Oltre 300 le presenze accreditate, una trentina i relatori che interverranno nelle giornate di oggi e domani. È un’importante occasione per analizzare tutte quelle pratiche che, grazie alla specifica metodologia, all’intenzionalità politica e alla continuità e trasversalità istituzionale con cui sono state attivate, hanno consentito la realizzazione di modelli che si sono rivelati altamente efficaci e capaci di incidere nella vita delle comunità.
Questa prima giornata ha posto in evidenza alcuni elementi organizzativi e operativi affinché “welfare culturale”, oggi tema presente nelle agende delle principali città italiane ed europee, non rimanga un concetto sterile o astratto. Innanzitutto, emerge la necessità di una regia di sistema e, successivamente, la capacità di progettare tra discipline, competenze, modalità diverse ma finalmente focalizzate su una convinzione precisa: arte e cultura non hanno a che fare solo con l’economia e il tempo libero, ma soprattutto con lo sviluppo integrale delle persone, il benessere e la salute degli individui e delle comunità. Comunità culturalmente e artisticamente attive sono comunità più sane, sotto tutti i punti di vista, anche quello economico.
Nella giornata di domani queste convinzioni saranno supportate dall’evidenza della statistica e della misurazione scientifica, per concludere con la visione programmatica di politiche a favore dello sviluppo di nuove competenze e nuove risorse da impiegare con sguardo sistemico.
A questo link: https://studioesseci.musvc2.net/e/t?q=4%3dIU9RJZ%26t%3dR%266%3dWGS%267%3dWDWIT%263%3d9BJxJ_0qaq_K1_zrkp_07_0qaq_J6j-51HqKBEiC41j64BmQH1.qK_0qaq_J6n0451_IisX_SxRHSK_HYth_RnaK2s1i_HYth_Rnqh_fQoSl_HZRS.x5x%264%3duLALkS.652%260A%3dQ0RI&mupckp=mupAtu4m8OiX0wt si può leggere e scaricare il position paper a cura di Lisa Bigliardi, Veronica Ceinar, Ilaria Gentilini, Rosa Di Lecce, Leonardo Morsiani, Flaviano Zandonai e Davide Zanichelli.
È un documento che, a partire dell’esperienza di Reggio Emilia, raccoglie riflessioni e proposte volte a comprendere il ruolo di produzioni culturali che, lavorando con le fragilità sociali, contribuiscono a innovare il welfare e, ancora oltre, a ripensare l’identità urbana.
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