Question Time, chiarimenti sugli effetti della crisi dovuta al covid 19

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BOLOGNA – L’assessora Susanna Zaccaria ha risposto, in seduta di Question time, alla domanda d’attualità della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico) sugli effetti della crisi dovuta al covid 19.

Domanda della consigliera Lembi

“Visti gli articoli di stampa invita cortesemente il Sindaco e la Giunta ad esprimere una valutazione politico-amministrativa sugli effetti della crisi nella vita quotidiana degli uomini e donne e sulla carenza di dati capaci di leggere questo contesto e sulle evoluzioni della situazione a Bologna. Chiedo inoltre in particolare di conoscere l’opinione della Giunta sull’evoluzione dello smart working e del lavoro da casa con riferimento ai dati esplicitati nella commissione svoltasi mercoledì 15 luglio 2020 secondo cui il massimo picco di lavoro da casa registrato in Italia è stato pari alla media europea dello smart working e del lavoro da casa diffuso nei paesi europei prima del manifestarsi della crisi Covid-19”.

Risposta dell’assessora Zaccaria

“Grazie presidente, grazie consigliera Lembi.

Abbiamo effettivamente trattato questi temi e possiamo dare per acquisito che l’emergenza ha prodotto esiti molto negativi in misura prevalente sulle donne, la dottoressa Sabbadini ha anche specificato appunto che proprio rispetto all’ambito dei settori che sono stati colpiti che vedono un’alta occupazione femminile anche questo ha certamente inciso. Diciamo comunque che il tema che però è quello di cui si è discusso di più e mi riferisco in generale non tanto all’udienza conoscitiva dell’altro giorno, è il ripercuotersi sulle donne di maggiori compiti di accudimento e cura. Io su questo – mi scuso faccio una riflessione quasi ironica, ma non voglio assolutamente banalizzare, so che sapete quanto mi sta a cuore l’argomento – però francamente il vero problema qui non è certo il Covid. Cioè il Covid non ha provocato le diseguaglianze che ci sono nella distribuzione dei compiti che sono ricaduti prevalentemente sulle donne, perché questo avviene quotidianamente nella nostra società, e siamo ancora ben lontani dal cambiamento culturale necessario per poter considerare uomini e donne sullo stesso piano rispetto a questo tipo di responsabilità.

Laddove nelle famiglie c’è una maggiore partecipazione dei padri nell’accudimento dei figli questo ha certamente comportato la capacità di fronteggiare meglio il lavoro da casa, così come tutti gli altri compiti di cura; laddove invece, e purtroppo sono le situazioni più frequenti, non c’è una ripartizione di tali compiti le donne hanno dovuto far fronte a tutto quello che fronteggiano di solito ma, anziché farlo in momenti diversi della giornata, lo hanno dovuto svolgere contemporaneamente, come ha evidenziato molto correttamente Sabbadini nella sua relazione.

Ritengo quindi che quello che sta emergendo dalle prime ricerche sul tema non stia svelando niente di imprevisto, ma debba anzi essere utilizzato per lavorare ancora con maggior intensità su temi che in questa città vengono comunque seguiti e trattati da molti anni.

Abbiamo condiviso l’importanza di avere dati aggiornati disaggregati per genere e di avere analisi approfondite. Questo è il motivo per cui annualmente è stato aggiornato il bilancio di genere, contenente i dati relativi ai redditi e all’occupazione delle donne nella nostra città. Penso che questo sia un importante strumento per l’Amministrazione che potrà essere utile anche in questa circostanza particolare.

Sull’analisi dei dati relativi all’impatto economico e sociale dell’emergenza è in corso una ricerca portata avanti da CERVED in collaborazione con il settore statistica e dall’Area Economia e Lavoro, coordinata dall’Assessore Lombardo. Scopo della ricerca è quello di valutare il rischio di default e misurare l’impatto del Covid e del lockdown sul nostro tessuto economico e sociale, sia in termini di rischio di impresa, sia in termini di impatto sui posti di lavoro.

Rispetto ad una valutazione sulla percentuale raggiunta di lavoratori in smart working che, in sostanza, è attorno al 20% e raggiunge così la media europea, ritengo che sia necessario effettuare una riflessione approfondita su come paragonare questo dato con quanto avviene negli altri paesi se consideriamo che, nel nostro caso, ci si arriva a fronte di una circostanza eccezionale mentre negli altri paesi si è trattato di un obiettivo raggiunto non in tempi di emergenza. Mi riferisco a tutte le valutazioni già svolte dall’assessore Lombardo in tema di smart working per come si è svolto in questi mesi difficili tanto che lui stesso lo ha definito “home working” o in alcuni casi “extreme working”, l’imposizione quando di solito è su base volontaria, la realizzazione in contesti in cui tutta la famiglia era costretta a casa diversamente da quanto avviene in contesti ordinari. Sarà quindi molto importante riuscire a preservare gli aspetti positivi dello smart working per come originariamente pensato, senza mai perdere l’attenzione sulle possibili disuguaglianze di genere in tema occupazionale che dovremo continuare a contrastare con ogni mezzo a nostra disposizione”.