Modena

Modena, finisce l’accoglienza: al via nuovi percorsi di recupero

Terminata l’accoglienza che da invernale si era trasformata in sanitaria per l’emergenza Covid-19. Per alcune persone possibilità di reinserimento sociale

MODENA – È terminata lunedì 25 maggio l’accoglienza invernale che a causa dell’emergenza Covid-19, l’11 marzo l’amministrazione comunale di Modena aveva temporaneamente convertito in accoglienza sanitaria. Per alcune di queste persone termina sì l’accoglienza, ma si apre una porta nuova, la possibilità di dare una svolta alla propria vita con un sostegno per completare un percorso di formazione o per cercare un lavoro.

Già nei giorni precedenti, la fine dell’accoglienza è stata per il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, l’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli e i tecnici del Settore l’occasione per fare il punto sulla grave marginalità insieme ai soggetti gestori e alle organizzazioni di volontariato coinvolte. Un’occasione ulteriore per una riflessione comune su come migliorare la rete dei servizi ampliando e diversificando l’offerta di interventi per sperimentare progetti di integrazione volti a ridurre le povertà estreme.

Dall’inizio della stagione fredda, lo scorso dicembre, il progetto per l’accoglienza invernale, predisposto nell’ambito di un Piano più ampio accanto al monitoraggio svolto dai volontari delle Unità di Strada e dall’attività dei Centri di ascolto, ha interessato in tutto 114 persone, inviate dai Poli sociali e dal Centro stranieri, ospitate negli 86 posti allestiti presso la struttura di via delle Costellazioni. Sono state accolte, inoltre, 58 persone affette da dipendenza da sostanze stupefacenti con bisogni di cura nei 30 posti il cui inserimento era gestito dal Servizio dipendente patologiche dell’Ausl di Modena in altre due strutture ricettive.

Dall’11 marzo, in piena emergenza sanitaria, per limitare la possibilità di contagio tra gli ospiti e verso l’esterno, per quasi un’ottantina di persone ancora alloggiate nella struttura di via delle Costellazioni l’accoglienza notturna si è trasformata in h24, con anche distribuzione dei pasti, per garantire il rispetto delle disposizioni nazionali per il contenimento del virus. Sono state quindi riorganizzate le camere in modo da rispettare il distanziamento sociale con particolare attenzione a pulizia e sanificazione dei locali; il presidio educativo presente ha promosso comportamenti responsabili e sono stati controllati eventuali uscite e ingressi dalla struttura anche attraverso la misurazione della temperatura. L’obiettivo era evitare che si potesse verificare un focolaio di Covid all’interno della comunità, rischio che è infatti stato scongiurato.

L’accoglienza è ora definitivamente terminata soprattutto per irregolari o persone che non hanno tenuto comportamenti adeguati, per chi si è mostrato poco trasparente, poco propenso al dialogo con gli educatori e tanto meno a un percorso di reinserimento sociale. Per altri 34 si sono invece aperte nuove possibilità. In alcuni casi si tratta di persone particolarmente fragili già in carico ai Servizi sociali, donne, anziani o con patologie importanti, a cui il Comune continuerà a garantire un alloggio; con alcune altre, da poco conosciute si ritiene ci sia spazio per valutare la possibilità di percorsi progettuali. Ma soprattutto si tratta di persone con competenze che possono reinvestire nel mondo del lavoro e in percorsi di reinserimento sociale, che hanno dimostrato competenze relazionali e capacità di interagire positivamente o giovani che hanno voglia di mettersi in gioco e chiedono di essere aiutati in percorsi di studio, formazione e ricerca di lavoro.

Per loro è stato possibile proseguire l’accoglienza anche grazie al coinvolgimento della Caritas diocesana e di alcune associazioni di volontariato che si sono rese disponibili ad attivarsi per sostenere questi percorsi di integrazione nel tessuto cittadino.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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