Assolta a larga maggioranza la Romagna delle 5 marce su Roma

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Processo 10 agosto a San Mauro Pascoli. Il verdetto del pubblico: 414 voti contro 188

SAN MAURO PASCOLI (FC) – Romagna assolta a larghissima maggioranza: 414 voti per la difesa (guidata dal giornalista Stefano Folli), 188 per l’accusa (lo storico Roberto Balzani). A dirlo il tribunale popolare di San Mauro Pascoli nel tradizionale processo organizzato da Sammauroindustria. Imputata la Romagna che per cinque volte ha marciato su Roma alla conquista del potere. Al Presidente del Tribunale, Miro Gori, non è restato altro che leggere il verdetto di assoluzione piena.

Serrato il dibattimento davanti a oltre 700 persone alla Torre pascoliana. Nuova la formula della serata aperta da due testimoni, gli storici Giovanni Brizzi e Fulvio Cammarano, che hanno inquadrato il periodo storico dei cinque “marciatori”: Brenno, Cesare, Sercognani, Garibaldi, Mussolini.

Brizzi ha parlato delle due marce dell’antichità. “La marcia di Brenno verso la fine del 300 a.c. ha contorni leggendari, ammantata di un’aura di sogno e magia che la rende particolarmente suggestiva. L’altra marcia, di Cesare su Roma, è più definita e ha risvolti più ampi, coinvolgendo un entroterra che tocca non solo l’intera Cisalpina, ma la Gallia comata, che ospita le legioni di Cesare. E soprattutto è un evento di portata mondiale per gli echi che ancora oggi persistono”.

A tratteggiare l’età contemporanea, Cammarano. “Le marce su Roma in età contemporanea – quella anti papalina del 1831 del generale Sercognani, il convergere dei garibaldini alle porte della città nel 1867 e la marcia su Roma dei fascisti nel 1922 – rappresentano un simbolo piuttosto significativo di alcune permanenze della storia dell’Italia tra XIX e XX secolo. La diversità delle fasi, degli obiettivi e dei protagonisti nulla toglie alla forza dell’immaginario che vede nella città eterna il perno di un sistema di potere da smantellare e rifondare. Una fantasia che ha sempre esercitato un fascino particolare in diverse generazioni di romagnoli che in proporzioni e ruoli diversi risultano sempre in prima fila nei tentativi di ‘occupare’ Roma”.

A lanciare bordate accusatorie contro la sete di potere della Romagna è stato lo storico Roberto Balzani. “La Romagna ha avuto un rapporto di amore-odio permanente con Roma: oggetto del desiderio di conquista, luogo da purificare dai mali corrotti. Cinque marce in oltre 2000 anni sono un record assoluto nella storia”. E sull’ultima marcia mussoliniana. “Il precursore delle marce è stato D’Annunzio a Fiume. Mussolini ben si guarda dal citarlo e rifarsi alla sua esperienza. Tant’è che collegherà la sua marcia a quella di Garibaldi e Cesare, in particolare di quest’ultimo”. Infine l’atto d’accusa: “La Romagna è colpevole di immaginare un’Italia diversa e di essere lei la purificatrice. È colpevole di credere che Roma possa essere diversa da quella che è. È colpevole che con la forza si possa conquistare il potere e redimere il popolo”.

Non ha concordato con questa impostazione il difensore Stefano Folli. “Senza l’apporto della Romagna non avremo avuto il Risorgimento. C’è un fondo ribellistico nell’animo romagnolo che percorre tutta la storia della regione e non può essere disgiunto da antiche condizioni di povertà e di emarginazione. Non solo: la Romagna è stata il crocevia di tutti i principali eventi storici del nostro Paese, dando un contributo fondamentale. Alle 5 marce aggiungerei altri significativi eventi: la Repubblica Romana, che ha visto un apporto fondamentale di questa terra; la Settimana rossa del 1914 che vide protagonisti Nenni e Mussolini; la seconda guerra mondiale con il suo contributo alla Resistenza; il secondo dopoguerra con la Costituzione e la Repubblica. Per questo, e tanto altro, deve essere assolta”.
Appello che è stato raccolto dal pubblico che ha votato per una netta assoluzione.