Kafka, Lettere a Milena il 6 settembre nel Cortile del Teatro del Baraccano

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BOLOGNA – Kafka ai tempi del Corona virus!

Sembra già una beffa in pieno stile Kafkesko.

Ed invece no. È la realtà. È quello che ci è successo e che sta per succedere anche a voi che state finalmente di nuovo seduti, finalmente di nuovo insieme nello stesso spazio, nello stesso tempo e di fronte alla stessa storia condivisa con noi attori e musicisti.

La storia non poteva che essere una storia d’amore. Fragile e crudele, impossibile ed eterna come solo Kafka riesce ad immaginarne e a viverne.

Queste lettere a Milena son un continuo gioco a nascondersi e a svelarsi per vaghe allusioni. Solo che Milena è troppo intelligente perseverante e sensibile per restare al gioco.

Qui i due innamorati si spingono a svelarsi, a mettersi a nudo come mai ad entrambi forse era accaduto.

Il tutto in un tempo, che è denso di cupi presagi e di cambiamenti radicali e nefasti. L’Europa che trema sotto i loro piedi si tinge di nero, tutto vacilla: l’ordine delle cose; la conoscenza fin lì acquisita; ed infine anche il loro amore.

Kafka -irriducibile alla vita- è l’unico di cui leggiamo le lettere; le risposte di Milena possiamo solo immaginarle, intuirle e sarebbe interessante inventarle di sana pianta.

Ho scelto di seguire un ordine cronologico, sì, ma inverso: ovvero dalla fine verso l’inizio della loro storia.

Un tempo che quindi si configura simultaneamente come una favola e come un presagio su cui incombe gravida di distruzione la storia.

La verità emerge solo tra le righe e alla fine del loro carteggio. Emerge quasi per sfinimento. Rovesciando il tempo si procede a ritroso verso un’ origine oscura che nelle lettere di Kafka confina e si confonde sempre con l’invenzione letteraria che avvolge di mistero la vita e il tenue legame tra le persone.

A queste lettere fa da sfondo un paesaggio naturale aspro e sublime come il cerchio di rocce aguzze che circonda Merano, dove Kafka era in vacanza.

Una lingua di legno separa gli spettatori, quasi fosse un ponte gettato sull’abisso o una zattera su cui andare alla deriva nella vita. Unica isola di certezza, la musica, sospesa come un miraggio, sul palco.

In questo tempo di covid, in cui tutto è da ripensare: dal rapporto col pubblico e con le storie che dobbiamo portare sul palco: questa sofferta storia d’un amore epistolare mi sembra di buon auspicio per ripensare radicalmente il nostro modo d’esser dentro le storie che raccontiamo.

E voi, scrivete lettere d’amore?

Ringrazio il Museo Ebraico ed il Goethe-Zentrum di Bologna con i quali collaboro da anni per avermi chiesto di partecipare a questa nuova avventura condividendo il palco con i musicisti del Teatro del Baraccano. Questa condivisione di spazi e di intenti è quanto da anni più mi appassiona, soprattutto quando come in questo caso è messa a frutto per raccontare una storia. Le musiche scelte dal direttore Giambattista Giocoli del Teatro del Baraccano per Kafka sono di Hindemith e Janacek, opere quanto mai in linea con la fragilità di questa storia.

Rosario Tedesco

“Un libro dev’essere l’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi”

Ein Buch muß di Axt sein für das gefrorene Meer in uns

Franz Kafka

​6 settembre, ore 21.15

ATTI SONORI, Museo Ebraico di Bologna

Goethe-Zentrum, Ambasciata della Repubblica Ceca

Associazione culturale Lucerna, Centro Ceco Roma

KAFKA: LETTERE A MILENA
concerto teatrale 

Adattamento teatrale Rosario Tedesco

con Rosario Tedesco e Nicola Bortolotti

dipinti scenografici Andrea Louis Ballardini

assistenza alla produzione Laura Ballardini

ORCHESTRA DEL BARACCANO
direttore Giambattista Giocoli

Silvia Colageo flauto
Marco Soprana oboe
Giovanni Picciati clarinetto
Mirco Ghirardini clarinetto basso
Giulia Ginestrini fagotto
Imerio Tagliaferri corno
Fabio Codeluppi tromba

BIGLIETTO UNICO 10€