Modena

Calcio: Obiettivo, tornare presto tra i professionisti

In commissione consiliare l’esame delle tre proposte. Per la serie D Pro Modena prevede costi per 2 milioni. E punta all’acquisto del marchio storico

MODENA – Tutte e tre le proposte presentate nell’indagine conoscitiva del Comune di Modena condividevano un obiettivo: riportare nel breve periodo la squadra della città a giocare nel calcio professionistico. E il giudizio della commissione tecnica sui progetti, sintetizzato dalla presidente Giulia Severi in alcune slide mostrate durante la commissione consiliare, è stato positivo ritenendo soddisfacenti tutte le risposte per quanto riguarda dichiarazioni amministrative e solvibilità economica, così come stati giudicati adeguati sia le strutture organizzative (per gli aspetti tecnici, amministrativi e sanitari) sia i business plan presentati, con copertura dei costi e di eventuali disavanzi affidata a dichiarazioni di intenti ben documentate.

Per il primo anno di attività in serie D la previsione dei costi è di un milione e 536 mila euro per Us Modena (gruppo Samorì-Gibellini), di un milione e 850 mila euro per Modena calcio (gruppo Marai-Toni) e di due milioni per Pro Modena. Per la commissione tutte previsioni “in linea con i valori medi di costi e ricavi applicabili a società sportive di pari categoria e le tre proposte presentano ciascuna un buon piano economico, dettagliato e adeguato alla struttura di una società di calcio di buon livello”.

Tutte e tre le società indicano, pur non precisando importi finanziari, contatti già avviati per gli sponsor (solo Modena calcio però inserisce anche un elenco) e la volontà di reimpiegare il personale del Modena Fc in fallimento. Solo Pro Modena nel Piano delle attività sportive esplicita l’impegno ad acquisire il marchio storico della società canarina.

La commissione tecnica ha valutato adeguati i progetti per il settore giovanile, con una sottolineatura positiva per l’attenzione agli aspetti educativi in quelli di Modena Calcio e di Pro Modena che propongono rispettivamente: cinque squadre giovanili, con filiera unica con la prima squadra, e una femminile, oltre a un programma di formazione strutturato con scuole e Università per il gruppo Marai-Toni; una “cantera” di ispirazione spagnola, con almeno sei squadre giovanili e la Scuola calcio, un settore femminile affiliato a una società già esistente, con l’utilizzo dei campi di allenamento cittadini come “motori di formazione, sviluppo e impegno sociale” per il gruppo Amadei – Sghedoni – Salerno – Tosi.

Rispetto ai progetti di valorizzazione e marketing territoriale, la commissione ha trovate scarsamente adeguate le proposte di Us Modena Calcio e di Modena Calcio, preferendo quella di Pro Modena per il coinvolgimento del territorio che può garantire, con la realizzazione di un museo della storia calcistica cittadina nei locali dello Stadio (riappropriandosi di marchio storico e trofei) e del Modena Fan Village in un’area tra lo stadio e la biglietteria.

Anche rispetto ai progetti di rilevanza sociale, la commissione tecnica ha valutato più adeguato quello di Pro Modena con attività nelle scuole, il coinvolgimento della squadra in iniziativa di solidarietà da concordare le strutture sanitarie, il supporto alle associazioni di volontariato.

La proposta di Us Modena Calcio si caratterizza per la centralità (viene definita “imprescindibile”) assegnata alla realizzazione di un nuovo centro sportivo, in un’area da individuare, con un investimento annunciato di 10 milioni di euro per l’edificazione. Per il sindaco Muzzarelli si tratta di un’ipotesi suggestiva, ma che non può essere presa in considerazione in questa fase: “Non esistono le condizioni – ha affermato – perché l’Amministrazione comunale possa offrire la benché minima garanzia di fattibilità entro i tempi richiesti dalla conclusione della selezione e dall’iscrizione al campionato”. Muzzarelli ha quindi ricordato alla commissione la complessità dei percorsi urbanistici e che in vista della definizione del Pug, il Piano urbanistico generale, l’Amministrazione sta ragionando di “contenimento dell’uso del suolo”. Per il sindaco, inoltre, è necessario esaminare anche le ricadute di una concentrazione impiantistica di tali dimensioni “sulla rete degli impianti sportivi della città, che non solo non possiamo abbandonare ma dobbiamo valorizzare ancora”. Muzzarelli ha quindi concluso spiegando di non potere e non volere assumersi “la responsabilità di calare dall’alto sulla città un progetto di cui non sono al momento definibili gli impatti urbanistici e sportivi”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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