Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale: Giornata mondiale dell’Acqua

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EMILIA ROMAGNA – La ricorrenza della Giornata mondiale dell’Acqua (22 marzo) è anche l’occasione per il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale per ricordare l’importanza della propria attività, prendendo spunto dal comunicato stampa diramato dall’ANBI (a seguire nel testo), nel quale viene fatto il punto sulla situazione idrica italiana, dove mancano 5 miliardi di metri cubi d’acqua rispetto a quanto previsto 50 anni fa.

«Da anni il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale fa la sua parte, con la progettazione e realizzazione di moderne infrastrutture irrigue a supporto di un’agricoltura di qualità e mantenendo in efficienza le opere preesistenti. Sono stati da poco avviati i cantieri per l’estensione della distribuzione irrigua in pressione dell’acqua del CER, in derivazione dalle centrali di pompaggio San Severo, Cassanigo e San Silvestro nei Comuni di Faenza e Cotignola, per la realizzazione di tre nuovi distretti di reti rubate in pressione denominati Santa Lucía (tra Sillaro e Santerno), Budrio (tra Santerno e Senio) e Madrara (tra Senio e Lamone) e per la distribuzione irrigua, anch’essa in pressione, nel nuovo distretto denominato Pero, tra Lugo e Fusignano. Queste opere sono finanziate con i sussidi stanziati dai Piani di Sviluppo Rurale Nazionale e Regionale (PSR), concessi a seguito di procedure di bando, che hanno visto i progetti del Consorzio figurare in posizione utile nella graduatoria finale. Nel territorio collinare e montano, dove l’acqua del CER può svolgere un ruolo di soccorso, ma non di risorsa idrica principale per i suoi elevati costi di sollevamento, si stanno completando gli invasi irrigui interaziendali finanziati nell’ambito del PSR regionale, progettati dal Consorzio. Grazie a queste infrastrutture si riesce a ovviare alla cronica carenza di portata dei corsi d’acqua naturali del territorio romagnolo, consentendo la distribuzione nei mesi più siccitosi della risorsa idrica precedentemente accumulata negli invasi. Questa è la strada da seguire. Conoscenza capillare del territorio ed elevata capacità tecnica e progettuale, massima attenzione alla tutela del paesaggio all’azzeramento delle perdite nelle reti, sono i fattori su cui puntare per far sì che le risorse del Recovery Fund trovino un impiego efficiente nel portare a compimento la necessaria infrastrutturazione irrigua del territorio».