Incontro con Federico Fanti, ricercatore dell’Alma Mater in Paleontologia dei vertebrati, per “una spedizione” verso il Nemegt, tra le popolazioni nomadi, paesaggi incontaminati, cieli infiniti e dinosauri. Un viaggio per mostrare come si può imparare dal passato il funzionamento della Terra oggi
L’evento, che prevede anche gli interventi del prof. Roberto Balzani, Presidente Sistema Museale di Ateneo, e del prof. Alessandro Gargini, Direttore Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali Unibo, cercherà di rispondere ad alcune domande: esiste ancora qualcosa da esplorare, luoghi e storie da raccontare senza usare la tecnologia? Perché si cerca ancora di capire fenomeni accaduti nel passato, in un mondo distante e diverso dal nostro?
Una risposta si può trovare nelle spedizioni che attraversano il cuore dell’Asia, alla ricerca di resti fossili custoditi nel Deserto del Gobi in Mongolia. L’esplorazione, quella vera, porta un gruppo di ricercatori a investigare una stranezza scientifica, ossa radioattive, per ottenere informazioni sull’evoluzione delle forme di vita, degli ecosistemi che li ospitavano e in ultimo per formare il primo metodo scientifico che contrasti il mercato nero dei fossili.
Ma nessun traguardo scientifico è tale se non è davvero condiviso e reso chiaro a tutti, e da queste basi parte la volontà di dimostrare perché la ricerca sul terreno sia ancora oggi uno strumento fondamentale.
Tra pochi mesi, infatti, un team internazionale guidato da Federico Fanti (BiGeA – National Geographic Explorer) viaggerà verso una remota località del Deserto del Gobi chiamata Gurliin Tsaav. Proprio dalle rocce che affiorano in quest’area sono stati recuperati decine di scheletri di dinosauri, ma molto più numerosi sono quelli sottratti illegalmente.
Nonostante la sua unicità, Gurliin Tsaav – come molte delle località fossilifere della Mongolia – quasi non esiste sulle mappe. Da qui, il team viaggerà attraverso le Montagne dell’Altai verso il Nemegt, il cuore della paleontologia della Mongolia.
La spedizione (unica a coordinazione Italiana) fa parte del progetto “Geochemical fingerprinting of Gobi Dinosaurs; a novel tool for countering the illegal trade of Asian fossils”, il primo al mondo che mira a combattere con la scienza il mercato nero dei fossili. Il metodo testato dopo la prima campagna del 2016, finanziata dal Sistema Museale di Ateneo e da National Geographic, si è dimostrato efficace, ed è oggi disponibile a ricercatori e istituzioni di tutto il mondo che lavorano per bloccare il contrabbando di fossili.
Maggiori informazioni:
http://www.sma.unibo.it/it/agenda/i-draghi-delle-montagne-d2019oro-incontro-pubblico
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