A Parma dai primi giorni di ottobre la RU 486 nei consultori

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La Regione Emilia Romagna sostiene una rete territoriale volta a garantire un’interruzione di gravidanza sicura

PARMA – A Parma già nei prossimi giorni, dai primi di ottobre, poi nelle altre province della Regione,  ci sarà la disponibilità della pillola RU486 anche nei consultori.

Si amplia la possibilità, per le donne, di ricorrere, nell’interruzione volontaria di gravidanza, al trattamento farmacologico: non più solo nei presidi ospedalieri – che in Regione Emilia Romagna avviene sia in day hospital (dal 2005) sia in regime ambulatoriale (da fine 2021) – ma anche nei consultori familiari, dove potrà essere effettuato in caso di donne maggiorenni entro il 49° giorno di età gestazionale

La decisione della Regione è assolutamente positiva e rappresenta un passo avanti di civiltà a sostegno del diritto all’aborto sicuro, ampliando la possibilità di scelta con un metodo meno invasivo” Commenta Caterina Bonetti Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Parma “Ancora oggi in Italia tante sono le difficoltà di applicazione della 194, non solo per l’accesso all’aborto sicuro, ma anche rispetto alla prevenzione e al sostegno alla gravidanza. La 194 è una legge che ha tutelato le donne nel loro diritto di scelta e ha di fatto ridotto il numero gli aborti. Ora occorre investire su informazione, contraccezione sicura ed economicamente accessibile, prevenzione. Occorre lavorare ancora per garantire a tutte le donne il diritto di scelta in campo di salute riproduttiva e in questo senso i consultori rappresentano un presidio territoriale essenziale”.

Non tutti i consultori potranno essere utilizzati per la somministrazione della pillola RU486: per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza, la Regione ha infatti definito anche un protocollo sperimentale che sarà utilizzato unicamente dalle strutture che presentano determinate caratteristiche e autocertificate dalle Aziende sanitarie. Tra i requisiti che rendono una struttura idonea c’è anche la distanza ravvicinata (entro 30 minuti) da un presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di un’equipe adeguatamente formata, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire l’emergenza e il trattamento di effetti collaterali.