Il mare a cavallo il 18 e 19 marzo al Teatro Piccolo Orologio

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REGGIO EMILIA – Esistono diversi modi di approcciarsi artisticamente a un evento storico, ormai considerato di patrimonio pubblico e condiviso. Da un lato, chi maneggia una materia tanto preziosa e ingombrante ne avverte il peso, taltolta schiacciante, che spinge verso una resa oggettiva e fedele, persino letterale, di ogni parola pronunciata, di ogni gesto speso. Dall’altro, l’esigenza imprescindibile dell’arte che langue nel mero esercizio di riproduzione del reale che vive solo nella rilettura e interpretazione dello stesso, alla ricerca di nuovi e fecondi (s)punti di vista sul noto. Al crocevia tra queste tendenze apparentemente inconciliabili si posiziona Il mare a cavallo, spettacolo prodotto da Tedacà in collaborazione con Casa degli alfieri/ToTo, che sarà in scena al Teatro Piccolo Orologio di via Massenet, sabato 18 marzo alle ore 21 e domenica 19 marzo alle ore 17.

La drammaturgia è di Manlio Marinelli (premio Alessandro Fersen con il testo Emilia), la regia di Luca Bollero (ha diretto, tra gli altri, Storia di amore e alberi e Münchausen!), il disegno luci è curato da Antonio Stallone e i costumi di scena da atelier Enrica Daidone. La pièce, il cui valore civile e artistico è stato riconosciuto da Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato nel 2018, finalista del premio ÀP/Mauro Rostagno per i diritti umani nel 2019, offre agli spettatori la voce e le memorie di Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, interpretata da una straordinaria Antonella Delli Gatti (vincitrice del premio alla migliore attrice alla medesima edizione del premio Mauro Rostagno), sospesa tra realtà e simbolo, in un intimo assolo che diloga con la coscienza di ciascuno di noi.

Punto di partenza è quella cicatrice mai rimarginata, squarciata dalla bomba sulla ferrovia Trapani-Palermo, il 9 maggio 1978, che riecheggia nell’“urlo nero” della madre, che perde nello stesso giorno il figlio, Peppino, ucciso dalla mafia e il diritto alla verità, che sin da subito viene depistata, con l’infamante e vigliacca accusa di terrorismo.

Felicia non si dà pace, rifiuta la regola del silenzio che la vuole chiusa nel suo dolore e rompe con la famiglia del marito. Sceglie di stare con i “compagni” di Peppino e si costituisce parte civile al processo per vedere riconosciuta l’innocenza del figlio e la colpevolezza dei suoi carnefici.

Lo spettacolo prende avvio dai funerali di Felicia: dalla bara, mentre si svolgono le esequie, la donna guarda i compaesani e racconta nuovamente la sua vicenda, ora con passione, ora con un distacco che giunge quasi all’ironia. In scena Felicia si rivolge direttamente a noi, ma rivive anche i momenti salienti della sua storia: così lo spettatore entra in contatto con altri personaggi, che gli permettono di prendere viva coscienza di una storia di quarant’anni, ma attuale anche oggi.

Della materia delicata e stratificata alla base dello spettacolo parla l’autore, Manlio Marinelli: “Il compito del teatro è mettere in contatto, tessere una relazione efficace, tra tutti i partecipanti all’evento scenico. Si tratta, cioè, di unire, attraverso la condivisione di emozioni, le esistenze che sono in scena con quelle che sono in platea”, maneggiando con “cura e rispetto” vite, testimonianze, fatti storici. La sostanza prende così la forma di un “polilogo”, ossia una “fuga di diverse voci che si inseguono e che concorrono a tessere, davanti al pubblico, i fili di una vicenda la cui tragicità è esaltata proprio dal conflitto dei diversi punti di vista”.

Si è scelto di far parlare le profonde cicatrici che hanno lasciato un segno nella vita di Felicia. “Il lavoro con Antonella [Delli Gatti]”, spiega Luca Bollero, regista, “è partito da queste cicatrici, ci siamo chiesti come tradurle in azioni e in immagini che restituissero allo spettatore l’emozione che noi abbiamo ricevuto leggendo il testo. Il lavoro su Felicia è stato più intimo, volto a costruire una precisa partitura di intenzioni che permettesse di avvicinarsi sempre di più – insieme al pubblico – al suo segreto, alla sua forza interiore”.

Uno spettacolo-testimonianza che parla di mafia, omertà, politica, famiglia, impegno, sete di giustizia e di verità, toccando temi che ritornano con pre-potenza nella vita civile odierna del nostro paese.

In Felicia, voce di resistenza contro la viscosità del silenzio omertoso, trovano eco le troppe voci spesso inascoltate delle innumerevoli madre courage del nostro tempo, alle prese con violenze e guerre, vittime e testimoni di ingiustizie e disumanità, custodi della verità, capaci, se accolte, di risvegliare una coscienza etica non di rado sopita e intorpidita dall’indifferenza.

INFO E PRENOTAZIONI

Biglietto mecenate: €20, per contribuire con una piccola donazione alle attività del MaMiMò
Biglietto intero €15, biglietto ridotto €13, soci MaMiMò €10

Per informazioni e prenotazioni: www.mamimo.eventbrite.it, biglietteria@teatropiccolorologio.com, www.mamimo.it, 0522-383178, dal lunedì al venerdì, 9.30-13.30 e 14.30-18.30 e nei giorni di spettacolo

In scena sabato 18 marzo alle ore 21 e domenica 19 marzo alle ore 17 al Teatro Piccolo Orologio, in via Massenet 23 a Reggio Emilia

Il mare a cavallo: la voce e il coraggio di Felicia, madre di Peppino Impastato, tra lotta all’omertà e sete di giustizia

Un “polilogo”, come lo definisce l’autore, Manlio Marinelli, che punta a conciliare rigore storico e l’urgenza di verità che crea connessioni e relazioni tra testimoni, interpreti e pubblico.