Lunedì 28 febbraio proiezione alla Cineteca di Bologna del docufilm “Bosnia Express”

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BOLOGNA – Il 3 marzo del 1992 il parlamento bosniaco, a seguito del risultato del referendum svoltosi pochi  giorni  prima,  dichiarò  l’indipendenza  della  Bosnia  Erzegovina dalla Federazione Jugoslava.  Da  lì  partì  l’escalation  di  violenze  che  portarono all’assedio  di Sarajevo e alla divisione di un popolo. Durante la guerra furono commessi crimini contro l’umanità. Le vittime del conflitto sono state stimate in quasi 100mila, di cui circa 40mila civili. A trent’anni da quegli eventi nessuno si chiede come stia vivendo quel Paese quel drammatico passato. Ma ancor più nessuno si chiede, senza guardare la fede religiosa, come le nuove generazioni, le donne soprattutto, vivano le divisioni di allora.

A parlare del futuro del paese e non del suo passato è il film-documentario “Bosnia Express” del regista Massimo D’orzi, prodotto da Loups Garoux Produzioni e da Il Gigante in associazione con Luce-Cinecittà che ne è il distributore per l’Italia, mentre Rai Com lo è per le vendite estere. Ad ospitare la proiezione sarà lunedì 27 febbraio alle ore 20 il Cinema Lumière della Cineteca di Bologna.                                  

Il successo dello scorso settembre al festival “Visioni dal Mondo” di Milano, “Bosnia Express” è stato presentato il 25 gennaio di quest’anno fuori concorso al Trieste Film Festival. Due proiezioni che hanno registrato apprezzamenti dalla critica. La pellicola ha ricevuto contributi dal Programma Europa creativa dell’Unione europea e dal Ministero della  Cultura  italiano.  “Bosnia  Express”  da  inizio  febbraio  nelle  sale  italiane  dove  ha riscontrato un inaspettato successo di pubblico, con sale piene e tanta voglia, soprattutto da parte dei giovani, di assorbire le sensazioni che offre la pellicola. Al centro del docufilm ci sono le donne di quel paese, prime vittime del genocidio perpetrato durante quella guerra.

Con il lungometraggio, come ha sottolineato il regista Massimo D’orzi, “ mi sono illuso di avere in mano il biglietto per documentare le scorribande, le innumerevoli atrocità, le complicità perpetrate a vari livelli nel paese. Ma ho finito per arrendermi di fronte ai volti di donna che mi fornivano un’altra verità. Se vuoi capire cosa è successo in ex-Jugoslavia guarda nei nosľri volľi. Ma la guerra non ha un volľo di donna!”.

“Nel documentario, la parola, il commento, che inizialmente volevo banditi, sono stati uno strumenľo fondamentale per raccontare i mille interrogativi – spiega Massimo D’orzi –. Le immagini da sole non erano sufficienti a restituire quella complessità che percepivo alla fine di ogni giornata di riprese quando assistevo sconfitto al giudizio dei bosniaci che nemmeno tanto celatamente mi guardavano convinti di veder crollare l’ennesimo straniero giunto  fin lì con tutte le buone intenzioni”.

E ancora: “La domanda che mi ponevo all’inizio era ‘chi sono stati i mandanti di quella tragedia?’. Poi, piano piano, durante le riprese del  film, mi sono reso conto che non mi interessava mettere in primo piano i criminali, ma volevo che le protagoniste del   film fossero proprio le donne. Quelle che non solo sono state le vittime più attaccate e colpite durante la guerra, ma anche quelle che oggi sono riuscite non solo a resistere, ma a proporre oggi un’immagine completamente diversa della Bosnia”.

Il sottile filo che sorregge la fragile democrazia della Bosnia Erzegovina e di tutta l’area dei Balcani torna a indebolirsi in questi giorni in cui le regole della geopolitica sono minate dal conflitto in Ucraina. Una crisi che, secondo molti osservatori, potrebbe avere presto drammatici sviluppi in tutta la regione.  Per questo il film vuole essere anche portatore di un grande segnale di pace. Una pace che in questi giorni, nelle piazze del nostro paese, viene richiesta a gran voce da migliaia di italiani.

“BOSNIA EXPRESS” ARRIVA A BOLOGNA
CINEMA LUMIÈRE
Lunedì 28 febbraio, ore 20
Ala proiezione parteciperanno il regista Massimo D’orzi
e la montatrice Paola Traverso.
Modererà il dibattito Anna Di Martino della Cineteca di Bologna