Bologna

25 novembre, pubblicato il Report 2020 su violenza di genere e accoglienza nel territorio metropolitano

BOLOGNA – Sono 1.250 le donne accolte dai Centri Antiviolenza nel territorio metropolitano di Bologna nel 2020. Il 50% di loro ha fra i 30 e i 49 anni e tre donne su quattro subiscono violenza dal partner o ex partner. La maggior parte ha subito violenza psicologica, e oltre la metà violenza fisica.

I dati emergono dal Report di monitoraggio del fenomeno nell’ambito dell’Accordo metropolitano per l’accoglienza e l’ospitalità delle donne vittime di violenza di genere, sottoscritto nel 2015 e rinnovato nel 2020. L’analisi pone l’accento sulle caratteristiche socio-demografiche, la tipologia della violenza subita, le informazioni relative l’autore di violenza, i bisogni principalmente espressi e le modalità con cui la donna ha conosciuto il Centro.

Nel 2020 le donne italiane che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza sono state 825 (66% del totale), mentre quelle straniere 411 (32,8%) mentre del restante 1,12% non si conosce la nazionalità. Il fenomeno abbraccia tutte le generazioni: il 25% delle donne ha fra i 30 e i 39 anni, un altro 25% è nella fascia d’età 40-49 e circa il 23% in quella che va dai 18 ai 29 anni. La metà delle donne accolte ha dunque fra i 30 e i 49 anni.

In aumento la quota percentuale delle donne over 50 che subiscono violenza: nel 2020 sono state il 22% del totale, rispetto al 18,5% del 2019.

Tre violenze su quattro vengono commesse dal partner o dall’ex partner (coniuge, convivente, fidanzato, amante, ex compagno). Il dato è in continuità con quello raccolto lo scorso anno e negli anni precedenti. La serie storica evidenzia infatti che, su tutta l’area metropolitana, dal 2016 al 2020, le donne accolte che hanno subito violenza prevalentemente dal partner o ex partner, sono state, in media, circa il 77%.

Per quanto riguarda la tipologia di violenza subita: l’86% delle donne accolte ha subito violenza psicologica, il 56 % fisica, circa il 30% economica, mentre il 16% ha subito violenza sessuale e il 14% dichiara di avere subito atti di stalking. Considerando le altre categorie, 76 donne dichiarano di avere subito violenze durante l’infanzia (e si registra un aumento esponenziale rispetto all’anno precedente, quando tali donne erano 6), 15 donne rientrano in quella del matrimonio forzato, 7 donne hanno subito “mobbing” e 2 donne hanno subito mutilazioni genitali femminili.

Il 36% delle donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza lo fanno per chiedere chiarimenti, consigli e condividere strategie. Il 35% chiede informazioni, mentre il 34% ha bisogno di un secondo colloquio, il 29% si rivolge al centro per ascolto/sostegno/sfogo. Il 23% chiede una consulenza legale e il 10% sostegno psicologico.

Le donne accolte dichiarano di avere conosciuto il Centro Antiviolenza attraverso il web (23%), familiari/amici (21%) e il Servizio Sociale (8%). Circa l’8% ha raggiunto i Centri Antiviolenza attraverso il numero di telefono del Ministero 1522, il 7% grazie ad altre donne accolte, sempre il 7% attraverso le Forze dell’Ordine, il 6% grazie alla Pubblicizzazione Diretta.

“Siamo profondamente grati ai Centri che accolgono donne che hanno subito violenza e i loro figli. Si tratta del primo presidio cui le vittime possono rivolgersi per ottenere una risposta per uscire dalla spirale della violenza. Lavoriamo per costruire nuove azioni di contrasto alla violenza contro donne e minori, nell’ambito di un più ampio piano per l’uguaglianza, necessario per contrastare le disuguaglianze crescenti su cui la violenza attecchisce – commenta Simona Lembi, responsabile del Piano per l’Uguaglianza della Città metropolitana -. I dati riportati dal monitoraggio che da tempo l’Ufficio Pari opportunità della Città metropolitana compie, ci impongono di lavorare con tutti i Comuni del territorio per raddoppiare i fondi per il contrasto alla violenza previsti negli impegni dell’accordo metropolitano, come già annunciato ieri dal Comune di Bologna, nella persona della vicesindaca Clancy, per cui esprimo il mio più pieno apprezzamento”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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