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A Marco Biagi la cittadinanza onoraria di Modena

Ph©Elisabetta Baracchi

Sabato 19 marzo, a vent’anni dall’agguato terroristico in cui fu ucciso, il Consiglio comunale ha votato il conferimento postumo. Interventi di Muzzarelli, Bianchi, Poggi

MODENA – Marco Biagi è cittadino di Modena. Sabato 19 marzo, a vent’anni dall’agguato terroristico in cui venne ucciso, il Consiglio comunale ha conferito, con voto unanime, al professore di Diritto del lavoro dell’Università di Modena la cittadinanza onoraria “post mortem”, consegnando nelle mani della moglie Marina Orlandi Biagi e del figlio Francesco le chiavi della città. La cerimonia si è svolta nel corso di un Consiglio comunale straordinario che si è svolto nell’Auditorium della Fondazione intitolata al professor Biagi e che si è aperto con la deposizione di una corona alla lapide del professore, in largo Marco Biagi.

All’iniziativa, promossa congiuntamente dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli, dal presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, dal rettore di Unimore Carlo Adolfo Porro e dalla Marina Orlandi Biagi, presidente della Fondazione dedicata al marito, sono intervenuti anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e il professor Enrico Traversa, docente dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze politiche e sociali), amico e collaboratore di Biagi sui temi del diritto del lavoro in chiave europea.

Marco Biagi, ha detto il sindaco Muzzarelli presentando la delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria, “ha dato un formidabile contributo all’elaborazione di nuove prospettive per lo sviluppo del mercato del lavoro e delle relazioni industriali, per la realizzazione di riforme condivise dalle parti sociali, per la crescita civile del Paese e ha pagato con la vita l’impegno a contribuire con le sue idee e ricerche al cambiamento del mercato del lavoro in Europa. Biagi – ha sottolineato il sindaco – aveva intuito prima di altri che il mondo del lavoro si trovava davanti a un’epoca in cui sarebbe cambiato tutto, come è avvenuto infatti. Con coraggio, sfidando critiche e accuse feroci, ha provato a trovare soluzioni e risposte. Voleva proteggere dalla precarietà non favorirla”. Muzzarelli ha proseguito ricordando che Marco Biagi era “un uomo di dialogo, un docente che amava l’insegnamento e il confronto con gli studenti. Uno studioso che approfondiva i temi della sua disciplina avvertendo che l’equilibrio mirabile disegnato dalla Costituzione richiede che ci si preoccupi di evitare che nascano ferite nella coesione sociale e di intervenire per sanarle qualora si verificassero. I brigatisti lo hanno ucciso nel loro folle disegno di esasperare le contrapposizioni e le tensioni: chi si preoccupava di cucire, legare, far crescere la coesione era considerato, infatti, un ostacolo”.

Nel suo intervento, il ministro Bianchi ha sottolineato come Marco Biagi “sia stato sempre coerente in tutto il suo lavoro: aveva la capacità di cogliere la trasformazione dei sistemi, del lavoro come della società, e di capire, comparando contesti diversi, come si evolvevano gli strumenti per garantire la tutela dei diritti dei lavoratori. Bisognava capire come esplorare il presente e trovare gli strumenti per gestire il futuro. Lui lo ha fatto, volendo difendere la dignità di tutti i tipi di lavoro e come tutti i riformisti si è trovato solo. Ora noi – ha proseguito il ministro – dobbiamo proseguire nell’opera di costruire le condizioni perché i nostri figli possano svolgere con dignità lavori di cui noi ora non sappiamo nemmeno il nome; dobbiamo avere la dignità di essere un paese che ha il coraggio di fare scelte impopolari per raggiungere questo obiettivo”. Il ministro ha sottolineato, quindi, che la scuola “non dovrebbe solo insegnare discipline, ma restituire ai professori la dignità di ‘maestro’, con la capacità di dare le competenze per vivere insieme, fare comunità, accogliere chi parla lingue diverse. Biagi era un maestro, aveva la capacità di esplorare il presente per preparare il futuro. Sta a noi, ora, riprendere quella bici e proseguire la sua strada”.

Aprendo la seduta, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi ha portato la suggestione dell’opera di Marco Biagi come “un processo di cambiamento strutturale, indispensabile per dare a un sistema sociale ed economico un nuovo equilibrio e una nuova armonia sociale. Quello che oggi proviamo a fare, su un altro piano, con la transizione ecologica”: Poggi ha ricordato anche come queste transizioni non vivano solo di processi, tecniche e tecnologie, ma di visione e di ottimismo ideale e intellettuale come quello che aveva, appunto, Marco Biagi”.

Marco Biagi è stato assassinato, mentre rientrava a casa a Bologna, la sera del 19 marzo del 2002 da un commando di terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse. A Modena insegnava Diritto del lavoro alla facoltà di Economia di Unimore. Consulente giuridico, con diversi incarichi governativi, è uno dei principali ispiratori della riforma del diritto del lavoro varata l’anno successivo alla sua morte.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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