Rimini

Nota di Confcommercio della provincia di Rimini

Gianni Indino, presidente Confcommercio della provincia di Rimini: “Pasqua ‘in rosso’, ora si apra subito la stagione della ripartenza per dare certezze a interi settori ormai sfiniti”

RIMINI – “Anche la Pasqua è passata “in rosso” e con le serrande di negozi e locali abbassate. Adesso però è il momento di aprire la stagione della ripartenza. È il momento – dice Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini – di programmare e di dare certezze a interi settori ormai sfiniti. Da mesi la nostra Associazione lavora a tutti i livelli istituzionali per sottoporre al governo centrale e alle amministrazioni regionali e locali tutti i temi importanti, tutte le idee e le modalità per riaprire in sicurezza anche le nostre attività, rimaste le uniche a pagare a suon di sacrifici questa pandemia che pare non avere più fine. Manca poco al punto di non ritorno: le nostre attività non sono in grado di sopportare oltre. Ormai l’unico vaccino in grado di salvarle è poter lavorare. E non lo si legga come uno slogan, perché è una necessità impellente. Se gli indicatori lo consentono, si facciano riaprire negozi e pubblici esercizi. Che sia il 12, il 22 o il 30 aprile abbiamo bisogno di saperlo per potere organizzare l’attività e il lavoro. Ogni giorno di ritardo lascerà sul campo numerose aziende.

Nelle decisioni e nelle scelte del governo finora sono mancate lungimiranza e visione d’insieme: non abbiamo date certe, non possiamo programmare, navighiamo a vista. Non è più il tempo di andare a spanne. Molti piccoli imprenditori sentono il peso della pandemia tutto sulle loro spalle, anche dal punto di vista morale, perché le loro attività sono costrette a chiudere al contrario di tantissime altre che anche in questa zona rossa continuano a rimanere aperte. Decisioni di cui non comprendiamo il senso.

I nostri vertici nazionali anche in questi giorni sono stati nuovamente ricevuti dai ministri competenti: si susseguono gli incontri con i ministri Giorgetti e Garavaglia e i colloqui con il premier Draghi. Indennizzi e sostegni sono ancora del tutto insufficienti, sia quelli erogati che quelli ancora attesi. Servono indennizzi adeguati e inclusivi, serve prorogare la moratoria sui prestiti bancari e allungare i tempi di rimborso a non meno di 15 anni. Riaperture immediate, moratorie fiscali e ristrutturazione dei debiti sono imprescindibili, come l’esenzione della Tari per le imprese che, anche nel 2021 sono costrette a chiusure e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno un calo del fatturato. Senza questi fattori insieme, per molti non resterà altro che chiudere definitivamente. Il discorso vale per l’Italia e vale per la nostra provincia: se non si riapre da qui a poche settimane, non si riapre più. Ascoltiamo queste parole ogni giorno dai nostri associati cercando di dar loro supporto, ma noi non siamo legislatori: possiamo proporre soluzioni, non firmare provvedimenti.

La stagione estiva è alle porte: anche se da noi non sembra, lo si vede in altri Paesi dove sono tante le destinazioni turistiche che, al contrario nostro, stanno già programmando e proponendo mete Covid-free. Alle isole Baleari è già dura trovare posto per la prossima estate, Grecia, Portogallo, Spagna e Croazia stanno facendo il pieno di prenotazioni e saranno le mete della Pentecoste prima e dell’estate poi. L’anno scorso abbiamo dovuto fare i conti con i corridoi turistici, quest’anno con destinazioni estere in cui basta un tampone negativo e un’autodichiarazione per godersi la vacanza. Mentre le nostre regioni sono rimaste chiuse agli spostamenti se non per chi doveva andare all’aeroporto per fare le vacanze all’estero. Un torto per i nostri operatori turistici, una bestialità! Vogliamo parlare anche delle crociere, quelle sì permesse,  mentre noi non possiamo servire un caffè al bar?

Ora però muoviamoci subito per non rimanere al palo nei prossimi mesi, almeno pensando al turismo italiano. Al momento prenotazioni in hotel e campeggi del territorio ce ne sono pochine: molte richieste di informazioni, quelle sì. Ma chi versa una caparra se ancora non sa se potrà recarsi nel luogo di vacanza? Senza certezze di ripartenza non ci sono speranze. Oggi purtroppo l’unica certezza è il “no aperture”. I nostri imprenditori non ce la fanno più economicamente, ma non solo: sono saturi di dinieghi, a terra a livello psicologico e la pazienza ha raggiunto limiti impensabili fino a qualche settimana fa. Ci auguriamo che qualcosa possa cambiare in fretta, nel giro di qualche giorno. Ormai è a rischio anche la speranza”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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