L’obiettivo principale è affrontare il fenomeno di minori stranieri qualificati come Msna, e quindi in carico dai Servizi sociali comunali come previsto dalla legge, per i quali sono invece presenti sul territorio nazionale parenti o figure di riferimento. In altri casi il minore è in realtà maggiorenne e ha simulato la minore età per evitare i provvedimenti di espulsione e usufruire dei servizi di accoglienza.
Lo status di minore accompagnato è in ogni caso assunto impropriamente, così come il trattamento erogato, dall’accoglienza a tutta l’assistenza di cui invece ha diritto, secondo il diritto nazionale e internazionale, il minore in stato di abbandono.
Il progetto ha pertanto una duplice finalità di promozione e garanzia del principio di legalità nel più ampio sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e di tutela dei rapporti affettivi del ragazzo nella misura in cui si riesce a garantire il ricongiungimento familiare quando si tratta di minorenni per i quali si riescono a rintracciare parenti presenti sul territorio nazionale.
Nel 2019 le 12 attività delegate di indagine condotte dall’Ufficio di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale, in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura, avevano fatto emergere che tutti i 12 minori coinvolti avevano simulato lo stato di abbandono, essendo presenti sul territorio familiari a cui in taluni casi hanno anche potuto essere riuniti.
Nel 2020 i risultati sono stati ancora più importanti: 26 sono state le attività d’indagine che hanno portato al deferimento all’Autorità giudiziaria di 23 minori per truffa ai danni dello Stato e per false dichiarazioni sull’identità personale.
In molti casi si è accertato che, in realtà, i minori erano stati accompagnati in Italia dai parenti, a volte dagli stessi genitori, per essere inseriti quali minori stranieri non accompagnati all’interno del sistema dell’accoglienza. In molti casi, parenti e figure di riferimento erano dunque residenti in Italia; gli accompagnatori sono stati a loro volta denunciati per concorso nella truffa ai danni dello Stato e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e si è riusciti, in vari casi, ad affidare il minore al parente presente sul suolo nazionale.
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