Trentodoc a Bologna: incontri spumeggianti tra bollicine di montagna e calici di città

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BolognaBOLOGNA – Le bollicine di montagna si presentano per la prima volta a Bologna, con un programma che prevede la presenza di 27 case spumantistiche ed un seminario condotto da Maurizio Dante Filippi, Miglior Sommelier d’Italia AIS 2016.

Un pomeriggio volto a far scoprire il metodo classico trentino: lunedì 14 maggio dalle 15 alle 20 il Royal Hotel Carlton (via Montebello, 8) ospiterà Trentodoc in Città Bologna, evento organizzato dall’Istituto Trento Doc in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier di Bologna e con AIS Emilia.

Il banco d’assaggio vedrà la partecipazione di 27 case spumantistiche, con la proposta 76 etichette Trentodoc in degustazione.

Alle ore 17.30 Maurizio Dante Filippi, vincitore del premio AIS Miglior Sommelier d’Italia 2016, condurrà un seminario dal titolo “Trentodoc, il paradiso dei vigneti”, per chi vorrà approfondire le caratteristiche, lo stile delle case spumantistiche e le peculiarità territoriali delle bollicine di montagna attraverso un percorso degustativo di 6 etichette (accesso limitato con prenotazione obbligatoria).

L’Istituto Trento Doc è orgoglioso di collaborare con l’Associazione Italiana Sommelier per valorizzare al meglio le bollicine di montagna, espressione del territorio trentino, della competenza dei propri enologi e di una lunga tradizione del metodo classico.

Il costo d’ingresso è di 20€, con una riduzione a 15€ per i soci AIS.
Per informazioni e prenotazioni: istituto@trentodoc.com

Trentodoc
Bollicine di montagna

INTRODUZIONE

“Quassù non vivo in me, ma divento una parte di ciò che mi attornia.
Le alte montagne sono per me un sentimento”
Lord Byron

All’ombra delle Dolomiti – patrimonio dell’Umanità per l’Unesco – e immersi in un territorio dominato da aria pura, acqua di sorgente e clima ideale, i vigneti in cui nasce Trentodoc godono delle condizioni ambientali migliori perché maturino grappoli ricchi e unici nel loro genere.

Trentodoc è più di una denominazione, di un’etichetta, di un progetto: è un sentimento, preservato da generazioni di viticoltori trentini che tutelano il patrimonio storico e naturale dell’area, rispettando la tradizione. È dall’incontro tra emozioni, gesti, sguardi rivolti al futuro e all’innovazione (ma con piedi ben piantati per terra), che le “bollicine di montagna” prendono vita.

I FATTORI DISTINTIVI: IL TERRITORIO, LA STORIA, LA MATURAZIONE

IL TERRITORIO

Trentodoc nasce in Trentino, da vigneti situati su pendici a media altitudine, in un ambiente con climi caratterizzati da forti escursioni termiche giornaliere, in grado di regalare alle uve complessità aromatica, eleganza e freschezza, dove la vendemmia avviene in una fascia collinare compresa fra i 200 e gli 800 metri slm.

Le buone condizioni di drenaggio e aerazione del suolo sono dovute alla presenza di detriti calcarei – generalmente ad elevata pietrosità – e di sali minerali, caratterizzati da un’elevata componente silicea. Le parti più basse dei versanti o delle conche si configurano spesso con pietrosità più bassa; in alcune zone pianeggianti si trovano intercalati tra loro terreni da accumulo colluviale e terreni su depositi morenici o su ghiaie fluviali.

Non mancano inoltre terreni di diversa origine geologica, come nel caso della Valle di Cembra (matrice porfirica), della Vallagarina centrale (fascia basaltica di Isera, Mori, Brentonico) e della Valsugana (matrice scistoso-micacea).

LA STORIA

Quella di Trentodoc inizia un secolo e mezzo fa, quando i primi viticoltori comprendono l’unicità del territorio trentino e la sua vocazione per questo tipo di produzione.

A intuire le potenzialità di spumantizzazione delle uve di montagna e a fare i primi passi – di esempio per tutti gli altri produttori – è Giulio Ferrari. Classe 1879, frequenta l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige per poi impegnarsi in una serie di viaggi di studio a Montpellier, a Geisenheim e nella zona di Epernay, dove coglie la somiglianza tra il Trentino e la Champagne.

Tornato in Italia, inizia a produrre – seguendo le regole apprese oltralpe – secondo le regole del “metodo classico”. Nel 1902, arrivano le prime 200 bottiglie. Nel 1906, alla prima esposizione universale di Milano, una medaglia d’oro. Nel 1952 la produzione arriva a 10mila bottiglie. Giulio Ferrari terminerà poi il suo impegno, cedendo l’attività alla famiglia Lunelli e rimanendo però a lavorare in cantina, fino alla sua scomparsa.

Molti seguirono il suo esempio iniziando a produrre metodo classico, impegnandosi e dando vita a nuove case spumantistiche: si arrivò così al 1993, anno in cui Trentodoc ottenne la prima denominazione di origine controllata in Italia riservata ad uno spumante metodo classico, una delle prime al mondo. Un riconoscimento importante per le case spumantistiche e per il territorio, che da allora ha visto sempre crescere il comparto.

LA STORIA: IL MARCHIO COLLETTIVO TERRITORIALE. UNA PAROLA UNICA: TRENTODOC

Recentemente si è aggiunto alla denominazione, su iniziativa di istituzioni e produttori, il marchio collettivo Trentodoc del quale possono fregiarsi tutte le bollicine trentine risultate idonee alla DOC. Il marchio nasce dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, di valorizzare il suo legame con il territorio e l’impegno congiunto dei produttori.

Regolato da apposito disciplinare d’uso, registrato presso la CCIAA di Trento, il marchio evoca, pur senza riproporlo, il significato della denominazione: il remuage. Il marchio Trentodoc costituisce parola unica ed è da considerarsi un sostantivo di fantasia (non è ammessa la grafia TrentoDoc).
Il marchio è apposto su ogni etichetta (sono circa 140 in totale) e il suo utilizzo è regolato da un manuale d’uso.

I VITIGNI, IL METODO, LA MATURAZIONE E LE CASE SPUMANTISTICHE
Sono solo quattro i vitigni, in Trentino, che possono dare vita a uve atte a diventare Trentodoc e sono Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier.
Chardonnay e Pinot nero sono i grandi protagonisti nella produzione delle bollicine di montagna, perché le condizioni climatiche li favoriscono appieno.
Lo Chardonnay conferisce al Trentodoc longevità e carica aromatica. Il Pinot nero, un vitigno antico che richiede una coltura molto attenta, dona eleganza, struttura e corposità. Il Pinot bianco arricchisce il bouquet fruttato del Trentodoc. Il Meunier – utilizzato di rado – è apprezzato per la capacità di adattamento alle più disperate condizioni climatiche e bilancia le note acide.
Trentodoc può essere Bianco o Rosato nelle versioni Brut, Millesimato e Riserva. E, a seconda del livello zuccherino, dosaggio zero, extrabrut, brut e demisec.
LA COLTIVAZIONE
La pergola trentina, metodo di coltura della vite nato e ancora oggi molto diffuso in Trentino, favorisce l’esposizione solare, la potatura e legatura dei tralci su terreni in pendenza, con la vegetazione disposta su un tetto inclinato verso l’alto di circa 25° (ma esistono varianti a seconda delle caratteristiche orografiche della zona in cui è situato il vigneto). A seconda della posizione, si possono distinguere le pergole singole (più usate in collina) e le pergole doppie (diffuse in pianura). Inoltre, la pergola trentina può essere a struttura chiusa o aperta, a seconda che venga coperto o meno tutto lo spazio dell’interfila. Oggi viene spesso anche utilizzato il metodo di coltivazione a guyot.
LA VENDEMMIA A MANO
Quando l’uva ha raggiunto il grado di acidità, di sali minerali, zuccheri e sostanze aromatiche in linea con i parametri stabiliti, si dà inizio alla vendemmia, che ancora oggi viene fatta a mano. Per evitare danni agli acini, i grappoli vengono raccolti con estrema cura, adagiati in cassette di piccole dimensioni e portati in cantina per l’immediata lavorazione.

IL METODO CLASSICO

Si definisce così il processo produttivo dello spumante la cui caratteristica principale è la rifermentazione in bottiglia. Al vino fermo (detto “base”), ottenuto da Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco e Pinot meunier, si aggiungono zuccheri e selezionate miscele di lieviti. Imbottigliato, il vino riposa per qualche settimana, per essere poi riposto a testa in giù su appositi cavalletti, chiamati pupitres, dove avviene la periodica rotazione e il progressivo cambiamento di inclinazione delle bottiglie.

LA MATURAZIONE

In questo modo i lieviti esausti si depositano sul tappo e la presa di spuma si svolge in maniera armoniosa. Il riposo in cantina – da disciplinare – varia dai 15 mesi per il Brut, ai 24 mesi per il Millesimato, ai 36 mesi per la Riserva. Sebbene il disciplinare fissi la durata minima della permanenza sui lieviti, oggi tutte le case spumantistiche aderenti allungano di molto questi termini, a vantaggio del prodotto finale, arrivando fino ai dieci anni per riserve, annate particolari o vini particolarmente pregiati. Questa è una caratteristica peculiare di Trentodoc, dovuta al territorio, che regala spiccate acidità alle uve, e si trasforma poi nella capacità di evolvere con lunghe maturazioni sui lieviti e di resistere ottimamente nel tempo.

La fase successiva è quella della sboccatura, ovvero la rimozione delle fecce, che può avere luogo manualmente al volo (à la volée), o meccanicamente, congelando il collo (à la glace) e facendo saltare il tappo.

Infine, il personalissimo tocco dell’enologo, che contraddistingue i tratti di ciascuna etichetta: l’aggiunta del liqueur d’éxpedition, miscela segreta di vini nobili e zuccheri che rende ogni Trentodoc la preziosa sfaccettatura di un grande gioiello.

A TAVOLA

Trentodoc non ha stagionalità ed è un accompagnamento ideale a tutto pasto, che può accompagnare ogni piatto in qualunque tavola moderna ed elegante.
A Trentodoc possono essere abbinati antipasti semplici o raffinati, così come proposte più elaborate, dalle più svariate ricette della cucina nazionale e internazionale, ai piatti della cucina regionale.

LE 48 CASE SPUMANSTISTICHE

Sono 48 le case spumantistiche che fanno parte dell’Istituto Trento Doc (un numero che cresce di anno in anno). Ogni bottiglia di spumante Trentodoc è prodotta nel rispetto delle rigorose norme disposte dal disciplinare

1. Abate Nero
2. Accademia del Vino Cadelaghet
3. Agraria Riva del Garda
4. Altemasi
5. Balter
6. Bellaveder
7. Borgo dei Posseri
8. Cantina Aldeno
9. Cantina d’Isera
10. Cantina Mori Colli Zugna
11. Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
12. Cantina Roveré della Luna Aichholz
13. Cantina Sociale di Trento
14. Cantina Toblino
15. Cantine Ferrari
16. Cantine Monfort
17. Cembra cantina di montagna
18. Cesarini Sforza Spumanti
19. Concilio
20. Conti Bossi Fedrigotti
21. Conti Wallenburg
22. de Tarczal
23. Endrizzi
24. Etyssa
25. Fondazione Edmund Mach
26. Gaierhof
27. Letrari
28. Madonna delle Vittorie
29. Marco Tonini
30. Mas dei Chini
31. Maso Martis
32. Maso Nero
33. Maso Poli
34. Metius
35. Moser
36. Opera Vitivinicola in Valdicembra
37. Pedrotti Spumanti
38. Pisoni F.lli
39. Pravis
40. Revì
41. Rotari
42. San Michael
43. Simoncelli Armando
44. Tenuta Maso Corno
45. Viticoltori in Avio
46. Vivallis
47. Zanotelli Elio & F.lli
48. Zeni Giorgio

LA FONDAZIONE MACH

Gli enologi che producono Trentodoc sono formati e supportati dalla Fondazione Mach, importante centro a livello internazionale che si occupa di ricerca e formazione. Dal 2008 la Fondazione prosegue l’attività dello storico Istituto Agrario di San Michele all’Adige – frequentato da enologi non solo trentini – che oggi prestano il loro servizio nelle cantine più famose di tutta Italia.

La Fondazione è una struttura di eccellenza, una cittadella dell’agricoltura che si estende su 14 ettari di serre, laboratori e uffici e su 70 ettari di area verde. La fondazione è un laboratorio formativo e di ricerca a livello internazionale.

ISTITUTO TRENTO DOC: MISSION E MANAGMENT

L’Istituto Trento Doc ha la mission di proteggere il metodo classico trentino e promuovere il marchio collettivo territoriale Trentodoc in Italia e nel mondo.
Da trent’anni svolge il ruolo di supervisore di qualità, origine, metodo e diffusione dello spumante trentino.

Presidente dell’Istituto Trento Doc è Enrico Zanoni, vicepresidente Carlo Moser. Il consiglio è composto da Lucia Letrari, Luciano Lunelli, Matteo Lunelli, Fabio Maccari, Sergio Menapace, Andrea Pisoni.
Direttrice dell’Istituto Trento Doc è Sabrina Schench.

LE BOLLICINE DI MONTAGNA: I NUMERI

La superficie totale di produzione dedicata alla Doc Trento è di circa 800 ettari, il 10% del totale trentino.

La dimensione delle aziende è eterogenea, con la presenza e coesistenza del maggior produttore di metodo classico in Italia, di cantine cooperative agricole, di aziende agricole e di aziende vinicole.

L’ambizione è di mantenere l’eccellenza nella produzione: una mission che guarda alla qualità e non ai volumi. Il Trentodoc raggiunge vette internazionali nel metodo classico in grado di competere con le grandi etichette del mondo.

I dati 2016 indicano un venduto in crescita, di oltre 8.000.000 di bottiglie, registrando un +10% circa rispetto all’anno precedente.

Il fatturato 2016 del comparto è di 88 milioni di euro, con una crescita a valore del 13% rispetto al 2015: l’Italia rappresenta l’80% delle vendite, l’export il 20% sul fatturato totale: aumenta negli Stati Uniti mentre Asia ed Europa registrano una leggera flessione.
Nel 2016 continua la crescita delle tipologie più pregiate, i millesimati e le riserve, come dimostra il +16,6% a volume; anche il Rosato registra il +14%.

TRENTODOC: QUALITA’, INNOVAZIONE E RICERCA

La denominazione di origine controllata “Trento” è riservata al vino spumante bianco e rosato, ottenuto con il metodo di rifermentazione in bottiglia che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.

Sottoscritto da tutti i produttori Trento Doc, i principi fondamentali del “disciplinare” sono:

serietà della coltivazione e attenta selezione delle uve
uva di provenienza esclusivamente trentina
vitigni di origine: Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot nero e/o Pinot meunier
utilizzo del metodo di rifermentazione in bottiglia
prolungato contatto con i lieviti e relativa manutenzione

Informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali rilevanti per il legame: la zona delimitata per la produzione del vino D.O.C. “Trento” comprende 74 Comuni viticoli della provincia di Trento, ubicati nella Valle dell’ Adige, nella Valle di Cembra, nella Vallagarina, nella Valle del Sarca, nella Valsugana e nelle Valli Giudicarie. (…)

L’area è prevalentemente montuosa o collinare. Secondo la classificazione delle zone altimetriche effettuata dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) il territorio in questione è considerato interamente montano, con solo limitate superfici pianeggianti nel fondovalle (circa il 10%). Il 70% del territorio trentino si trova al di sopra dei 1.000 metri di quota. I terreni vitati destinati alla produzione del vino D.O.C. “Trento”, ubicati prevalentemente in declivio, si spingono fino agli 800 m s.l.m.

TRENTODOC: LA CARTA D’IDENTITA’

Trentodoc può fregiarsi di una vera e propria carta d’identità, grazie a uno studio importante e innovativo – durato tre anni – che ha permesso di attestare in modo inequivocabile il legame tra Trentodoc e territorio di origine, evidenziando il carattere della “montagna”.

Nell’ambito del progetto ”Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici”, con il coordinamento dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, la partnership con la Fondazione Edmund Mach e quella del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali sono stati analizzati circa 30 Trentodoc provenienti da tutto il Trentino

La ricerca ha evidenziato che se un metodo classico contiene un numero consistente di determinati composti volatili riferiti alle escursioni termiche – tipiche degli ambienti montani – (e non, valori riferiti alla rifermentazione, che invece sono stati riscontrati nella stessa ricerca per altri metodi classici italiani), significa che quel vino non può essere altro che un Trentodoc.  Non solo, è stato dimostrato che la montagna influenza tutto l’ambiente trentino, non solo le uve coltivate ad elevate altitudini: anche i Trentodoc prodotti da uve in fascia di bassa collina riportano in bottiglia gli stessi componenti aromatici.

Questa ricerca, ha dato riscontro scientifico al legame fra territorio e Trentodoc e rappresenta per gli spumantisti trentini e il Trentino una certificazione importante, che rafforza in modo indiscutibile la sua origine e identità, permettendo a ragione di definirlo, oggi, in modo definitivo, come bollicine di montagna.

EVENTI E RICONOSCIMENTI

Trentodoc dal 2015, partner dell’Istituto Master of Wine, la più importante istituzione del vino al mondo.

Dal 2016 e per i successivi tre anni il Concorso “Miglior Sommelier d’Italia” dell’Associazione Italiana Sommelier è Premio Trentodoc.

Per Gambero Rosso 2016 e 2017 Trentodoc è il metodo classico più premiato in Italia.

Jancis Robinson, una delle più grandi esperte di vino a livello mondiale, conferma la qualità del Trentodoc attraverso la degustazione di una selezione Trentodoc (scelti fra 52 campioni) sboccati nel 2014 e 2015.

Trentodoc interviene nel 2015 al Convegno organizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali “Cum Grano Salis” come marchio emergente sul territorio nazionale.

Da ottobre 2015 è possibile produrre Trentodoc Riserva in versione rosato.

Il Merano Wine Festival 2014/15/16 ha scelto Trentodoc quale brindisi ufficiale. Nel 2015, 2016 e 2017 ben 14 case spumantistiche Trentodoc sono state scelte con desk singoli per rappresentare il comparto.

Trentodoc ad Expo 2015 è brindisi ufficiale del Padiglione “Vino, a Taste of Italy”.

Nel 2015 Tom Stevenson, uno dei più autorevoli ed esperti degustatori di metodo classico al mondo, ha visitato il Trentino definendolo come “una regione spumantistica geograficamente coesa, con un numero importante di produttori che ogni anno dimostrano un potenziale spumantistico di classe mondiale”.

Sia nel 2015 che nel 2016 e nel 2017 Tom Stevenson ha premiato un numero consistente di Trentodoc iscritti alla competizione “Champagne and Sparkling Wine World Championships” e ogni anno gli associati raccolgono dei premi importanti come nel 2015, “Sparkling Wine Producer of the Year”. Nel 2017 una casa spumantistica è stata premiata come azienda dell’anno e un’altra ha visto una sua etichetta nominata come “migliore d’Italia”.

Per maggiori informazioni: Istituto TRENTO DOC press.istituto@trentodoc.com
tel: +39 02 8733 4224