Bologna

Question Time, chiarimenti sulle azioni di contrasto alla violenza di genere rivolte alle nuove generazioni

BOLOGNA – L’assessora Susanna Zaccaria ha risposto, in seduta di Question Time, alla domanda d’attualità della consigliera Simona lembi (Partito Democratico), sulle azioni di contrasto alla violenza di genere rivolte alle nuove generazioni.

La domanda della consigliera Lembi
“Visti gli articoli di stampa invita cortesemente il Sindaco e la Giunta ad esprimere una valutazione politico-amministrativa circa i dati riportati nella seduta della Commissione”Parità e Pari opportunità” del 3 marzo 2021 che esplicitano una particolare questione legata alla violenza di genere e alle nuove generazioni. Chiede altresì una opinione su una possibile azione/campagna comunicativa ad hoc, da promuovere coinvolgendo l’Università e la scuola”.

La risposta dell’assessora Zaccaria
“Gentile consigliera Lembi,
torno brevemente a quanto siamo riuscite ad esplorare nella commissione di mercoledì 3 marzo. Il tema era sulle violenze di genere, ma con un focus appunto sulle giovani. Abbiamo parlato di violenze nei confronti delle giovani donne in coppie giovani, di violenze che arrivano dalla famiglia quando fuoriescono dal modello che ci si aspetta da loro, della diffusione di immagini sessualmente esplicite che è un reato in forte crescita, molto diffuso tra i giovani visto l’utilizzo delle nuove tecnologie per il suo compimento, ma anche in generale di bullismo, le cui vittime in questo caso possono essere le ragazze ma anche i ragazzi. Tutto questo a conferma che la violenza nei confronti di giovani donne, o di giovani in generale o di persone ritenute fragili, è basata su stereotipi ancora fortemente radicati che vedono donne e soggetti fragili in posizione di subordinazione, tanto da farli diventare destinatari di prevaricazioni e violenze. Quello che è emerso molto chiaramente, da parte di tutte le figura professionali presenti, sia dalla Procura con personale molto preparato, ma anche dalle attiviste e associazioni presenti, è quello che di solito indichiamo come un deficit culturale: alla base di ciascuna delle forme di violenza che ho citato, che colpiscono persone giovani, troviamo però sempre le stesse carenze culturali che caratterizzano ogni tipo di sopraffazione e violenza di genere, ovvero la mancanza di una vera parità nella considerazione e nell’immagine dei generi, la svalutazione della figura femminile e, quando le vittime sono giovani uomini, la prevaricazione di persone in condizioni di fragilità o ritenute in condizioni di inferiorità.

Tengo molto a dire che è proprio in questa direzione che vanno tutte le attività di Pari opportunità che già facciamo nelle scuole, a partire dai laboratori svolti già dagli ultimi anni delle primarie e nelle secondarie di primo grado per il contrasto degli stereotipi, per la valorizzazione della figura femminile, per l’analisi di come questa viene proposta anche nell’ambito della pubblicità, di come la pubblicità influisce nel dirci che cosa è da maschio e che cosa è da femmina, cose che sapete, sulle quali agiamo già molto e dobbiamo continuare. Mi sento di dire che molte delle azioni che sono in campo sono proprio dirette alle giovani generazioni. Un focus specifico che parli della violenza subita dalle giovani e dai giovani, mi sembra una integrazione più che opportuna, perché sappiamo che dobbiamo intervenire in termini di aiuto e sostegno alle donne che già subiscono violenza, ma l’ottica della prevenzione, così tanto inserita finalmente in documenti nazionali è questa: è la sensibilizzazione culturale, perché qualunque legge calata dall’alto viene attuata relativamente, qualunque inasprimento delle pene non fa diminuire i reati. Accolgo quindi molto volentieri questa indicazione, molto bene anche una maggiore collaborazione con l’Università su questo tema specifico.
Venendo al commento che lei ha riportato sul femminicidio di Faenza (di un consigliere comunale di Ravenna che nega che si tratti di femminicidio, ndr), io credo che lei sia benevola dicendo che queste persone non sanno quello di cui stanno parlando. Io purtroppo credo proprio che lo sappiano, che questi commenti arrivino da persone che sanno, che questa persona manifesti una evidente misoginia, non c’è altro termine. Diventa ancora più grave che questi commenti vengano da una persona delle istituzioni, perché si presume che le decisioni pubbliche che vengono prese tengano conto di questa impostazione culturale e sociale patriarcale di fondo. Quindi credo che questo commento non si dica per caso, ma sia un commento gravemente misogino che rappresenta un determinato e specifico modo di pensare. Che queste persone siano nelle istituzioni non fa che rendere ancora più dura ogni azione messa in campo, perché c’è chi le contrasta non per mancanza di sensibilità, ma coscientemente e consapevolmente. Sappiamo che ci sono rappresentanti di questo genere nelle istituzioni fino al massimo grado e il nostro compito è di contrastarle con ogni mezzo che abbiamo a disposizione”.
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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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