Pubblicato il report sulla scuola riminese

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Il presidente Santi : “Per rispondere alle variazioni della popolazione scolastica bisogna agire sugli orari della scuola”

provincia di Rimini logoRIMINI – La Provincia di Rimini ha pubblicato l’annuale report sulla scuola riminese.

Si tratta di un lavoro con il quale, da oltre 10 anni, gli uffici Istruzione e scuola e Statistica della Provincia raccoglie ed elabora in maniera sistematica i dati relativi alla scuola del nostro territorio, per tutti gli ordini e gradi, dai servizi educativi per la prima infanzia alla secondaria di secondo grado, sino all’Università. Come di consueto, anche per l’anno scolastico 2019/2020 il report è frutto della collaborazione con l’Ufficio scolastico – che ha fornito tutti i dati riguardanti le Istituzioni scolastiche statali – gli Enti di formazione professionale operanti nel segmento della IeFP, i Comuni e le Scuole paritarie della provincia.

“Non mi stancherò mai – osserva il presidente della Provincia Riziero Santi – di sottolineare l’importanza dei dati, come queste serie storiche che evidenziano il trend e le dinamiche dell’ultimo decennio, per leggere e interpretare la realtà del nostro tempo. Voglio ringraziare in tal senso, per la loro collaborazione, l’Ufficio scolastico, gli Enti di formazione, i Comuni e le Scuole paritarie che hanno reso possibile questo report. Guardando i numeri, possiamo vedere che continua il trend di decrescita della scuola primaria, che rispecchia l’andamento demografico della popolazione scolastica e che vede i suoi primi effetti nella scuola dell’obbligo. Dopo un anno di leggera decrescita negli iscritti, riprende invece ad aumentare con forza il dato nelle Scuole secondarie di secondo grado, quasi 300 iscritti in più sull’anno scolastico precedente, per un totale di 15.020 ragazzi in termini assoluti.

Questo aumento, combinato con il trend calante dei più giovani e delle nascite, proprio nell’anno della pandemia ci impone una riflessione sulla capacità che deve avere il nostro sistema scolastico di rispondere alle variazioni della popolazione scolastica. Qui vorrei essere molto chiaro: agire solo sul fattore spazio non basta più e oltre che essere particolarmente oneroso non è comunque risolutivo. Ad ogni esigenza nuova o diversa non possiamo continuare a costruire scuole per dare spazi fisici in più. Le risorse le dobbiamo mettere piuttosto nella sicurezza, nella qualificazione dell’esistente e nell’innovazione.

Quindi, più che agire sull’offerta di aule, è evidente per i trend combinati che la risposta più efficace sarebbe agire sugli orari della scuola, sfruttando la variabile tempo e non solo la variabile spazio. Oggi, i tempi scolastici, sempre schiacciati quasi esclusivamente sulle ore del mattino, non consentono di rispondere con flessibilità alle variazioni della popolazione scolastica, come proprio le problematiche innescate dal COVID hanno fatto emergere. Se l’emergenza ha rappresentato una sorta di stress test, questo ha fatto emergere anche alcune rigidità del sistema e l’opportunità di ragionare sulla flessibilità oraria, tematiche sulle quali dovremmo lavorare tutti insieme.”