CATTOLICA (RN) – Il Museo della Regina di Cattolica è lieto di annunciare la pubblicazione del nuovo quaderno della collana Litus: I quaderni del Museo della Regina Cattolica, n. 3, a cura di Loris Bagli. Il presente numero è dedicato ad un importante rinvenimento avvenuto in una cava sul Monte Ceti del comune di Novafeltria, che ha toccato molto da vicino il nostro Museo, essendovi stato “custodito” per circa 16 mesi ed avendo coinvolto il museo medesimo, in accordo e su indicazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna con sede a Bologna, nel tentativo di definirne caratteristiche, datazione, riconoscimento. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’azione congiunta della Soprintendenza Archeologica, di importanti paleontologi e del Museo Capellini di Bologna, con il prof. Gian Battista Vai e il prof. Federico Fanti.
Il Museo di Cattolica ha deciso di procedere alla pubblicazione di questa straordinaria scoperta e ha colto questa importante occasione per riflettere sui vertebrati fossili rinvenuti in numerosi nella Romagna Orientale: certamente non altrettanto antichi, ma non meno significativi; il prof. Loris Bagli, che ha curato l’intero quaderno, ne ha redatto una rassegna, di sicuro sorprendente per i più.
Scoperto nell’ottobre 2010 da Paolo Giordani, il mosasauro, di cui è stata ritrovata una porzione di cranio, era un animale gigantesco, lungo più di 11 metri e con una testa lunga un metro e mezzo. È il più grande rettile fossile rinvenuto in Italia, risalente alla fine del periodo Cretaceo, dunque all’incirca a 75 milioni di anni fa. I denti possenti mostrano i segni di usura tipici dei grandi predatori: essi confermano che questo animale era in grado con il suo morso di provocare profonde ferite e frantumare le ossa delle sue prede. Per giungere all’identificazione del rettile, il team composto da Federico Fanti, Andrea Cau e Alessandra Negri ha unito le diverse competenze per capire sia la successione sedimentaria da cui è stato estratto il reperto, sia di che animale si trattasse. Lo studio dei microfossili contenuti nelle rocce ha permesso di datare il fossile mentre le analisi hanno identificato il reperto come la parte anteriore del cranio di un grosso rettile marino, un mosasauro, lontano parente dei serpenti e delle lucertole, comparsi 100 milioni di anni fa ed estinti –assieme ai dinosauri– 65 milioni di anni fa. I mosasauri erano “tornati” a vivere in mare, adattando il loro corpo all’ambiente acquatico; dopo i dinosauri, essi rappresentano i più grandi rettili vissuti sulla Terra, con alcune specie lunghe una dozzina di metri e pesanti fino a 10 tonnellate.
La porzione di cranio del Mosasaurus è oggi esposta in via definitiva al Museo Geologico Giovanni Capellini di Bologna, nella Sala del Diplodocus.
Il libro è scaricabile gratuitamente al link qui e disponibile alla pagina del Museo della Regina in Academia.edu.
I vertebrati fossili della Romagna orientale e il mosasauro del Monte Ceti a cura di Loris Bagli
Collana Litus n. 3/2019 – I quaderni del Museo della Regina di Cattolica
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