40° anniversario della strage di Ustica, l’intervento del Presidente della Camera Roberto Fico

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BOLOGNA – Ieri, sabato 27 giugno 2020, nel quarantesimo anniversario della strage di Ustica, si è tenuto l’incontro istituzionale con i parenti delle vittime, nella sala del Consiglio comunale di Palazzo d’Accursio. Il Presidente della Camera, Roberto Fico, è intervenuto a conclusione dell’incontro.

Di seguito l’intervento integrale.

“Buongiorno a tutti,

è chiaro che la Strage di Ustica è una ferita immensa per tutti noi e per il nostro Paese. Ustica, come sempre ho ricordato, deve essere una questione assolutamente di Stato, e tutto lo Stato deve sentire forte il senso profondo di questa ferita. Noi siamo un Paese grande, una Repubblica forte, ma su queste vicende e su questi punti dobbiamo fare tutti molto di più. Uno dei motivi per cui io mi sono anche avvicinato alla politica, senza dubbio è perché non volevo una parte dello Stato che depistasse, una parte dello Stato che insabbiasse, una parte dello Stato che fosse contro quei cittadini che chiedevano verità e giustizia. E questo è uno Stato che non mi rappresenta.

E oggi che sono ai vertici di quello Stato, la prima cosa che mi è sembrata più chiara, plausibile e coerente con quello che sono e con la mia storia, era proprio quella di cercare di dare impulso, anche un nuovo impulso, alla Camera dei Deputati per andare avanti con le desecretazioni. Per andare avanti con le procedure di interpello, chiedendo agli altri enti se fosse arrivato o meno il momento di desecretare alcuni atti. E quindi in questi due anni ho chiesto tantissime procedure di interpello, e fortunatamente sono arrivate molte risposte positive, e a queste risposte positive sono seguite le varie digitalizzazioni di tutti gli atti e finalmente siamo riusciti a creare sul sito della Camera dei Deputati un portale unico per le commissioni d’inchiesta, dove tutti i documenti desecretati e digitalizzati oggi sono organizzati, molto più chiari, molto più leggibili, e tutti i cittadini possono recuperare questi materiali.

È chiaro che la Camera e io andremo avanti, lo abbiamo deciso all’unanimità nell’Ufficio di Presidenza, e vi assicuro che a breve anche il Senato della Repubblica farà dei passi grandi in avanti. E vi assicuro che anche il Governo – con cui ho avuto proprio due giorni fa un’interlocuzione importante su queste vicende – procederà: si è impegnato a farlo. E quindi dobbiamo insieme coordinarci affinché tutti i documenti che servono per una verità giudiziaria ancora più profonda oltre a quella che c’è stata, e per assolvere a una verità storica, riescano a venire fuori in modo da avere un quadro ancora più chiaro e visibile.

Quando sono andato in Francia dal presidente dell’Assemblea nazionale Ferrand, uno dei primi punti che ho voluto trattare è stato proprio il punto di Ustica. Noi chiediamo che ci sia la risposta alle rogatorie internazionali, ma che ci sia una risposta non formale, ma sostanziale. Perché se poi mi si dice che alle rogatorie c’è stata risposta ma queste risposte non portano a niente, quando sappiamo che c’è molto più da dire, e allora io voglio un lavoro diplomatico molto più forte, un lavoro diplomatico incessante, che va negli Stati Uniti e in Francia a chiedere chiarimenti da questo punto di vista.

D’altro lato ci sono pezzi del nostro Stato che conoscono perfettamente la vicenda e pezzi del nostro Stato che hanno depistato. Chiedo se non sia arrivato il momento da parte di qualcuno di parlare, di dire tutta la verità, anche all’interno dei nostri Servizi, dei Servizi militari dell’epoca.

Io non posso accettare – come non lo accettano i familiari delle vittime – da rappresentante dello Stato italiano, che un aereo parte da Bologna, va a Palermo, in Sicilia, con a bordo 81 persone – magari per fare delle vacanze – e sopra quel cielo trova una vera e propria guerra di cui non eravamo a conoscenza. Non ne era a conoscenza il DC9 che si alza in volo, pensando di fare normalmente la sua tratta, e viene abbattuto. E dopo ci viene raccontato addirittura che quell’aereo ha ceduto strutturalmente. Se non fosse stato per l’incessante richiesta di verità e di giustizia, per il non arrendersi dei familiari delle vittime, forse oggi non saremmo qui a raccontarci la storia vera, conosceremmo un’altra storia, e sarebbe stato grave perché uno Stato che non riesce a fare verità su se stesso, non è uno Stato che riesce a essere democratico davvero. E se noi non risolviamo i problemi interni che noi abbiamo con noi stessi, con tutte queste verità mancate, con i depistaggi e con quello che è stata l’Italia negli ultimi quarant’anni, noi non riusciremo mai a essere un’Italia che potrà guardare fino in fondo al suo futuro.

È vero che noi delle lotte le abbiamo vinte, delle lotte forti. La nostra Repubblica è stata forte, è stata grande, e il fatto che oggi possiamo essere nei Consigli comunali, nelle Regioni, nella Camera dei deputati, nel Parlamento, significa che la nostra Repubblica è forte e grande. Io credo profondamente, chiaramente, nella Repubblica. Però se noi non risolviamo delle vicende così dolorose, così impossibili e a volte indicibili anche solo da pensare, noi non riusciremo ad andare avanti fino in fondo, perché il futuro lo puoi costruire solo se fai verità sulla tua storia, solo se fai verità su te stesso. Ed è questo che deve fare uno Stato democratico e oggi deve avere il coraggio di farlo, perché dopo quarant’anni non c’è ragion di Stato che tenga.

Noi vogliamo sapere chi ha premuto quel pulsante e ha sganciato quei missili, vogliamo sapere quali caccia erano vicino al DC9. Perché erano lì, e vogliamo sapere tutto quello che c’è da sapere. Per restituire dignità alle vittime, ai familiari delle vittime, e dignità a una questione di Stato profonda e forte. Solo così noi possiamo andare avanti fino in fondo. Quindi da parte mia io vi assicuro, come sempre, tutto l’impegno massimo e incessante ogni giorno in cui sarò presidente della Camera, finché non avremo raggiunto tutti i risultati che ci siamo prefissi, e credo che ce ne saranno di molto buoni da qui a breve.

Davvero ringrazio la Presidente Daria Bonfietti, e ringrazio tutti i familiari delle vittime per quello che hanno fatto. E ringrazio i giornalisti che in questi tanti decenni ci hanno restituito con le indagini dei pezzi di verità che poi sta diventando anche una verità storica.

Chiudo dicendo che non è possibile e non voglio più uno Stato per cui la verità si trova e si cerca tramite i familiari delle vittime e tramite i giornalisti, uno Stato in cui c’è una parte dello Stato che va contro. Io voglio che uno Stato affermi sempre la propria verità anche quando c’è uno sbaglio profondo, e non c’è ragion di Stato che tenga. Quindi insieme continuiamo questa lotta, che non appartiene a una parte ma è una lotta che appartiene allo Stato e alla Repubblica italiana tutta.

Vi ringrazio“.