7 e 9 luglio, “Open Day” in carcere dell’Università e seminario sull’esito del Laboratorio di Sociologia Culturale

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Due iniziative rivolte alle persone detenute, a cura del Polo Penitenziario Universitario-PUP e di Vincenza Pellegrino, Delegata del Rettore ai rapporti Università-Carcere

PARMA – Mercoledì 7 e venerdì 9 luglio l’Università di Parma terrà due iniziative rivolte ai detenuti del carcere di Parma.

Mercoledì 7 luglio, dalle 9 alle 12, si svolgerà in carcere e contemporaneamente sulla piattaforma Teams il seminario “Open Day in carcere: perché studiare all’Università”. L’obiettivo della giornata è di informare le persone detenute sulla possibilità di studiare all’Università di Parma, scegliendo all’interno delle tante offerte di corsi. L’Ateneo ha costituito un proprio Polo Penitenziario Universitario-PUP che prevede supporti per le persone recluse quali tutoraggio in carcere, colloqui con docenti e seminari con studenti.

Sarà presentata la possibilità di studiare svariati tipi di materie (dalle scienze naturali a quelle sociali, dalle lettere alle arti) e con modalità diverse (dai corsi triennali per prendere un vero diploma di laurea, sino alla frequentazione di singoli corsi universitari per arricchire il proprio curriculum anche senza arrivare ad una laurea). Ciò che l’Ateneo intende offrire in queste giornate di orientamento allo studio in carcere non è solo dare informazioni tecniche su quali lauree prendere e quali corsi seguire, ma anche sensibilizzare le persone detenute sull’importanza dello studio per un possibile lavoro futuro e più in generale per migliorare la propria vita, per capirla meglio, per incontrare altre persone, per avere gli strumenti culturali per stare con gli altri e vivere meglio.

L’iniziativa è curata da Vincenza Pellegrino, Delegata del Rettore ai rapporti Università-Carcere, in collaborazione con la Delegata del Rettore all’orientamento, Chiara Vernizzi, e si avvale della collaborazione degli Istituti Penitenziari di Parma.

Il programma della mattinata prevede alcune “lezioni in pillola” in cui i docenti di materie diverse presenteranno i propri temi di insegnamento e di ricerca.

Questo l’elenco delle presentazioni:

Valentina Bernini, microbiologa agraria (Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco)

Sara Martin, ricercatrice di storia e critica del cinema (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali)

Giorgio Milanesi, storico dell’arte (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali)

Vincenza Pellegrino, sociologa culturale e Delegata del Rettore al PUP (Dipartimento Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali

Luana Salvarani, storica della pedagogia (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali)

Andrea Sebastiano Staiti, filosofo morale (Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali)

Chiara Vernizzi, architetto, Delegata del Rettore per l’Orientamento (Dipartimento di Ingegneria e Architettura)

Annalisa Andreetti, referente amministrativa PUP UNIPR.

Venerdì 9 luglio, dalle 9 alle 12, si svolgerà il seminario dedicato all’esito finale del Laboratorio di Sociologia culturale svolto da studenti e detenuti. I lavori saranno introdotti da Paolo Andrei, Rettore dell’Università di Parma, dal Direttore Generale Candeloro Bellantoni e da Valerio Pappalardo, Direttore degli Istituti Penitenziari di Parma. Interverranno studenti e detenuti dei circuiti AS1 e AS3 coinvolti nei laboratori, la sociologa dell’Ateneo Vincenza Pellegrino e il regista e drammaturgo Vincenzo Picone.

L’incontro seminariale intende presentare i materiali di scrittura elaborati durante i laboratori annuali svolti da studenti e detenuti, condotti da Vincenza Pellegrino e da Vincenzo Picone. A partire da due temi distinti trattati nei due laboratori – uno dedicato al tema della “metamorfosi, individuale e collettiva” e uno a quello dell’ “uomo comune e la vita non illustre” – saranno presentate riflessioni e narrazioni autobiografiche composte a 4, 6, 8 mani… da studenti e detenuti.

I laboratori divengono così non solo occasione per aprire il carcere e identificarlo come luogo di produzione culturale, ma anche per sviluppare forme di didattica innovativa che stimolino l’Università ad assumere un ruolo trasformativo nei contesti sociali circostanti.

Foto: carcere dal sito dell’Università di Parma