Luigi Ghirri, il più importante fotografo italiano della nostra epoca, nasce il 5 gennaio 1943 a Scandiano, vicino a Reggio Emilia e muore improvvisamente nella sua casa di Roncocesi il 14 febbraio 1992.
A conferma che la fotografia entra a far parte di una nuova narrazione del paesaggio italiano insieme ad altre “scritture”, per la mostra “Viaggio in Italia” nel libro con il testo critico di Arturo Carlo Quintavalle appare lo scritto di Gianni Celati, uno dei maggiori scrittori della nostra epoca, “Verso la foce. Reportage per un amico fotografo”. Di questa amicizia dà conto il testo di Smargiassi.
Luigi Ghirri ha vissuto e lavorato per molto tempo a Modena dove conosce l’artista concettuale Franco Vaccari e con lui approfondisce alcune fondamentali riflessioni intorno al ruolo della fotografia nell’ambito dell’arte contemporanea. Nel 1972 a Modena, presso la hall del Canalgrande Hotel – circolo Sette Arti Club, presenta la sua prima mostra personale intitolata “Luigi Ghirri. Fotografie 1970-71”, frutto di una selezione realizzata insieme a Franco Vaccari, autore dell’introduzione al catalogo.
Realizza poi Km 0.250, la riduzione fotografica in scala 1:10 del muro perimetrale dell’autodromo di Modena ricoperto di manifesti pubblicitari. A metà degli anni 70 va a vivere con Paola Borgonzoni in un appartamento del centro storico di Modena. Nella penombra della nuova casa inizia un nuovo lavoro, “Identikit”. Fotografando in luce naturale i propri oggetti, i dischi, i libri della sua libreria, realizza una dichiarazione di identità ma al tempo stesso un diario intimista di quei giorni e di quel luogo. Uscendo appena di casa e girando tra le bancarelle del mercatino dell’antiquariato di piazza Grande, intraprende un percorso ancora nuovo nel mondo delle immagini e dei segni, concependo così la serie Still-Life. Pitture, fotografie incorniciate, cataloghi, manoscritti, vecchie cose affastellate, si propongono al suo sguardo trasformandosi in “luoghi” in cui cogliere possibili stratificazioni: anche gli oggetti che sembrano essere interamente descritti dalla vista possono essere, nella loro rappresentazione, come le pagine bianche di un libro non ancora scritto.
Nel 1978 fonda la casa editrice Punto e Virgola e pubblica il suo primo libro, “Kodachrome”. Qui pubblica anche il saggio di Franco Vaccari “Fotografia e Inconscio Tecnologico”.
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