L’esposizione, curata dalla responsabile del Museo Antonella Guarnieri, ha per titolo ‘Una famiglia ferrarese ebrea: la storia d’Italia raccontata dai “Calabresi” (1867-1945)’ e rientra nel programma delle manifestazioni cittadine organizzate dal ‘Comitato provinciale 27 gennaio’ in occasione del Giorno della Memoria 2017, a “ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti” (v. programma completo su CronacaComune del 20 gennaio 2017).
La mostra, a ingresso gratuito, rimarrà aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2017, dal martedì alla domenica dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Hanno collaborato all’allestimento della mostra Elena Ferraresi e Martina Rubbi.
All’inaugurazione parteciperà anche la classe VE del Liceo statale Carducci di Ferrara.
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
La mostra nasce dall’incontro con Massimo Calabresi, pronipote di una famiglia di ebrei sefarditi, sfuggiti alle persecuzioni spagnole, approdati, probabilmente in Calabria e, quindi, giunti a Ferrara già nel ‘700.
Massimo Calabresi ha messo a disposizione del Museo del Risorgimento e della Resistenza la vasta documentazione archivistica, ricca di interessante e particolare materiale fotografico. Questa documentazione che parte dal 1867 e arriva sino al 1945 racconta, incarnandola in personaggi con un nome e un volto, la storia dei ferraresi e degli italiani ebrei che in quel frangente passarono dall’aver conquistato una completa integrazione all’essere perseguitati, sino alla morte, da un regime, quello fascista, che in origine, diversi di loro, a causa della propria provenienza sociale, avevano sostenuto. Senza dimenticare l’importante e variegato aiuto fornito dall’ebraismo estense, e nazionale, all’antifascismo ed alla Resistenza.
Su tutti emerge un volto, quello di Enrica Calabresi, nata a Ferrara nel 1891, scienziata di chiara fama, che venne arrestata e si suicidò, per non finire in campo di concentramento, nel carcere di Santa Verdiana a Firenze il 20 gennaio 1944, ingerendo una fiala di floruro di zinco, che portava sempre con sé, alla vigilia della deportazione ad Auschwitz.
(una foto giovanile di Enrica Calabresi)
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