Rimini

Natale 2018. Un Presepio di Ilario Fioravanti

SALUDECIO (RN) – Grazie al generoso prestito della signora Adele Briani Fioravanti, il Museo di Saludecio e del Beato Amato si arricchisce per le festività natalizie di opera speciale, pluriepisodica: un Presepio di Ilario Fioravanti.

Ilario Fioravanti (Cesena 1922 – Savignano sul Rubicone 2012) è stato soprattutto un artista.
Spaziava dall’architettura alla scultura, dalle arti grafiche alla pittura.
Il rapporto con l’arte nacque in lui in precoce età. Sin da bambino ricordava le mostre che era riuscito a visitare a Ferrara ed in particolare, quella sull’arte estense (la cosiddetta Officina ferrarese); Fioravanti ricordava di quell’occasione, l’impressione avuta dalla visione del “Compianto sul Cristo morto” di Guido Mazzoni, tema che poi toccherà con il gruppo scultoreo oggi al Museo d’Arte Sacra di Longiano.

La sua passione per il disegno, mal si accordava con l’epoca, ma ostinatamente la perseguì fino a giungere alla laurea in Architettura a Firenze nel 1949. Subito dopo frequentò per lavoro Saul Bravetti -il celebre architetto cesenaticense- ma già da prima per i strani casi della vita, Alberto Sughi.

Gli anni del dopoguerra furono quelli in cui si concentrò maggiormente sull’architettura con le realizzazione di tanti progetti civili e di altrettante edifici di culto, tra le quali è utile ricordare seppur relativamente recente, la Chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe a Sorbano di Sarsina.

Mantenne comunque forte il rapporto con le altre forme d’arte, tanto da destare l’interesse di Giovanni Testori, Antonio Paolucci, Andrea Emiliani, Tonino Guerra, Dario Fo; una sua accurata biografia umana ed artistica è stata scritta da Vittorino Andreoli.

Vittorio Sgarbi gli organizzò le mostre personali di Spoleto, di Matera e di Roma e a si aggiunsero altre esposizioni in Romagna. Ma i suoi dipinti e le sue sculture superarno i confini locali ed arrivarono fino alle Biennale di Venezia del 2011 e postuma al Parlamento europeo a Bruxelles (2014).

Per scoprire la sua arte bisogna andare alla “Casa dell’Upupa”, il rifugio artistico di Fioravanti al Castello di Sorrivoli (Roncofreddo). Lì si scopre un modo fatto di figure, in pittura, affreschi, scultura, terrecotte, bronzi.. Un mondo che talvolta è difficile capire se l’artista l’avesse portato a termine o se fosse solo un abbozzo. Tuttavia le sue opere spesso ricche di animo espressivo, raccontano di vita quotidiana e del rapporto con Dio.

Fioravanti ha avuto sempre un doppio binario: quello terreno e quello celeste; dimostrato quasi ossessivamente con il tema del Presepio. Nel Presepio Fioravanti univa i suoi percorsi in un’opera unica, fatta di persone e animali (pastori, contadine, pecore, cani, etc.) e di personaggi sacri (Gesù Bambino, Maria, Giuseppe, i re Magi, gli angeli). Talvolta ne modificava le proporzioni o quasi apparentemente dimenticava di delineare i volti, per cercare di esaltare il valore emozionale di quanto si vedeva. I suoi Presepi sono una ricerca, una scoperta per gli occhi dell’osservatore. Si torna quasi bambini per l’impegno nello scoprire i personaggi e coglierne gli aspetti umani.

Il direttore del Museo Marco Musmeci è perciò ben lieto di proporre con una selezione di pochi pezzi in un percorso emozionale ad episodico.
Il Presepio di Ilario Fioravanti esposto nel Museo di Saludecio e del Beato Amato è infatti composto da quattro momenti doversi: per materia, per anni, per raffigurazione.

Ai piedi delle grandi tele dei Guerrini c’è una formella in ceramica policroma del 1998 con “L’annuncio ai pastori”. Di fronte alla “Processione del Santissimo Sacramento” del Cagnacci, sotto lo stendardo processionale dorato (quasi una stella cometa), c’è la scoperta di “Gesù Bambino”, il disvelamento agli occhi del mondo del Figlio di Dio, in un affresco su eraclit del 2004. Indicato dalla mano di Santo Amato di grande dipinto di Giuseppe Soleri Brancaleoni, un piatto in terracotta del 1995, dove è incisa “La visita dei re Magi”, con tratti di colore a pennello, pastello e matita. Infine su appoggiato sul mobile che reca il simbolo della roncola, il piatto in ceramica maiolicata con “La fuga in Egitto” del 2000.
Esiste un dialogo continuo tra le opere del Museo e la rappresentazioni di questo “Presepio”; nulla prevale sull’altro in un discorso armonioso e continuo.

Si comprende pertanto quanto intenso sia il messaggio che questo Natale viene lanciato dalla direzione del Museo saludecese: vita umana e rapporto con Dio. E proprio nella semplicità dell’idea di San Francesco del Presepio, la si rilegge in maniera evidente ancora oggi.

Ancora alcune brevi annotazioni su Ilario Fioravanti. Sue sono le porte bronzee della Cattedrale di Cesena e proprio a Cesena l’anno scorso in occasione della visita pontificia è stata donata a Papa Francesco una formella con la Madonna del Popolo di Fioravanti. Questo grande artista romagnolo è poco conosciuto a Rimini, anche se una sua retrospettiva si è tenuta a Castel Sismondo nel 2015. Pochi però sanno che nella Chiesa di Santa Maria della Neve di Vergiano ci sono i quattro simboli degli Evangelisti plasmati da Ilario Fioravanti.

Una presentazione del Presepio di Ilario Fioravanti verrà fatta dal direttore del Museo Marco Musmeci, la sera di venerdì 4 gennaio 2019, all’interno della conferenza dedicata al patrimonio demoetnoantropologico romagnolo, in programma alla Biblioteca di Saludecio.

http://www.ilariofioravanti.it/it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Ilario_Fioravanti

Per le Festività Natalizie il Museo di Saludecio e del Beato Amato -il Museo dedicato a Santo Amato Ronconi- è aperto come di consueto tutte le domeniche dalle ore 15.00 alle ore 17.00 e osserverà un’apertura straordinaria per la Festa di Santo Stefano, venerdì 26 dicembre con il medesimo orario.

Per informazioni: museo.santo.amato.saludecio@gmail.com

Il Presepio di Ilario Fioravanti, una lettura di Antonella Arduini

Credere che Dio si è fatto uomo è il più grande sogno per ogni persona.
Eppure non è facile credere!
Per questo Gesù nasce, per portare ad ognuno di noi una speranza. Gesù è figlio di una promessa: sono proprio le promesse il motore della nostra esistenza, che ci stimolano a camminare per realizzare concretamente i nostri sogni.
Maria, che ha generato Gesù, ci è vicina e ci dona la sua testimonianza di fede.
All’annuncio dell’angelo, non si è chiusa in sé stessa e nelle sue paure, ma ha aperto il suo cuore, dedicando totalmente la sua vita al grande progetto che Dio aveva per lei: essere Madre.
Nonostante le difficoltà, con l’aiuto di Dio, è riuscita a rendere possibile l’“impossibile”, dimostrando che ogni uomo, ossessionato dalle proprie ansie e ripiegato sui problemi di ogni giorno, può ritrovare la gioia di guardare al futuro.
Nell’arte, troviamo le tracce di questo percorso, che ognuno di noi può sperimentare.
Soprattutto ciò che colpisce, è lo stupore che deriva dal guardare il bambino tra le braccia di Maria.
Ricevuto il messaggio dagli angeli, i pastori furono i primi a meravigliarsi della materna accoglienza che Maria ha manifestato nei confronti di Gesù.
Maria, invita anche noi a fermarsi: troppo presi dalla vita frenetica che conduciamo non abbiamo più il tempo di ammirare le meraviglie che Dio ha creato per noi.
La nascita di Gesù, può rovesciare questo atteggiamento e far scaturire in noi il desiderio di guardare con occhi nuovi la bellezza di un Dio che si fa uomo e che Maria con il suo cuore puro e profondo e il suo sguardo pieno di tenerezza verso quel bimbo appena nato, ci esorta a vivere l’emozionante magia del Natale.
Come i pastori, anche i Magi hanno lasciato tutte le loro sicurezze per incontrare Dio. Sicuri di non rimanere delusi, hanno capito che seguire e adorare Gesù, spezza il cerchio di morte che gli impediva di entrare nella gioia. Per questo il loro cuore, alla vista del bambino in fasce, trabocca di esultanza.
Il confronto, inevitabile, con questi uomini che hanno creduto ad un sogno, quello che la stella li avrebbe introdotti in un mondo pieno d’amore, ci insegna anche a noi a fare spazio al richiamo di Maria a non essere distratti di fronte alle opportunità che la quotidianità ci offre.
Al Museo di Saludecio e del Beato Amato, dove sono allestite opere di epoche diverse che dialogano tra loro, è più facile ritrovare il significato del vero Natale.
Dipinti che raccontano l’arte del territorio, suscitano sentimenti di bene e di compiacimento per un Dio che, liberamente e per amore dell’umanità, spogliò sé stesso per assumere un corpo, ultimo tra gli ultimi, affinché ogni persona possa riscoprire che il bello può essere nella bontà e in ogni gesto fraterno che si compie per il prossimo.
Intraprendere un viaggio nella bellezza è un’emozione che smuove le coscienze perché essa parla un linguaggio universale nel tempo e nello spazio, ed ha la capacità di sorprendere chi ha dimenticato che ogni giorno può essere Natale!

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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