Nota del Sindacato Infermieri Italiani del 12 aprile 2021

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De Palma: «Finalmente la FNOPI alza la voce e decide di impugnare la Delibera della Regione Veneto sui “super Oss”»

ROMA – «Seguiamo con attenzione la notizia che la FNOPI, Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche, ha deciso di impugnare la ormai “celebre” Delibera n. 305/2021 della Regione Veneto, mostrando quindi finalmente, come noi avevamo chiesto pubblicamente che accadesse, profondo dissenso nei confronti di un progetto, come quello del Governatore Zaia, che prevede la creazione, come li definisce non a torto la stessa FNOPI, di “super Oss”. 

Parliamo di Operatori Socio Sanitari che, negli obiettivi assai poco condivisibili del Governatore, dovrebbero sopperire alla cronica carenza di infermieri con un semplice corso di 300 ore e che quindi dovrebbero svolgere parte delle medesime funzioni infermieristiche senza essere in alcun modo qualificati per farlo. Lo abbiamo ribadito a gran voce, abbiamo “urlato” la nostra contrarietà alla Delibera, evidenziando come si tratterebbe dell’ennesimo durissimo colpo inferto alla qualità di un Sistema Sanitario già traballante e che inoltre potrebbe lasciare “strascichi” pericolosi, aprendo la strada alla possibilità che altre Regioni, nelle medesime condizioni di carenza di personale, seguano lo stesso “improvvido” esempio».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Ci siamo indignati per primi, come Sindacato da sempre al fianco degli infermieri, per quello che per noi rappresenta l’ennesimo “salto nel vuoto”, un progetto non solo dai contenuti assai discutibili, ma che dimostra ancora una volta la scarsa concretezza e affidabilità della nostra politica sanitaria. Come si può immaginare di ricostruire il nostro SSN, e di offrire nell’immediato futuro, ai cittadini, un’assistenza qualitativa ed efficiente, creando figure di “pseudo infermieri” che di fatto non lo saranno mai, perché mai avranno le competenze per poter sostituire un professionista che arriva da un corso di laurea dove ai tre anni di studio affianca anche tre anni di tirocinio sul campo, acquisendo competenze che un Operatore Socio Sanitario non potrà mai avere con un semplice corso regionale di 300 ore. Ci meraviglia inoltre il fatto che una Delibera del genere sia stata “partorita” dalla mente di chi, alla guida di una Regione tra le più martoriate dalla pandemia, dovrebbe avere a cuore l’obiettivo di rifondare il sistema sanitario su basi per ben più solide, che non siano soluzioni tampone molto pericolose. 

Certo è che, dove la politica fallisce la parola adesso passa alla magistratura. Noi ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e che blocchi sul nascere questo paradossale ed infelice provvedimento regionale, che nè l’organizzazione sanitaria, nè soprattutto i malati, possono permettersi di tollerare. 

Continueremo, continua De Palma, a combattere ogni giorno come sindacato degli infermieri, per far capire ad una certa politica, quella che incede con i paraocchi e che agisce in modo così superficiale, che solo ripartendo dalla valorizzazione della professione infermieristica, e non certo creando figure di supporto che svolgono funzioni per le quali non possiedono le giuste competenze, ci avvicineremo all’obiettivo. Gli infermieri devono e possono essere il perno di questo fondamentale cambiamento, con i pazienti, i nostri cittadini, come obiettivo principale di un sistema universale ed affidabile, incentrato su professionalità degne di tal nome.

In tutto questo non possiamo negare che ci aspettavamo una ferma presa di posizione da parte della FNOPI anche sull’articolo 20 del DL Sostegni, nello specifico alla lettera H, laddove incomprensibilmente si consente oggi ai farmacisti di somministrare i vaccini dopo un mero corso on line.

Addirittura, se si legge l’accordo quadro tra Governo, Regioni e Federfarma, con una bacchetta magica i farmacisti possono addirittura raccogliere il consenso informato e, udite udite, in caso di reazioni avverse chiamano il 118 e si attivano immediatamente con il necessario supporto, fino a somministrare adrenalina, nei casi necessari e per via intramuscolare.

Praticamente per i farmacisti è bastato fare quello che noi indichiamo da tempo per gli infermieri: un protocollo. Eppure la somministrazione intramuscolare è materia infermieristica per eccellenza. Insomma per abilitare i farmacisti a svolgere in autonomia i vaccini è bastato un protocollo che, in un colpo solo, ha consentito di superare la questione tanto importante e delicata del consenso informato, della idoneità al vaccino e dell’osservazione post somministrazione del prodotto, fino a ieri da taluni ritenuta (evidentemente impropriamente) ad appannaggio esclusivo dei medici. Ci chiediamo perché questo non è stato fatto, ancor più oggettivamente, con gli infermieri che partono dall’essere i titolari della specifica attività di somministrazione, e di un’azione professionale sottesa da programmi di formazione e professionalizzazione indiscutibili, che caratterizzano ogni minuto l’elevata qualificazione e qualità dei processi assistenziali di riferimento?

Ma dove stiamo andando? Forse qualcuno pensa che un dottore in infermieristica non sia in grado di raccogliere un consenso informato anche meglio del farmacista o di intervenire in caso di reazioni avverse applicando protocolli predefiniti in piena sintonia con la sua formazione ed esperienza professionale?

Certo è che in questa strana Italia, sotto l’ombrello dell’emergenza sta accadendo di tutto: gli ausiliari diventano quasi infermieri, i farmacisti pure (almeno per alcune attività), mentre gli infermieri incassano.

Peccato che oggi ci siano a disposizione centinaia di migliaia di infermieri pubblici che potrebbero scendere in campo per garantire la campagna vaccinale “a regime di libera professione”, perché questo è previsto dal Decreto appena adottato, e peccato che nella maggior parte dei casi le farmacie non abbiano più alcun motivo oggi, di contrattualizzare un infermiere, dopo la discesa in campo degli stessi farmacisti con il loro corso on line. 

Non sarebbe stato più logico, giusto ed opportuno affidare agli infermieri la campagna vaccinale nelle farmacie come noi abbiamo chiesto, conclude De Palma, invece che impalmare della competenza di tale delicata somministrazione una categoria professionale (cioè quella dei farmacisti) che viene formata con un percorso di studi finalizzato a ben altre attività?  Ecco, anche riguardo a tutto ciò noi ci saremmo aspettati di conoscere e perché no, di vedere agite le posizioni della FNOPI a tutela dei cittadini e della stessa professione infermieristica».