Macfrut 2021, all’Italian Berry Day protagonisti i piccoli frutti

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Nella seconda giornata di fiera focus sui trend di consumo, Pac e Green Deal nel biologico, il microbioma in frutticoltura, l’agricoltura di precisione e il Porto di Ravenna

RIMINI – Tanti i focus nella seconda giornata di Macfrut (mercoledì 8 settembre), Fiera internazionale dell’ortofrutta in programma fino a giovedì 9 settembre al Rimini Expo Center. Tra le iniziative svoltesi il convegno su trend, consumi sviluppo varietale e marketing sui piccoli frutti all’Italia Barry Day. E ancora la Pac 2020 e il Green Deal nel biologico, il microbioma in frutticoltura, l’agricoltura di precisione e una iniziativa del Porto di Ravenna.

Italian Berry Day

Nuovi comportamenti di consumo, innovazione varietale e prospettive nei mercati internazionali: sono tanti i temi emersi durante l’Italian Berry Day, grande novità di Macfrut 2021, promosso da Ncx Drahorad e ItalianBerry.it in collaborazione con la fiera internazionale dell’ortofrutta.

Ad aprire i lavori del convegno Marco Pellizzoni, Direttore Commerciare – Consumer Panel & Services di GFK Italia che ha tracciato una panoramica sui comportamenti di acquisto nella categoria piccoli frutti: “in un anno in cui il comparto frutta ha registrato una flessione dell’acquisto medio pari al 6%, i piccoli frutti sono stati un driver di crescita nel settore. I volumi di piccoli frutti sono infatti aumentati del +26%, con un numero di famiglie italiane consumatrici che è passato da 19 a 20,1 milioni.

“Per fare fronte alle richieste dei consumatori italiani che richiedono un prodotto qualitativamente superiore è necessario lavorare sull’innovazione varietale sostiene Andrea Pergher, Supporto tecnico e vendita Sud-Est Europa e Regno Unito di Fall Creek Farm & Nursery che ha illustrato nello specifico i trend del mercato globale del mirtillo: sapore e croccantezza sono fattori differenzianti per il consumatore. “Questo è un momento di evoluzione per i mirtilli, la qualità deve differenziare ma anche il packaging ricopre un ruolo importante. È necessario adattare il packaging alle diverse esigenze del mercato: ecosostenibile da un lato ma anche più grande per aumentare i volumi”. Un altro trend da considerare è anche la domanda di prodotto locale a cui si deve prestare attenzione per far crescere la categoria.

A seguire gli interventi di Marta Betancur, Vicepresidente di SHAFFE (Southern Hemisphere Association of Fresh Fruit Exporters) e Andrés Armstrong, Direttore Esecutivo Chilean Blueberry Commitee, hanno dato una panoramica delle opportunità e delle sfide nell’export dei piccoli frutti dall’Emisfero Sud. “Nonostante la pandemia, le difficoltà logistiche, i cambiamenti climatici e le protezioni fitosanitarie dei vari paesi, l’Emisfero Sud è sulla strada per trasformare il consumo di piccoli frutti attraverso nuove varietà e qualità e fornitura costante” commenta Marta Betancur. “Sono molte le opportunità nel mercato dei mirtilli cileni – prosegue Andrés Armstrong di Chilean Blueberry Committee – la disponibilità dei frutti tutto l’anno aiuta infatti la crescita del consumo. Inoltre la bassa penetrazione dei mirtilli nel mercato porta ad opportunità di sviluppo soprattutto Europa e in Asia. Importanti sono anche le nuove ricerche fatte sui mirtilli che stanno riscontrando nuovi benefici sulla salute dei consumatori per questo investire in marketing e comunicazione risulta fondamentale per far crescere i consumi”.

Si prosegue con la panoramica internazionale attraverso l’intervento di Amin Bennani, Presidente di AMPFR, Association Marocaine Producteurs Fruits Rouges che ha fornito una panoramica del settore dei piccoli frutti in Marocco: “Negli ultimi 5 anni la produzione marocchina di piccoli frutti è cresciuta esponenzialmente passando da una produzione che si concentrava nei periodi primaverili e estivi a una che copre anche il periodo autunnale. Abbiamo ampliato la scelta delle varietà e migliorato i metodi di coltivazione e questo permette di puntare sia al mercato interno che ai a quelli esteri”.

A chiudere la prima parte del convegno Thomas Drahorad, Presidente di NCX Drahorad, che ha presentato uno scenario su costi e marginalità nel comparto dei piccoli frutti, concludendo con un appello alla collaborazione: “Con prezzi costanti e con una programmazione agevolata che migliori la qualità, si va incontro a un aumento dei margini per tutta la filiera del +25% annuo”.

Nella seconda parte del convegno sono susseguiti gli interventi di: Giovanni Panzeri, Chief Commercial Officer, Gorillas Italia, start up tedesca dell’home delivery in 10 minuti, recentemente approdata a Milano: “Puntiamo ad accorciare i tempi della supply chain parlando direttamente con i produttori per diventare un loro nuovo canale di distribuzione”. Tommaso Pantezzi, Responsabile Unità Frutticoltura e piccoli frutti, Fondazione Mach ha presentato l’esperienza di coltivazione del mirtillo gigante americano in fuorisuolo. Thomas Basi, Statistica e Osservatorio di Mercato, CSO Italy: “le superfici di coltivazione in Italia sono in continua crescita (+10% rispetto al 2020). Le zone vocate restano Piemonte, Trentino e Veneto e Emilia-Romagna. In crescita anche la coltivazione di piccoli frutti Bio che dal 2019 ha visto fino a 600 ettari coltivati. Restano le difficoltà nell’ampliamento delle superfici a causa dei costi elevati degli impianti e della manodopera”. Nour Abdrabbo, Direttore Commerciale di Unitec: “per ottenere la fiducia del mercato e aumentare i consumi si deve puntare su una corretta selezione di calibro, colore e qualità dei singoli frutti a 360 gradi. La selezione oggi deve affidarsi alla tecnologia”. Luigi Garavaglia, R&D Manager di ILIP ha presentato la nuova soluzione di pack che permette di estendere la shelf-life dei berries fino a 48 ore in più rispetto ad un pack non attivo. Matteo Molari, Managing Partner di Molari Berries & Breeding ha presentato una case history sui lamponi: “è necessario far riconoscere al consumatore la varietà e fargli comprare un prodotto non per il marchio ma per la qualità del prodotto stesso”.

Nel pomeriggio spazio ai workshop tecnici di Arrigoni “Coltivare i berries in ambienti non autoctoni – schermi protettivi per ogni esigenza ambientale”; ILIP “LIFE+BIOACTIVE – la nuova dimensione del packaging attivo di ILIP”; NCX Drahorad “Prezzi, assortimento e qualità: i piccoli frutti nella GDO italiana (2019-2021)”.

Pac 2020 e Green Deal: opportunità per il biologico

“Siamo alla vigilia di una stagione di innovazione nell’ortofrutta che gravita attorno al Green Deal e alla nuova Pac, scenario dove il biologico ha tutte le carte in regola per essere il palmares” così Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb, l’organismo certificazione dei prodotti biologici ed eco-sostenibili agroalimentari, descrive il panorama attuale della sostenibilità in agricoltura durante il convegno “Pac 2020 e Green Deal: opportunità per il biologico?” organizzato nella seconda giornata (mercoledì 8 settembre) di Macfrut 2021 al Rimini Expo Center.

Un comparto, quello del biologico, che stando agli ultimi dati elaborati da Ismea oggi ricopre 1.993.236 ettari a livello nazionale, 35 mila ettari in più rispetto al 2018. L’Italia è il terzo Paese in Europa per estensione di superficie biologica dopo la Spagna (2.246.000 ha) e la Francia (2.034.000 ha), con 80.643 aziende attive del settore, in crescita. Oggi gli operatori del bio italiani ricoprono il 6,2% sul totale aziende agricole, 28 gli ettari medi di una azienda bio, rispetto agli 11 delle altre aziende agricole. La crescita delle superfici dedicate agli ortaggi bio è evidente (+149% negli ultimi cinque anni. Legumi freschi, pomodori e piselli sono i principali) sottolineano sempre i dati Ismea, mentre per la frutta (nelle prime posizioni ci sono agrumi e frutta a guscio) l’andamento è più altalenante.

Veniamo ai consumi: 3,6 miliardi di euro sono i consumi italiani di biologico (+1,9% rispetto all’ultimo anno). I prodotti bio che gli italiani mettono principalmente nel carrello ad oggi sono le banane, mele e arance, in netta espansione nell’ultimo anno attraverso il canale dell’e-commerce. “Quest’anno c’è tanta carne al fuoco sul biologico – conferma Angelo Frascarelli, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia -. L’evento più importante a livello europeo è sicuramente il Green Deal, che cambierà la vita di tutti noi cittadini dato l’obiettivo ambizioso di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 nell’UE. Un grande cambiamento che per quanto riguarda il biologico si traduce nella strategia dal produttore al consumatore ‘From Farm to Fork’, il cui obiettivo è quello di raggiungere il 25% delle superfici biologiche a livello europeo nel 2030, oggi a quota 8,5% in UE, con l’Italia salita al 15%”.

I numeri della strategia ‘From Farm to Fork’ parlano chiaro: ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici entro il 2030, ridurre almeno del 50% le perdite di nutrienti e del 20% l’uso dei fertilizzanti. Come anche dimezzare le vendite di sostanze antimicrobiche. “La reazione dei produttori italiani agli obiettivi della strategia è per ora negativa – continua Franscarelli –, la preoccupazione degli imprenditori verte attorno al possibile passo indietro sui ricavi. Ma dobbiamo guardare alla volontà dei consumatori di allontanarsi dai prodotti chimici e guardare queste strategie con le tecniche innovative del futuro. Ci sarà una stagione di innovazione incredibile nei prossimi dieci anni”.

Il microbioma in frutticoltura, utilizzo in pre e post raccolta

Dal 2003 gli articoli scientifici che trattano il tema dei microrganismi applicati in agricoltura sono centuplicati a dimostrazione di come, grazie alle scoperte tecnologiche, è stato possibile descrivere un mondo prima sconosciuto ma estremamente importante per tutto il settore. Del resto la microbiologia del suolo viene intesa dagli studiosi come il motore e cardine della fertilità, della produttività, della qualità e, soprattutto, della sostenibilità. Le ultime novità in fatto di ricerche ed applicazioni sul tema sono state presentate nel convegno dal titolo “Il microbioma in frutticoltura, utilizzo in prevenzione e post raccolta”, alla presenza dei docenti Vincenzo Michele Sellitto, agronomo, ordinario all’Università di Timisoara in Romania, Vittorio Capuozzo, ricercatore Cnr e Filippo De Curtis professore all’Università di Campobasso.

“Quello che noi dobbiamo fare – ha spiegato il Sellitto, autore del libro “I microrganismi utili in agricoltura” – è cercare di applicare per la conservazione di un frutto, alcuni particolari microrganismi che già si utilizzano per le pratiche agricole. Questa operazione la possiamo fare durante il post raccolta oppure anche nel pre-raccolta, anticipando alcune reazioni che potrebbero venire annullate proprio durante il post raccolta. Come si capisce è un campo delicato, fatto di reazioni, equilibri a breve e a lungo termine, ma cruciale soprattutto per i prodotti di quarta gamma”.

“Noi microbiologi – ha aggiunto Vittorio Capuozzo – ci occupiamo di quarta gamma ma anche di studiare nuovi probiotici. Da profano del post raccolta, l’obiettivo che ci siamo posti, con gli ultimi studi effettuati insieme al professore Sellitto, è massimizzare non solo il post raccolta ma arricchire le diverse qualità alimentari dei prodotti. Qualità che sono: la comodità d’uso e la qualità funzionale, ovvero quella che ci dà benessere ma non è legata all’alimento che introduciamo direttamente. E parlo di fitonutrienti, probiotici, che non sono grassi e nemmeno proteine, ma sono in grado comunque di darci benessere. Anzi sono fabbriche di vitamine b2. Stiamo studiando la possibilità di aggiungere questi batteri lattici alla quarta gamma. Ovviamente la difficoltà è legata al fatto che se aggiungo un microrganismo lattico allo yogurt aggiungo qualcosa di coerente con l’ambito produttivo, nell’altro caso, se l’aggiungo al kiwi, al melone o a un’insalata, devo stare attento a non modificare o dare vita a qualcosa che infici la qualità sensoriale del prodotto”.

Ma perché ci sono dei patogeni che attaccano le piante e perché? A questa domanda ha risposto il professore De Curtis che dal 1990 studia fitoplasmi, batteri e funghi. “I patogeni non riescono a produrre energia e quindi devono approfittare di qualcun altro, in questo caso la pianta, che la produce – ha spiegato il professor De Curtis – Il patogeno sollecita la pianta, facendola ammalare perché deve difendersi fino a farla morire. È molto buono il fatto che ultimamente ci sia spostati sulla lotta biologica che non è altro che un uso integrato di microrganismi. E non si può parlare di microrganismi se non si parla dell’ambiente, quindi anche di suolo e sostenibilità del suolo, in cui viene applicato”.

Agricoltura di precisione: nodo infrastrutturale dimostrativo – integrazione tra orto e frutta

Incontro sull’agricoltura di precisione nello stand di Serinar /Tecnopolo universitario. Ad aprirlo il futuro rettore dell’Università Giovanni Molari, fino al 31 ottobre direttore di dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari. “Credo che in questi anni nel settore dell’agroalimentare si sia fatto molto in termini di ricerca e di applicazione, e penso anche che l’agricoltura non debba cercare solo una diversa modalità di lavorare nei campi ma avere un quantitativo di dati e informazioni per migliorare i processi, le macchine e la produzione. Questo diventa un aspetto molto importante per la didattica – ha spiegato Giovanni Molari – Per esempio a Bologna abbiamo attivato un nuovo corso di agricoltura di precisione in inglese per allineare la didattica, all’innovazione e all’applicazione. Abbiamo risposto alla chiamata dal mondo agricolo di avere persone con maggiori competenze in questo ambito. E tra l’altro il settore molto innovativo dell’agricoltura di precisione ci permette di attivare collaborazioni. La macchina esposta qui al Macfrut, è un grande esempio di innovazione e tecnologia, è nata dal dialogo del nostro dipartimento con altri dipartimenti, tra cui ingegneria”.

Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, collegandosi al proficuo e necessario lavoro di ricerca e sperimentazione effettuato da università e centri di innovazione, ha spostato l’attenzione sull’importanza fondamentale delle azioni dimostrative. “Giudico il tema della dimostrazione un tema chiave – ha detto Piraccini – Più volte ho detto che la forza di Macfrut è la sua diversità. Noi non siamo come le altre fiere, abbiamo sempre lavorato per far toccare con mano ai produttori l’innovazione. Per questo abbiamo creato il campo prova dove un agricoltore può vedere con i suoi occhi e, se vuole, provare, le nuove tecnologie verificando la loro sostenibilità economica. Non nego che da parte nostra organizzare e realizzare il campo prova sia un impegno non da poco, ma abbiamo sempre puntato sull’azione dimostrativa come punto di svolta per cambiare giorno dopo giorno il settore dell’agroalimentare e questo vogliamo continuare a fare. A questo proposito – ha aggiunto Piraccini – abbiamo un progetto, un’idea in testa, che è quella di realizzare un centro dimostrativo che possa andare da un Macfrut all’altro. Un enorme centro, che dovrebbe essere realizzato in Romagna, aperto ai produttori, dove poter sperimentare le novità. Spero che i fondi del Pnrr siano indirizzati in questa direzione perché noi come Macfrut vorremmo essere un volano per promuovere le innovazioni e portarle fino alle aziende”.

Il convegno è proseguito parlando di sensoristica avanzata e robotica applicate alle macchine agricole, per ottimizzare le irrigazioni, limitare l’uso di pesticidi e avere a disposizione flussi di dati analizzabili con metodo analitico. Anche perché, come ha detto il professore Giorgio Gianquinto Prosdocimi (Ciri Agroalimentare dell’Università di Bologna) le piante ci parlano e noi, ormai, abbiamo gli strumenti per ascoltarle. “Quello che ha dato una spinta importante a questo settore facendoci sapere il cambiamento in diretta di una pianta sono state le illuminazioni a led utilizzate come sensori attivi ottici diagnostici. E poi sono sicuro che, nel prossimo futuro, ci verranno in aiuto i droni. Con i droni infatti sarà possibile conoscere e analizzare lo stato nutrizionale, idrico delle colture in ampia scala. E queste innovazioni come faremo a trasferirle alle imprese se non con i dimostratori. Se io faccio una relazione, un agricoltore che mi ascolta si porta a casa il 10%, se gli faccio provare con mano di cosa parlo, si porta a casa il 60/70%. È l’unico modo per apportare cruciali cambiamenti nel settore della produzione agroalimentare”.

Porto di Ravenna Hub con la Cina

“Le oltre cento imprese cinesi che hanno partecipato al ‘China Day’, l’anteprima digital di Macfrut andata in scena lunedì, hanno dimostrato un grande interesse verso la nostra proposta di creare un Hub logistico nel Nord-Est per il mercato con la Cina”. Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, ha partecipato alla presentazione in fiera del Porto di Ravenna come luogo chiave per lo sviluppo dell’economia del territorio ribadendo la necessità di creare un Hub logistico per il commercio di ortofrutta Italia-Cina”. Il patron della fiera riferimento della filiera ortofrutticola parte da un fattore chiave: tutto gravita attorno alla riduzione dei tempi di trasporto della merce. “La velocità di trasporto nel settore dell’ortofrutta è un fattore essenziale – ha spiegato durante l’evento disputato in sinergia con il Porto di Ravenna -, oggi ci sono tutte le condizioni per renderlo un luogo di riferimento nell’agroalimentare. Credo che la Cina sia un grande mercato e nell’Adriatico c’è bisogno di un polo strategico per le merci refrigerate”.

Dall’altra parte il Porto di Ravenna, che si estende su un’area totale di 21 chilometri quadrati e movimenta fino a 27 tonnellate di merce all’anno, ha confermato il proprio interesse verso la proposta lanciata da Piraccini. “Il nostro Porto – ha spiegato il direttore operativo Mario Petrosino, insieme al presidente del Porto di Ravenna Daniele Rossi -, punta a diventare un punto strategico per il settore dell’agroalimentare. In questo senso abbiamo appena firmato un protocollo di intesa con il Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna e Coldiretti per valorizzare il porto come scalo logistico commerciale di riferimento per prodotti ortofrutticoli Made in Italy a livello nazionale e

“Ravenna può diventare un riferimento per le merci europee destinate in Cina attraverso il canale di Suez, che è la via più breve di collegamento – ha concluso Piraccini – Si tratta di tematiche sviluppate durante i giorni di fiera e che sicuramente porteremo avanti con grande interesse anche nei prossimi mesi”.