Raccolti per la prima volta i dati complessivi dei centri per uomini maltrattanti in Emilia Romagna

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BOLOGNA – Disertare il patriarcato.

Il 14 e 15 gennaio si svolgerà online il convegno finale del progetto “Move on” per raccontare il lavoro con gli uomini autori di violenza nelle relazioni di intimità e lanciare la Rete della Regione Emilia Romagna dei Centri del privato sociale per uomini autori di violenza.

Quanto è efficace il lavoro dei centri per uomini che agiscono violenza contro le donne? Qual è la molla che fa scattare un vero cambiamento negli uomini che si rivolgono a questi centri? Le politiche, le leggi, le norme penali degli ultimi anni che impatto hanno avuto sul fenomeno strutturale della violenza maschile contro le donne? Lavorare con i singoli uomini in che modo può contribuire al cambiamento culturale necessario per debellare la violenza di genere?

Di tutti questi temi si discuterà giovedì 14 e venerdì 15 gennaio durante il convegno online “Disertare il patriarcato. Per un nuovo patto di civiltà tra uomini e donne”, organizzato dall’Associazione Senza Violenza di Bologna in collaborazione con l’Ufficio Pari Opportunità e tutela delle differenze del Comune di Bologna, Casa delle donne, ASP Città di Bologna e ASC InSieme, con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono già oltre 140 le iscrizioni da tutta Italia. Un’occasione importante anche per presentare, per la prima volta, i dati totali dei 9 centri regionali.

I risultati del progetto Move on

Il convegno presenterà i risultati finali del progetto MOVE ON – Ampliare, potenziare e monitorare gli interventi diretti a uomini autori di violenza contro donne partner ed ex partner nel contesto del lavoro di rete. Il progetto, incentrato sulla stretta collaborazione con i Centri antiviolenza femministi e sul principio della responsabilizzazione degli uomini per promuovere un cambiamento sociale e culturale diffuso, in 2 anni ha permesso a Senza Violenza di Bologna, capofila regionale, di ottenere una serie di risultati significativi. Da un lato infatti il centro, che dal 2017 accoglie in città uomini autori di violenza verso donne partner o ex-partner, ha ampliato la sua visibilità grazie a una campagna di comunicazione realizzata alla fine del 2019, che ha determinato nell’anno successivo un aumento del 28% dei contatti per richieste d’aiuto e informazioni legate a situazioni di violenza. Contemporaneamente, grazie alla formazione e alla supervisione degli operatori e delle operatrici, è stata potenziata l’attività del centro, con l’introduzione dei percorsi di gruppo e l’allargamento degli orari di apertura, anche nella forma dell’accoglienza telefonica (linea telefonica attiva dal lunedì al mercoledì dalle 13:30 alle 20:30). Inoltre è stato svolto un importante percorso formativo che ha coinvolto più di 100 operatrici e operatori dei servizi sociali ed è stata sperimentata una scheda di monitoraggio comune a diversi Centri rivolti a uomini autori di violenza, anche al fine di analizzare il problema dell’abbandono in itinere dei programmi.

I dati della Rete Regionale

Il convegno sarà l’occasione per lanciare la Rete regionale dei centri del privato sociale per uomini autori di violenza, di cui fanno parte, oltre a Senza Violenza di Bologna, il C.A.M. (Centro Uomini Maltrattanti) Di Ferrara, il CIPM (Centro Italiano per la promozione della mediazione) di Piacenza e Reggio Emilia, il CTM (Centro Trattamento Uomini Maltrattanti) di Forlì e Reggio Emilia, Associazione DireUomo – Spazio ascolto maltrattanti di Rimini, M.UO.VITI (Mai più Uomini Violenti) di Ravenna e Faenza, il SUM (Servizio Uomini Maltrattanti) di Reggio Emilia.

I 9 centri del privato sociale (più del 50% dei 16 soggetti attivi sul territorio emiliano-romagnolo nel lavoro con uomini che usano violenza, secondo i dati del Rapporto 2020 dell’Osservatorio Regionale sulla violenza di genere), accolgono annualmente più del 60% degli uomini che in regione chiedono aiuto per porre fine ai propri comportamenti violenti.

Secondo i dati raccolti da Senza Violenza tramite la scheda di rilevazione messa a punto nell’ambito del progetto Move On, nel 2020 sono 153 gli uomini che per la prima volta si sono rivolti ai centri per uomini che agiscono violenza della rete del privato sociale. Sommandoli a quelli in percorso da anni precedenti (142), si arriva a un totale di 295 uomini in trattamento (che hanno fatto almeno un colloquio personale o lo hanno chiesto) in uno dei centri della rete regionale. Nella quasi totalità dei casi si tratta di uomini che avevano già usato violenza. Dal punto di vista motivazionale, nel 19,1% dei casi il contatto del centro è una iniziativa diretta dell’uomo, nel 45,4% dei casi il contatto avviene a seguito di “pressioni” che hanno a che fare con la giustizia: dalla prescrizione di un magistrato, all’indicazione di un avvocato o del personale carcerario o delle forze dell’ordine; nel 13,1% dei casi dai servizi socio-sanitari; negli altri casi dalla partner o ex partner o da familiari e molto sporadicamente dall’associazionismo. Ma qual è il profilo di questi uomini che hanno intrapreso un percorso di possibile cambiamento? Gli uomini che si sono rivolti per la prima volta ad un centro del privato sociale nel 2020 hanno un’età media di 40 anni, sono italiani nel 71,3% dei casi, sono in maggioranza coniugati o conviventi e hanno spesso (65,1%)  figli/e con la partner attuale.

I dati confermano inoltre che le situazioni di violenza agite dagli uomini accadono in maggioranza nelle relazioni intime: nel 65,3% dei casi infatti l’uomo che agisce violenza è il partner (coniuge, convivente, fidanzato o amante) e nel 12,4% l’ex partner; nel 6,7% dei casi si tratta di un familiare, più spesso il padre che agisce violenza verso le figlie o i figli. L’uomo è sconosciuto alla vittima della sua violenza solo nel 4,1% dei casi; nella stessa percentuale è un conoscente, mentre nell’1,7% è il datore di lavoro.

Modalità di partecipazione al convegno

Il convegno si svolgerà giovedì 14 gennaio dalle 14.30 alle 19.00 e venerdì 15 gennaio dalle 9.00 alle 13.30 sulla piattaforma Zoom (qui il format per l’iscrizione) e in diretta facebook sulla pagina dell’Associazione Senza Violenza www.facebook.com/senzaviolenzabologna.

La partecipazione al convegno è accreditata dall’OASER per 7 crediti formativi, di cui si può fare richiesta direttamente nel format di iscrizione.

Per gli interventi di ospiti internazionali, programmati nella mattinata di venerdì 15 gennaio, è prevista la traduzione simultanea su Zoom.

Ballarin-Creazzo-Pinto, foto-Roberta Sardi