Motor Valley Fest: “Formula Modena” è al Museo

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In mostra Ferrari e Maserati degli anni Cinquanta e Sessanta con opere dell’artista Alessandro Rasponi

MODENA – Nell’atrio del Palazzo dei Musei di Modena in occasione del Motor Valley Fest, da giovedì 26 a domenica 29 maggio, la tecnologia e il design del ‘900, all’insegna della velocità e del rombo dei motori, incontrano storia e cultura. Con la mostra “Formula Modena”, infatti, si potranno ammirare sei auto da sogno prodotte a Modena negli anni Cinquanta e Sessanta e che hanno ottenuto successi internazionali.

Si tratta di una selezione di Ferrari e Maserati di Formula 1, della collezione del Museo dell’auto di Torino, e di due Maserati della collezione Umberto Panini. Realizzata grazie alla disponibilità del Palazzo dei Musei e delle Gallerie Estensi, con la partnership di BPER Banca e B.I.G. Ciaccio Arte, l’esposizione propone la Ferrari 500 F.2 (1952), la Ferrari 246 F.1 (1960), la Ferrari 156 F.1 (1963), la Maserati 250 F1 (1954), la Maserati 250 F.1 (1957) e la Maserati 420M Eldorado Formula Indianapolis (1958).

Sono auto che hanno vinto molti Gran premi e stravinto campionati mondiali, all’epoca praticamente ritenute imbattibili dagli esperti, e belle anche agli occhi dei non addetti ai lavori. Sono state guidate da autentici idoli dei tifosi come Fangio, Ascari, Sterling Moss, Farina e molti altri.

A fianco di ogni vettura si può ammirare anche un’opera dell’artista Alessandro Rasponi realizzata appositamente per la mostra.

Ferrari 500 F.2

La 500 F.2 è una vettura di Formula 2 opera del geniale ingegnere Aurelio Lampredi. Con quest’auto Alberto Ascari ha corso e vinto i campionati del mondo di Formula 1 1952 e 1953. È stata anche la prima Ferrari ad essere concepita con un motore che non fosse il 12 cilindri. Il motore, infatti, era un 4 cilindri di 2000 cc. Il nome dell’auto “500” rappresenta la cilindrata unitaria di 500 cc per cilindro del motore. Il debutto in gara avvenne al GP di Modena del 1951 e guidata da Ascari vinse la gara d’esordio. La macchina dominò completamente i campionati mondiali di Formula 1 1952 e 1953 vincendo tutte le gare disputate. Forse nessun’altra Ferrari fu tanto vittoriosa, con un palmares incredibile di 31 vittorie su 35 gare quest’auto proietta nel mito il marchio del Cavallino.

Ferrari 246 F.1 (1960)

Ferrari 246 F.1 del 1960, questa vettura montava un motore da 2.417 cm³ che erogava 285 CV a 8.500 giri/min. Il motore venne sviluppato da Vittorio Jano. La distribuzione era bialbero, con due valvole per cilindro. La 246 F.1 presentava inoltre un telaio tubolare a traliccio e sospensioni nuove sia all’anteriore che al posteriore. Per quanto riguarda i freni erano a tamburo autoventilanti sulle quattro ruote ma a partire dal GP d’Italia vennero sostituiti con i nuovi freni a disco Dunlop. La sezione anteriore della vettura aveva sospensioni indipendenti, mentre quella posteriore sfruttava un ponte De Dion. Il 1960 fu una stagione di transizione. La Ferrari stava seriamente pensando al motore posteriore e affrontò quella stagione con la mente rivolta al futuro. Il dominio delle leggere Cooper si fece schiacciante tanto che conquistarono ben 6 delle 9 gare previste lasciando due vittorie alla Lotus-Climax e una alla Ferrari a Monza. Il mondiale andò così per il secondo anno consecutivo all’australiano Jack Brabham.

Ferrari 156 F.1 (Modello 1963)

La Ferrari per la stagione di Formula 1 1963 era una versione migliorata ed aggiornata della vettura dell’anno precedente sulla quale vennero introdotte numerose innovazioni. Il telaio fu ulteriormente modificato, con il passo allungato a 2380 mm, e adottò la pannellatura in alluminio tipica dell’industria aeronautica (La denominazione ufficiale era “156 Aero”). Vennero abbandonati i cerchi a raggi con gallettone centrale a favore di più moderni e solidi cerchi in lega leggera e i freni a disco furono montati entrobordo. Venne poi utilizzato il solo motore a V di 120° dotato per la prima volta dell’alimentazione ad iniezione diretta della Bosch. L’iniezione permise di aumentare la potenza (205 CV a 10.500 giri/min) e il regime di rotazione del motore. Verso la fine della stagione 1963, il motore venne ulteriormente modificato con l’adozione dell’accensione a transistor, di nuovi pistoni in lega leggera e del cambio, tornato di nuovo a 5 marce. Venne inoltre adottato un nuovo telaio a semi-monoscocca ispirato da quello della rivoluzionaria Lotus 25.

Maserati 250 F (1954 – 1957)

La Maserati 250F è una delle monoposto di F1 più vincenti degli anni ’50: tra il 1954 e il 1957 ha regalato due Mondiali a Juan Manuel Fangio e ha conquistato otto vittorie. La vettura debuttò al Gran Premio d’Argentina 1954 vincendo la gara con il pilota argentino che fece suo anche il Gran Premio del Belgio a fine giugno. In seguito Fangio passò alla scuderia Mercedes. I punti ottenuti con le due squadre permisero al pilota italo-argentino di conquistare il Titolo Mondiale Piloti. Nello stesso anno Stirling Moss guidò una Maserati 250F per tutto l’arco della stagione.

La stagione seguente, la 250F ebbe nuovi importanti sviluppi con il cambio a 5 marce ed un nuovo sistema di iniezione.

Nel 1956 Stirling Moss vinse i Gran Premi di Monaco e d’Italia pilotando una 250F privata. Durante la stagione si sperimentò una versione “carenata” e si misero a punto versioni dell’auto per la categoria Formula 2. L’anno successivo Fangio colse quattro successi compreso l’epico GP di Germania e si laureò campione del mondo per la quinta volta.

Nel 1958, la 250F si dimostrava già superata ma, nonostante ciò, fu ancora l’auto preferita dai piloti privati, corse fino al Gran Premio degli Stati Uniti 1960 con Bob Drake al volante.

Azionata da un propulsore 6 cilindri in linea con lubrificazione a carter secco. Aveva due valvole per cilindro. L’accensione era a doppia candela, alimentate da due magneti.

Maserati Tipo 420 M 58

Fu la prima importante vettura da competizione italiana ad essere pubblicizzata da un’azienda esterna al mondo dell’automobilismo, la Eldorado, società che commercializzava gelati. Fu progettata e costruita espressamente per partecipare alla 500 Miglia di Monza del 1958. Il telaio era tubolare a traliccio, ed era basato su quello della 250 F, mentre le sospensioni anteriori erano quelle montate sulla sport 450S. Il motore era un V8 a corsa corta di 4190 cm³ che erogava una potenza massima di 410 CV a 8000 giri al minuto. La trasmissione era composta da un cambio a due rapporti più la retromarcia. Il retrotreno era senza differenziale, in quanto era stata progettata per girare negli ovali, dove l’effetto di leggero slittamento provocato dalla differenza di giri tra la ruota esterna e quella interna non influiva sulla guida. La “Tipo 420 M 58 “Eldorado” raggiungeva la velocità massima di 350 km/h.

Nella sua prima gara, la 500 Miglia di Monza del 1958, venne portata in pista da Stirling Moss, e conseguì buoni risultati nelle prime due sessioni. Nella terza, al 40º giro, lo sterzo si ruppe e la vettura uscì dal tracciato a 260 km/h. Moss si salvò dall’incidente senza conseguenze, e gli fu riconosciuto il settimo posto. Il modello prese parte anche alla 500 Miglia di Indianapolis del 1959 ma dopo aver preso parte alle qualifiche, problemi all’alimentazione preclusero la partecipazione alla gara.