Nota del Sindacato Infermieri Italiani Nursing Up del 21 ottobre 2021

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De Palma: «Piano di resilienza nazionale e inserimento strutturale degli infermieri di famiglia nell’ambito dell’assistenza domiciliare: confidiamo che le promesse del Sottosegretario Costa non restino tali»

ROMA  – «Accogliamo con favore l’intervento del Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che, nell’ambito dell’atteso nuovo modello organizzativo legato alla rete di assistenza sanitaria territoriale, previsto dalla Missione 6 del Piano di Resilienza Nazionale, ha finalmente messo in preventivo la realizzazione di un atteso piano strategico legato all’inserimento capillare dell’infermiere di famiglia e di comunità.

L’On. Costa, e questo non può che farci piacere, ha sottolineato con forza il ruolo degli infermieri italiani come perno assoluto per la qualità delle future prestazioni assistenziali, nell’ambito del nostro fragile sistema, bisognoso come non mai di una svolta decisiva.

Tutto questo, lo ribadiamo noi con veemenza, può avvenire solo sulla base di coraggiose e quanto mai attese assunzioni capillari, da Nord a Sud, di professionisti forti di un solido percorso di studi e della necessaria esperienza.

La popolazione italiana, lo abbiamo sempre sottolineato, tende inesorabilmente all’invecchiamento, e questo porterà a dover far fronte alle necessità di soggetti sempre più fragili e bisognosi di cure, non solo nelle stanze di un ospedale.

Il nostro Sindacato, da anni, si batte per l’inserimento strutturale della figura dell’infermiere di famiglia, alla luce dell’indispensabile necessità di crescita di una sanità, il cui cuore pulsante è rappresentato proprio da quei professionisti che garantiscono cure e assistenza anche e soprattutto fuori dai nosocomi, per garantire supporto costante al cittadino, in famiglia, nell’assistenza domiciliare, in ambito della prevenzione e dell’educazione sanitaria nelle scuole.

Fummo tra i primi ad interloquire pubblicamente ed istituzionalmente sull’ ipotesi, avanzando nostre proposte sull’applicazione della legge relativa all’ infermiere di famiglia, norma che accese le nostre speranze per un nuovo professionista della sanità, che non si limitasse solo all’assistenza dei pazienti allettati, ma che potesse operare a supporto di tutta la famiglia, addirittura all’interno di propri studi, come già accade per il medico.

Un sogno che per ora non si è realizzato, non ce ne voglia il Sottosegretario Costa, ma è la realtà dei fatti. Dei 9600 infermieri che il Decreto Rilancio avrebbe dovuto consentire di assumere, registriamo con amarezza che solo il 12%, fin ora, è stato inserito nella sanità locale.

Apprezziamo l’intervento di Costa, del resto è importante anche avere ricordato, dati alla mano, come negli ultimi quattro anni il numero dei posti per il corso di Professioni sanitarie all’università sia cresciuto di 20 punti percentuali, facendo registrare l’aumento maggiore nel 2021/22 con 17.394 unità.

Per noi è necessario un piano strutturale ed omogeneo di inserimento degli infermieri di famiglia in tutte le regioni italiane, cosa che fin ora, di fatto, non è avvenuta.

Lo avevamo ribadito, con forza, a suo tempo, lo diciamo ancora adesso: una occasione da non perdere quella della nuova ingente disponibilità economica (fino a 4 miliardi), da mettere al servizio dei cittadini, nell’ambito del nuovo PNRR. Queste risorse, se gestite in modo oculato, e quindi incanalate in un percorso fatto di reale sinergia tra le parti in causa, con una visione olistica dove il cittadino è al centro di tutto, possono davvero rappresentare una svolta. Le infermiere, gli infermieri e gli altri professionisti sanitari sono pronti ad intraprendere questo percorso.

Non dimentichiamo, infine, le novità di fonte Agenas, ente che, asseverando in qualche modo ciò che Nursing Up da mesi chiede, individua un nuovo fabbisogno di infermieri di famiglia, indicando non più gli 8 professionisti ogni 50mila abitanti previsti dalla vigente normativa, bensì 1 professionista ogni 2-2500.

Tutto questo, ovviamente, può voler dire solo una cosa, e cioè che 9600 infermieri di famiglia, peraltro mai inseriti, se non in minima parte, non basteranno di certo a dare corpo e struttura all’ auspicato “inserimento capillare” di questa preziosa figura professionale, peraltro contrattualmente ancora non riconosciuta».