Lupo: è ora di gestirlo

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Incontro pubblico, Seminario Vescovile di Bedonia, venerdì 5 aprile alle 20.30

BEDONIA (PR) – Venerdì 5 aprile p.v. presso la sala convegni del Seminario vescovile di Bedonia (PR) si terrà alle 20.30 l’incontro pubblico Lupo: è ora di gestirlo al quale parteciperanno relatori del mondo agricolo/venatorio/conservazionista. I relatori invitati – di cui saranno comunicati tutti i nomi in seguito – sono docenti universitari, biologi, giornalisti, storici, esponenti del mondo politico regionale, nazionale ed europeo nonché dei settori agricolo, allevatoriale, venatorio/cinofilo, conservazionista. Anche il pubblico potrà intervenire esponendo quanto gli aggrada. Gli organizzatori dell’evento – ossia l’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali in collaborazione con la Società Italiana Pro Segugio-sezione provinciale di Parma e altri partner – hanno coinvolto anche le Atc del Parmense e del Piacentino.

Approfondimento per chi volesse saperne di più

Secondo il recente rapporto sulle predazioni del lupo a carico di cani da caccia, domestici e da guardiania redatto dal Coordinamento Cacciatrici Federcaccia – attuato con il supporto di Federcaccia Nazionale in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche della Federazione e frutto di dati oggettivi e segnalazioni rigorosamente controllate e libere da preconcetti – la regione più colpita è l’Emilia Romagna, nella quale si sono verificati il 46,1 % dei casi di predazione, in particolare nelle province di Parma e Piacenza. Oltre il 60 % dei casi si è verificato nella fascia oraria mattutina, e il 49,4 % delle predazioni è stata effettuata congiuntamente da più esemplari. Il 52,8 % delle predazioni è avvenuto in area boscata e il 49,4 % in quota collinare-montana compresa tra 500 e 1.000 metri di altitudine. Significativo il fatto che nel 54,2 %, i lupi erano già stati avvistati entro le due settimane precedenti la predazione.

Del problema ne è ben cosciente l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ente pubblico di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Piero Genovesi, zoologo e responsabile del servizio coordinamento fauna ISPRA ha dichiarato: “La predazione dei lupi sui cani è un fenomeno ben noto, lo seguiamo da anni perché naturalmente crea allarme sociale (…) Il fenomeno più frequente riguarda i cani da caccia. Diverso il caso di alcuni branchi di lupi che hanno imparato a predare i cani e quindi si avvicinano alle case”. Da notare che il numero di prede selvatiche disponibili per i lupi in Italia è molto alto.

Il lupo e altri predatori devono naturalmente essere presenti in natura, ma se il loro numero è eccessivo deve essere gestito, anche con abbattimenti effettuati non dai cacciatori, ma da apposito personale delle istituzioni. Lo stesso vale nel caso di esemplari eccessivamente dannosi, problematici e pericolosi per la pubblica incolumità, come del resto previsto non solo dall’art. 16 della Direttiva Habitat adottata in Europa, Italia inclusa, ma anche dalla Legge sulla tutela della pubblica incolumità. Ricordiamo che nel periodo 2022-23 la lupa (pura, non socializzata, poi catturata) di Vasto in totale attaccò ben 15 volte gli esseri umani, mandando in ospedale 13 persone, inclusi tre bambini dai 4 agli 11 anni.

Il numero di lupi anche in Europa è aumentato notevolmente – più del 1.800%, ossia una popolazione europea di almeno 20.000 esemplari – tanto che l’Unione Europea ne sta valutando un declassamento del suo status, da Specie particolarmente protetta a Specie protetta. La nazione europea con più lupi è proprio l’Italia, che ne ha ormai più della Romania e della Spagna. Alla Convention on the conservation of european wildlife and natural habitats della fine del 2022 fu presentato lo studio Assessment of the conservation status of the Wolf (Canis lupus) in Europe, redatto anche con il contributo del noto prof. Luigi Boitani, in cui si riporta la presenza in Italia di una media di 3.307 lupi (forchetta  2.945-3.608), ma in crescita e sottolineando che si trattava di un rilevamento del  2020-21, fatto inoltre sul campo solo su una parte dell’area conosciuta del lupo. Lo stesso studio cita per la tanto declamata Romania, con spazi selvaggi immensi, una forchetta tra  2.500-3.000 lupi e per la Spagna il dato ultimo conosciuto è di circa 2.000-2.500 lupi.

Per rendere meglio l’idea di cosa significhi – sempre basandosi sulle cifre fornite dallo studio succitato –, la pur più antropizzata Italia con i suoi 3.307 lupi stimati mediamente, ne ha più di, sommati (adulti): Albania (250), Austria (56), Belgio (9), Croazia (163), Repubblica Ceca (100), Danimarca (14), Estonia (240), Finlandia (290), Francia (783), Germania (423), Ungheria (100), Paesi Bassi (15), Norvegia (52, più una 70ina a cavallo con Svezia, Finlandia, Russia), Portogallo (200), Slovenia (138), Svezia (460, una parte a cavallo con la Norvegia), Svizzera (153).

La stima media di 3.307 lupi deriva dal primo monitoraggio nazionale sul lupo in Italia, coordinato dall’ISPRA e svolto tra il 2018 e il 2022, con una raccolta dati realizzata tra ottobre 2020-aprile 2021 che ha permesso di stimare la popolazione media del lupo su scala nazionale a 3.307 individui, di cui 2020-2645 nelle regioni dell’Italia peninsulare e 822-1099 nelle regioni alpine, con una netta crescita numerica negli ultimi anni. Fu divulgata una relazione ufficiale il 12 maggio 2022. Negli anni successivi il numero di esemplari è senza dubbio aumentato, come si può constatare dalle continue segnalazioni e filmati di lupi persino di giorno nei campi in pianura, centri urbani, spiagge e addirittura nei cortili delle case in cui predano cani e gatti anche davanti alle persone. L’area con la maggiore densità di lupi in Italia è proprio l’Appennino parmense-piacentino, con addirittura 10 esemplari per 100 km². Probabilmente i dati di densità registrati più alti al mondo.

Sul tema lupo in Italia c’è una diffusa e non corretta nformazione anche da parte di chi dovrebbe  fornire dati attendibili. La IUCN (International Union for the Conservation of Nature, in italiano Unione internazionale per la conservazione della natura) – che è considerata la più autorevole istituzione scientifica internazionale che si occupa di conservazione della natura – ha stabilito che la specie è tutt’altro che a rischio e pertanto l’ha depennata dalla Lista Rossa e l’ha inserita nella categoria Rischio Minimo (LC, Least Concern). Nel 2013, nel mondo si stimavano già circa 300.000 lupi. La sottospecie italiana è stata infine passata al più tranquillizzante livello Quasi Minacciata (NT, Near Threatened).

Curiosamente però  sul sito del Comitato Italiano IUCN, in pratica la IUCN Italia, il nostro lupo Canis lupus italicus (aumentato invece del 3.300 %!) viene presentato ancora oggi nel più grave livello Vulnerabile (VU, Vulnerable), addirittura con una popolazione totale di soli 800 esemplari! La scheda succitata è a cura  del citato prima prof. Boitani, insieme alla dr.sa Francesca Marucco e al dr. Paolo Ciucci. La scheda però risale al 2013, ossia a undici anni fa, ma ad oggi non è mai stata aggiornata e – visto che cercando Canis lupus sul sito del Comitato Italiano IUCN si arriva subito a questa scheda – ciò può ben fuorviare chi necessitasse di tali informazioni per lavoro o passione. Al convegno di Bedonia, come si capirà, si tratterà anche il tema della non corretta informazione.

Con riferimenti invece generali, c’è da constatare che gli interventi relativi alla problematica lupo, e in misura minore per altri grandi predatori, muove enormi somme di denaro e pertanto sono molti gli interessi in gioco. Solo per quanto riguarda la mitigazione dei danni al bestiame (reti, cani, cartelli, ecc.) dal 1992 al 2019, ossia solo 27 anni, in Europa sono stati erogati 3,6 milioni di euro l’anno, che portano all’enorme cifra di ben 97,2 milioni di euro, a cui bisogna aggiungere altri 36 milioni di euro per i relativi progetti, per un totale di 133,2 milioni di euro. Questo solo fino al 2019 (da allora ci sono stati altri LIFE e altri contributi), e solo per quanto riguarda la mitigazione dei danni da grandi carnivori, nella maggior parte da lupo. Se li si calcolasse nelle vecchie lire sarebbero oltre 200 miliardi!

Predazione del lupo in contesti abitati, in pubblicazione lo studio dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali

Sono stati analizzati gli episodi riferiti dal web sugli avvistamenti di lupi in contesti abitati (vicino alle case – a una distanza indicativamente da 400 a pochi metri –, all’interno di abitati, all’interno delle pertinenze delle abitazioni quali corti, giardini e annessi simili) tra il 2010 e 2023 per un totale di 1.243 casi. L’aumento dei casi è esponenziale: negli ultimi anni si è passati da 106 episodi nel 2020, a 180 nel 2021, 242 nel 2022, 414 nel 2023.

Va precisato che la ricerca ha consentito di individuare una buona parte dei casi riportati dal web ma non certo la totalità di essi, cosa che comporterebbe un enorme investimento di tempo per arrivare alla “saturazione”. I casi segnalati sono in gran parte frutto della segnalazione di cittadini a mezzi di informazione (spesso con tanto di foto o video). Sono stati esclusi i casi che, pur indicati come riguardanti i lupi, sono stati in seguito attribuiti a cani o quelli in cui, dal materiale documentario, si poteva dedurre che erano erroneamente attribuiti ai lupi. Sono stati utilizzati i casi in cui l’identità del lupo veniva presentata come certa pur in assenza di elementi per poterla confermare, dal momento che nella maggior parte dei casi nelle stesse località o in località vicine la presenza di lupi era stata accertata o lo sarebbe stata di lì a breve. Il rischio di inclusione di casi non riguardanti lupi è comunque contenuto e controbilanciato da casi attribuiti erroneamente dai media a cani e quindi non considerati, tranne quando una documentazione allegata provava il contrario.

In ogni caso, il fenomeno descritto è sottostimato poiché restano “sommersi” i casi non denunciati dai cittadini né ai media né alle autorità. Queste ultime, peraltro, normalmente non divulgano ai mezzi di informazione le denunce e le segnalazioni che ad esse pervengono. Nonostante questi limiti, lo studio consente di ottenere utili indicazioni sulla dinamica del fenomeno e sulla sua distribuzione geografica. Di ogni episodio, quando possibile, si è tenuto conto non solo della località (il più precisa possibile) ma anche dell’ora del giorno, del numero dei lupi coinvolti e di ulteriori dettagli.

In un quarto dei casi gli episodi a livello nazionale coincidono con una predazione o tentata predazione di specie diverse, sia domestiche che selvatiche. La specie più predata è il cane con 114 episodi (N.b. in alcuni episodi nella stessa località ma in tempi diversi sono stati predati più cani). Di questi episodi, nel 9,2 % si registra una predazione su cani (meno di un decimo di questi si sono o sono stati salvati, seppure feriti). Nel 2021, sui succitati 114 casi totali, si sono registrati 14 episodi di predazione, nel 2002 erano saliti a 28 e nel 2023 a 38. La seconda specie predata è il capriolo, nel 5,5 % degli episodi. Seguono cervi, daini, mufloni, cinghiali e avicoli. Anche gatti, ma queste predazioni sfuggono di solito alle segnalazioni con avvistamenti diretti.

Relativamente ai 1.243 casi totali di predazioni di specie sia selvatiche sia domestiche in prossimità o dentro i centri abitati, in Piemonte si registra il 15,7 % degli episodi. Segue la Toscana con il 14,3 %, l’Emilia-Romagna con il 14 %, le Marche con il 12,3 %, l’Abruzzo con l’11,8 %, il Veneto con l’8,3 %. Tuttavia, nel caso dell’Emilia Romagna con il 14 %, ben il 30,7 % di questi sono cani, caratterizzando questa regione come particolarmente colpita dal fenomeno. Il fatto che tale percentuale sia inferiore a quella dichiarata nello studio di Federcaccia è perché in quello sono stati conteggiati anche i cani nell’attività di caccia, e quindi lontani dagli abitati, mentre in questo sono stati conteggiati solo gli attacchi avvenuti entro 400 metri dalle case. Interessante è il dato sul Piemonte, primo nelle predazioni di specie diverse in prossimità delle case, ma in cui i cani predati sono stati solo il 3,5 % del 15,7 % totale. In Veneto la percentuale di episodi con predazione di cani è del 6,1% dell’8,3 %  totale (specie sia domestiche che selvatiche).

Sempre più grave in Italia il problema della predazione – oltre che sul bestiame – dei lupi sui cani, anche da compagnia e persino di giorno al guinzaglio nelle vie centrali dei centri abitati, come accaduto a Palombaro, Abruzzo. Da un’indagine nazionale emerge che la regione più colpita è l’Emilia Romagna con il 46,1 % dei casi di predazione, in particolare nelle province di Parma e Piacenza. L’Italia, in cui il lupo dal 1971 è aumentato secondo dati ufficiali almeno del 3.300 %, è ormai la nazione con più lupi di tutta l’Europa, avendo superato anche Romania e Spagna.

L’area con la più alta densità di lupi in Italia è proprio l’Appennino parmense-piacentino, con una densità di 10 esemplari per 100 km².