“Ci si aspettava – commenta Claudio Medici, presidente di CNA Modena – un certo rallentamento, dopo 18 mesi di ripresa post covid, ma le dinamiche sono state peggiori di quanto ci si potesse attendere. Probabilmente non sarà recessione, lo dimostra anche il fatto che i default, quanto meno quelli delle società di capitali, siano assestati al 3% (tra i più bassi degli ultimi quindici anni, ma il clima di incertezza sta orientando le imprese verso un atteggiamento attendista), ma di certo saremo lontani dai livelli di crescita ottenuti nell’ultimo biennio”.
Quello che ci si attende dal 2024 è un moderato segno più, più o meno in linea con quello dell’Unione, che si attesta all1,2%, peraltro con differenze anche profonde tra un settore e l’altro.
Chi, probabilmente, non crescerà, è il sistema moda ancora alle prese con un profondo processo di ristrutturazione che implica un’ulteriore perdita di imprese e professionalità. Del resto, nell’ultimo decennio il tessile abbigliamento ha visto dimezzato il suo peso sull’export modenese, con un’analoga diminuzione del numero di aziende nel settore. Ciò rende oltremodo difficoltoso non solo il rilancio, ma la tenuta stessa delle imprese che si occupano di abbigliamento.
Senza un’adeguata exit strategy per ciò che riguarda il superbonus ed altre agevolazioni edilizie, CNA ipotizza un anno difficile anche per le imprese del settore casa, ovvero edilizia e impianti.
Sostanzialmente stabile la situazione per ciò che riguarda la manifattura, in particolare per ciò che riguarda la meccanica, che rimane la spina dorsale dell’economia del territorio, settore sui cui però pesano i dubbi relativi all’andamento economico della Germania, assieme agli Usa il principale mercato per le nostre esportazioni.
Buone le prospettive per il turismo, l’agroalimentare e i servizi alle imprese, mentre sul commercio pesa l’incognita del potere di acquisto delle famiglie, eroso dall’inflazione. Una situazione che si riflette negativamente, ancora una volta in particolare nell’ambito della moda.
Ma sulle aspettative delle imprese, incidono in modo trasversale altri due aspetti. Il primo, la carenza di risorse umane a tutti i livelli di competenza. Si tratta di una lacuna grave, che in molti casi ostacola lo sviluppo, anche dimensionale, delle imprese. Un problema che va affrontato sotto diversi versanti, a cominciare dal potenziamento della formazione tecnica legata agli Its, per arrivare sino a forme di integrazione per il personale straniero meno qualificato.
“Il secondo aspetto – sottolinea Medici – invece, è legato al ruolo delle banche, che è determinante in questo processo di crescita, banche che nell’ultimo anno, grazie agli extraprofitti legati all’andamento dei tassi di interesse, hanno accresciuto in modo importante la loro patrimonializzazione, oltre ad aver raccolto utili ben oltre alla media. È necessario che il sistema degli istituti di credito abbia la consapevolezza di avere un ruolo di sostegno dell’economia, tenendone conto nelle proprie valutazioni che, per il bene della comunità, devono ispirarsi anche a principi di mutualità. In altre parole, se è legittimo e giusto premiare il merito, sia in termini di solidità che sostenibilità, d’altra parte è vitale per la competitività del sistema supportare le imprese che stanno attraversando con maggiori difficoltà questa fase di incertezza”.
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