Concluse le indagini di un’operazione antidroga condotta dalla Polizia Locale di Rimini

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polizia- municipaleRIMINI – Con le 10 notifiche di denuncia a piede libero, fatte ieri dalla Polizia Locale di Rimini, si è conclusa ieri una lunga indagine coordinata dal Sostituto Procuratore Davide Ercolani e condotta dalla squadra di Polizia Giudiziaria, dal Reparto Mobile, con l’aiuto delle unità cinofile, in dotazione alla Polizia Locale.

Si tratta di una vasta operazione iniziata nell’estate del 2019 che ha tenuto impegnati gli agenti fino all’inizio dell’autunno, estesa su diverse aree del territorio comunale ma concentrata particolarmente nella zona di via Giovanni XXIII, la stazione ferroviaria e il parcheggio padane. Gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati fatti nei confronti di 10 persone, di cui 5 di nazionalità tunisina, 5 marocchina e 1 albanese.

Un’attività investigativa nata da una segnalazione ricevuta dalla squadra di Polizia Giudiziaria nei confronti di una tossicodipendente conosciuto come consumatrice abituale di sostanze stupefacenti. Dalle intercettazioni telefoniche di quarta persona , sono emerse informazioni su altri sospetti, prevalentemente di nazionalità straniera, dediti allo spaccio di stupefacenti. Informazioni che si sono aggiunte a quelle rese verbalmente dalla ragazza e da altri suoi conoscenti, identificati come consumatori abituali, che sono servite agli agenti per capire le modalità di distribuzione e la vendita delle sostanze stupefacenti.

Oltre all’eroina e la cocaina dall’indagine è emerso anche l’uso di un farmaco, sequestrato ad alcuni degli indagati, facilmente reperibile, che se associato all’alcol, ha effetti simili all’eroina e può essere molto letale.
 Gli investigatori si sono concentrati in particolare su un pubblico esercizio dell’area, dove le indagini effettuate hanno permesso di constatare come gli scambi di sostanze stupefacenti avvenissero sia nell’area esterna che interna al locale. I reati contestati alle 10 persone sono diversi e vanno dall’arti 81, l’art. 337 e 110 del Codice Penale e l’articolo 73 del DPR 309/90.