altri. E’ irrimandabile l’impegno, da parte di coloro che si occupano della canzone Cristiana, di rivolgersi a tutti e a coloro che, da esclusi, il divenire storico sta introducendo nel contesto della società, facendoli divenire attori e soggetti della nostra epoca, al pari di quanti, da sempre, vivono l’inclusione.

Il nostro, a differenza di altri festival Cristiani, può definirsi un progetto di vita, una rivoluzione identitaria che afferma la pedagogia dell’amore e dell’accoglienza, attribuendo alla fede Cristiana il suo autentico valore primigenio, smarritosi con il passare dei secoli. Nessuno è escluso dal progetto divino, che è un progetto di amore e di accoglienza, nonché di fratellanza umana.

Gesù nel Vangelo esorta, in continuazione, ad aprire i nostri cuori. Ed è questo il messaggio che il nostro Festival si prefigge di veicolare. Aprire i nostri cuori alla Pace, alla Fratellanza Umana, al diritto all’amore di ogni essere umano, al dialogo tra persone che vivono la propria vita ispirandosi a filosofie che ci appaiono lontane dalla nostra visione della realtà. Occorre, inoltre, sottolineare che il Cristianesimo è la filosofia della libertà, ossia della libertà di scegliere, di accogliere, di riflettere, di credere, di porre in discussione ogni verità preconcetta, di vivere come soggetto pensante e non come schiavo di ideologie e dogmi che ingabbiano la mente umana in schemi che lo allontanano dalla verità e dalla conoscenza reale della vita e dell’essere umano, la cui identità si esprime in multiformi diversità, ognuna degna di essere accolta come bene prezioso. Il messaggio Cristiano è, senz’altro, un messaggio provocatorio per chi è chiuso negli schemi di una pseudo-verità, che seleziona gli esseri umani secondo principi razzistici, in cui il bene ed il male sono assoggettate ad una logica che esclude e che non include, che non comprende che le diversità sono state create da Dio e, come tali, devono essere considerate dono da accogliere come valore inestimabile e sacro. Il male consiste nel danneggiare gli altri, non certamente vivere una diversità biologica, che deve potersi esprimere nell’ampio tessuto della vita umana. Il nostro messaggio è e sarà quello di Cristo, ossia aprire i nostri cuori: tale messaggio, mai come ora, è così pregnante. Occorre aprire i nostri cuori alla Pace e all’amore, perché viva l’armonia universale e vivano i diritti civili ed umani di ogni persona, nessuna esclusa”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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