Question Time, chiarimenti sull’apertura di un asilo nido nella Casa circondariale di Bologna

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BOLOGNA – L’assessora Susanna Zaccaria ha risposto questa mattina, in sede di Question Time, alle domande d’attualità del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico) e della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica) sull’apertura di un asilo nido nella Casa circondariale di Bologna.

La domanda del consigliere Errani:

“Vista la rassegna stampa in merito all’inaugurazione nella sezione femminile della Casa circondariale di Bologna, il 9 luglio, di un nido che potrà ospitare fino a due donne con figli. Considerando che, nel 2019, sono stati 15 i bambini entrati nelle carceri emiliano-romagnole (soprattutto Bologna e Ferrara), nel 2020 sono stati 11 e nel corso del 2021 sono già 4. Valutato che, l’ingresso di bambini nelle strutture penitenziarie è allarmante e incompatibile con i diritti sanciti dalla convenzione Onu sull’infanzia, essendo la situazione detentiva incompatibile con la vita di un bambino. Invita cortesemente il Sindaco e la Giunta: ad esprimere una valutazione politica sull’opportunità di realizzare una struttura esterna al carcere, così come prevede la legge Severino dell’8 marzo 2013 che chiede di evitare l’ingresso di bambini nelle strutture penitenziarie e definisce i requisiti delle case famiglia protette. Individuando, con urgenza, strutture sul territorio di Bologna che possano ospitare madri con bambini, anche in collaborazione con il privato sociale che già accoglie minori in difficoltà, per garantire un riferimento abitativo alle madri in esecuzione penale con bambini e un progetto educativo per la tutela dei diritti dei minori”.

La domanda della consigliera Clancy:

“Viste le notizie relative all’apertura di un asilo nido nella sezione femminile della Casa Circondariale di Bologna, con inaugurazione prevista venerdì 9 giugno; visto il parere negativo del Garante per le persone private della libertà personale del Comune di Bologna dott. Iannello e le affermazioni critiche in merito a questa scelta, definita come “anacronistica”, da parte del Garante regionale dott. Marighelli e della Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, dott.sa Garavini, accompagnati dalla richiesta di privilegiare l’accesso in case famiglia per le detenute con figli e dalla sollecitazione all’attivazione in questo senso da parte degli enti locali, tra cui il Comune di Bologna; pone, al Sindaco e alla Giunta, la seguente domanda di attualità per avere una valutazione politico-amministrativa sul tema; per sapere quali iniziative possa mettere in campo l’Amministrazione comunale per farsi parte attiva affinché vengano praticate soluzioni alternative all’ingresso in carcere di minori al seguito delle madri”.

La risposta dell’assessora Zaccaria:

“Grazie al consigliere Errani e alla consigliera Clancy che mi danno la possibilità di dire cosa penso su questa apertura. Intanto non è un asilo nido, è stato chiamato nido, ma è una sezione nido, due camere con luoghi a misura di bambino compresa una ludoteca e un giardino. Dico questo per non equivocare rispetto a quello che noi intendiamo come apertura di asili nido. Dunque non è un asilo nido, è una sezione nido, cioè una sezione separata all’interno del carcere, a misura di bambino. In premessa ci tengo a dire che sono assolutamente d’accordo con tutte le osservazioni che ha messo in luce il consigliere Eranni, ma credo condivise anche dalla consigliera Clancy. Dal mio punto di vista i bambini in carcere non ci dovrebbero mettere neanche un piede e stare neanche 5 minuti. Pre pandemia avevamo già valutato rispetto alla normativa esistente delle soluzioni molto difficili da trovare per i requisiti che i luoghi devono avere, ma che ora, a una ripresa di una condizione più normale, se mi passate il termine, vanno assolutamente perseguite. La strada principale deve essere l’obiettivo fermo e specifico che i bambini n carcere non ci devono andare. Posto questo però mi sento di dare una visiona un po’ più pragmatica, come l’ha definita il nostro Garante, e se andate a leggere il contenuto della sua nota, che abbiamo ampiamente condiviso, gli obiettivi sono chiari per tutti.

Il consigliere Errani ha dato dei numeri molto precisi di presenza dei bambini. Temporaneamente, in attesa che si cercassero soluzioni per le madri, i bambini stavano in cella. Io non mi sento per niente né di criticare né tanto meno di considerare né un incentivo né una giustificazione il fatto di farli stare in carcere, la direzione del carcere si è impegnata molto, gli spazi sono più che adeguati, sembra di stare in una casa, non posso criticare che l’amministrazione del carcere si sia impegnata per creare luoghi adatti. Se un bambino li ci deve stare, nell’attesa, se i bambini richiamati dal consigliere Errani avessero potuto trovare questi luoghi sarebbero stati molto meglio che non in una cella. Io trovo assolutamente opportuna questa azione perché nei fatti non siamo ancora riusciti a trovare le giuste soluzioni che dobbiamo a tutti i costi perseguire. Voglio essere molto chiara su questo punto. Se domani, però, il bambino con sua mamma entra alla Dozza, trova una camera con la ludoteca, la cucina, anziché stare in una cella, ribadisco, non mi sento di criticare e soprattutto, dato che non è certo l’amministrazione carceraria che deve trovare delle soluzioni alternative, qui dobbiamo fare autocritica noi che non siamo riusciti negli anni scorsi e l’obiettivo che abbiamo sono quelle esperienze di altre città, penso che si debba fare tutto il possibile perché visto che nei fatti questi bambini ci vanno, credo che dobbiamo garantire delle condizioni che non siano assolutamente quelle di stare in una cella.

Vi dico anche che la dottoressa Pepe insieme al personale dell’Area ha fatto un sopralluogo questa settimana e che c’è comunque l’idea di ragionare su una progettazione, anche questa temporanea, in attesa che si arrivi ad avere un luogo completamente esterno, senza che passino neanche mezza giornata, lo dico perché non voglio essere equivocata su questo, ma nelle more dovremmo fare partire una progettazione per cui se ci sono dei bambini che anche solo temporaneamente rimangono con la mamma, possano comunque uscire e magari usufruire dei nostri servizi, migliorando comunque la loro qualità della vita, consentendogli la frequentazione anche con altri bambini, quindi evitandogli l’isolamento, ricordate sempre che tutte le progettazioni legate al carcere sono comunque molto complesse, perché dipendono dalla condizione giuridica della madre, da chi può entrare in carcere a prendere i bambini; necessariamente sarà una collaborazione anche col privato sociale, coinvolgendo le associazioni che già fanno volontariato in carcere.

Quindi non credo che noi, comune e carcere, siamo esentati dal migliorare il più possibile le condizioni finché non saremmo in grado di arrivare alla soluzione ottimale. Non condivido che questo sia una spinta a lasciarli li di più, non è concepibile, dobbiamo trovare delle soluzioni alternative, ma finché questo non sarà, è assolutamente positivo tutto quello che migliora le condizioni di vita dei bambini che anche solo per un giorno non devono assolutamente stare in cella.

Questo è il mio pensiero, ho condiviso con il dottor Ianniello il contenuto della sua nota che sostanzialmente parla di riduzione del danno, fatte tutte le premesse che oggi ho riportato qui a voi. Faccio veramente fatica a viverla come una azione negativa da parte della direzione del carcere che invece mi sento di ringraziare perché mi trovo assolutamente opportuno. Dopo di che, visti i fondi, la normativa, è un onere che spetta anche a noi quello di trovare una soluzione permanente alternativa e avere come obiettivo quello che i bambini in carcere non vadano”.