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“La visione dei colori nell’uomo: psicofisica, fisiologia, percezione”

Mercoledì 2 dicembre nell’Auditorium di Palazzo del Governatore di Parma

PARMA – Mercoledì 2 dicembre, alle ore 15, nell’Auditorium di Palazzo del Governatore (piazza Garibaldi), si terrà la tavola rotonda “La visione dei colori nell’uomo: psicofisica, fisiologia, percezione”, a cui interverranno tre docenti dell’Università di Parma, Claudio Oleari, del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Claudio Macaluso, del Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali e Nicola Bruno, del Dipartimento di Neuroscienze, che secondo le loro competenze approfondiranno diversi aspetti di questa tematica.

La visione a colori nell’uomo: la psicofisica (Claudio Oleari, Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Università di Parma)

La psicofisica della visione a colori è considerata secondo due punti di vista diversi da prendersi solo come indicazione e stimolo: un punto di vista storico, che richiama i grandi della scienza (Newton, Maxwell), e un punto di vista applicato alla fotografia, che richiama un problema ancora non risolto e attuale.

Il colore è una sensazione e come tale è chiamato con parole convenzionali, come giallo, rosso, ecc., ma come sensazione è incomunicabile e può solo essere evocato. Il luogo nel cervello in cui avviene la percezione del colore rimane enigmaticamente indefinito. La specificazione del colore è possibile perché radiazioni luminose aventi distribuzione spettrale di potenza diversa possono indurre identica sensazione di colore in tutti gli individui tricromati normali. Questo fenomeno, noto come metamerismo, è alla base della psicofisica. Questo fenomeno è anche alla base della riproduzione del colore sulla carta stampata, sui monitor televisivi, nella fotografia. Tuttavia nella ripresa e riproduzione fotografica/televisiva, ecc., è assente un fenomeno noto come “color constancy”, che è invece presente nella visione umana. La comprensione di questo fenomeno è tuttora incompleta ed è il maggior problema aperto per la fotografia.

La visione a colori nell’uomo: la fisiologia (Claudio Macaluso, Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali, Università di Parma)

L’occhio per l’uomo è un canale di informazione fondamentale, forse il più importante, per interagire con l’ambiente che ci circonda.

Nell’occhio un sistema di lenti, come in una macchina fotografica, permette che il mondo esterno venga focalizzato sul sensore, la retina. Qui la luce, onde elettromagnetiche, viene captata da sensori raffinatissimi, i fotorecettori. Fra questi i coni, i fotorecettori deputati alla visione diurna, hanno sensibilità diverse per diverse lunghezza d’onda, fornendo il punto di partenza neurofisiologico per la percezione dei colori. I segnali nervosi prodotti dai coni vengono subito analizzati dalle altre cellule nervose della retina, un vero e proprio ‘avamposto’ che il cervello ha destinato a questo compito.

Ma è solo l’inizio, toccherà al cervello un’analisi ‘superiore’ delle informazioni, e il ‘colore’ si rivelerà non solo un potente sistema aggiuntivo di riconoscimento della realtà esterna, ma anche una ‘qualità’ del vedere implicata nell’evocare sensazioni complesse, come quella del bello.

La visione a colori nell’uomo: la percezione (Nicola Bruno, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Parma)

Cosa sono i colori e perché appaiono come appaiono? Storicamente, due tradizioni di ricerca della psicologia scientifica hanno cercato di rispondere a questa domanda. La prima, quella della psicofisica classica, considera i sensi come strumenti per misurare quantità fisiche e cerca di capire come la mente sotto forma di colori percepiti riesca a rappresentare proprietà materiali degli oggetti. I moderni approcci computazionali alla percezione cromatica continuano oggi questa tradizione, che trova risvolti applicativi nei sistemi di visione artificiale e nella colorimetria. La seconda, quella della psicologia della Gestalt, considera i sensi come sistemi che rispondono alle informazioni fornite dalla luce visibile per costruire i colori percepiti come parte dell’esperienza cosciente, indipendentemente dalla eventuale controparte fisica. I moderni approcci neo-Gestaltisti e della psicologia ecologica continuano oggi questa tradizione di ricerca. Fenomeni classici e dimostrazioni più recenti suggeriscono che i colori non sono né misure vere e proprie di quantità fisiche né contenuti di coscienza del tutto svincolati dalle proprietà materiali dell’ambiente. Secondo alcune recenti proposte teoriche, i colori, come tutte le percezioni, sono invece caratteristiche di una sorta di interfaccia attraverso la quale la mente costruisce rappresentazioni adeguate a supportare azioni: localizzare oggetti rilevanti dal punto di vista comportamentale, distinguerli da altri oggetti, categorizzarli lungo dimensioni rilevanti per il comportamento.

La tavola rotonda rappresenta il sesto appuntamento del ciclo di conferenze divulgative sulla luce previste nell’ambito degli eventi per l’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce – IYL2015, promossi dall’Università di Parma con la co-organizzazione di Comune di Parma e IMEM–CNR e realizzati in sinergia con numerosi altri soggetti e istituzioni.

Il ciclo di conferenze si concluderà giovedì 17 dicembre, alle ore 11, nell’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Ateneo, con Martin Chalfie della Columbia University di New York, premio Nobel per la Chimica 2008 per i suoi studi sulla Green Fluorescent Protein, che parlerà di GFP: Lighting Up Life.

Ulteriori dettagli sulle conferenze sul sito web www.unipr.it/luce

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Redazione

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